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Ombre su Torino
06 Novembre 2024 - 01:09
Questa è una storia degli anni ’60.
Una di quelle in cui il contesto in cui avviene è importante tanto quanto il fatto in sé, se non di più. In cui chi sparge sangue ha però timore di sfidare il comune pudore e riportare certi virgolettati è fondamentale per ritornare al clima dell’epoca.
Inizia tutto nel 1961 quando una famiglia veneta, gli Schiesaro, si trasferisce a Val della Torre, 25 km a ovest di Torino. Tra di loro c’è una ragazza di 18 anni che si chiama Giuseppina ma che tutti chiamano Gina.
Giusppina Schiesaro
La giovane lavora come operaia in un biscottificio a Collegno, il Maggiora, ma la sua grande passione è la danza: è in una sala da ballo di Rivoli che, nel dicembre dell’anno successivo, conosce Angelo Russo, un 22enne piccolo imprenditore edile di origine siciliana.
Angelo Russo
Si innamorano e si fidanzano ma la loro relazione è turbolenta. Da una parte ci sono i bollenti spiriti di Angelo che vorrebbe essere “l’amante” di Gina che a sua volta lo prega di “non fargli del male”; dall’altra i genitori di lui per i quali la fanciulla “non può essere una buona moglie” perché “ha una scatola piena di lettere d’amore dei suoi spasimanti, esce da sola, porta i pantaloni, si trucca, frequenta sale da ballo”. Familiari che, per altro, hanno già individuato “in casa” un buon partito per il figlio e cioè la cugina prima dello stesso, Filippina Lo Re. Lavora pure lei al biscottificio, anche se in un reparto diverso.
Settembre 1963. Tra litigi e riappacificazioni (e qualche scappattella di lui) la coppia decide la data delle nozze, il 6 gennaio 1964. Il mese, però, è denso di eventi. Una sera, dopo essere stati a ballare al Valentino, Angelo convince la fidanzata a bere un grosso bicchiere di liquore dopo il quale “si approfittò di lei” mentre, qualche giorno dopo, al Maggiora, Gina viene affiancata da un nuovo collega. Si chiama Angelo Tunno, ha 26 anni e, quasi subito, rimane fulminato dalla bellezza della Schiesaro. È lui uno degli autori dei biglietti affettuosi che la ragazza conserva e i due si frequentano anche fuori dal lavoro, soprattutto dopo che Tunno si licenzia e si fa assumere proprio da Russo.
Angelo Tunno
Con i preparativi del matrimonio in pieno svolgimento, alla vigilia di Natale, Angelo Russo sparisce nel nulla. Gina non sa dove sia finito e passa le feste da sola a ricamare il corredo, disperata. Viene a sapere qualcosa solo il 6 gennaio e non sono belle notizie. Le voci, in ditta, sembrano solo pettegolezzi ma in tanti dicono la stessa cosa: Russo ha ascoltato i genitori e si è ufficialmente fidanzato con la cugina, si sposeranno verso Pasqua. Psicologicamente a pezzi, Giuseppina, la sera stessa, riceve incredibilmente la visita del suo ormai ex futuro consorte. Lungi dal mostrarsi pentito, l’uomo supera sé stesso: “la ragazza che è stata con me la prima volta nessuno la deve toccare e anche se sposo mia cugina resterai sempre mia”. Non pago, dal giorno dopo la tampina di continuo, la segue, le chiede nuovamente di fare l’amore. Gina resiste un paio di settimane e poi racconta tutto a Tunno. Questi, un po’ per affetto verso la giovane e un po’ per il rancore per Russo che lo paga poco e male, decide di aiutarla, soprattutto quando gli viene chiesto se avesse potuto procurarsi una pistola. “Voglio solo spaventarlo” le dice Gina.
Gina e Angelo Tunno
28 gennaio 1964, mezzanotte.
Angelo Tunno va da Russo e gli comunica che Gina avrebbe voluto vederlo quella sera. L’edile sale in auto, la va a prendere e la porta in una stradina nelle campagne di Caselette dove si sono appartati già altre volte. Ribadisce alla fanciulla che sarebbe rimasta una sua proprietà anche dopo aver sposato la cugina e scoppia una violenta lite. Angelo la schiaffeggia, le mette le mani al collo e, dopo averle strappato i vestiti, abusa di lei. A rapporto avvenuto, si rilassa sul sedile di guida e, quando si accorge che la Schiesaro gli sta puntando una rivoltella, è troppo tardi.
Il caricatore di quella 7,65 gli viene scaricato addosso e 5 proiettili lo ammazzano sul colpo. La ragazza apre la portiera, butta l’arma in un prato e torna a casa, andando a dormire senza dire niente a nessuno. Confessa al risveglio, qualche ora dopo, costituendosi immediatamente.
Riconosciutele le attenuanti generiche e quella della provocazione, in primo grado Giuseppina Schiesari viene condannata a 18 anni per omicidio premeditato in concorso con Angelo Tunno. Quest’ultimo, accusato di aver procurato la pistola e di aver attirato la vittima in trappola, a causa di alcuni piccoli precedenti penali prende 24 anni. L’incredibile verdetto che punisce in minor misura l’esecutrice materiale rispetto al complice diventa argomento di lunghissime polemiche che durano fino all’appello, nel febbraio 1966. Qui, a furor di popolo, la nuova sentenza sarà di 20 anni per lei e 16 per lui.
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