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03 Novembre 2024 - 19:05
Cimitero ebraico di Ivrea chiuso a chiave. Nei giorni scorsi, l’Amministrazione comunale ha deciso di limitare l’accesso a questo luogo storico, un simbolo della presenza ebraica in città dal 1863, designandolo come “obiettivo sensibile” per via dei rischi di vandalismo.
Non si tratta di una misura ordinaria: l’atmosfera globale, segnata dal conflitto tra Israele e i territori di Gaza e Libano, ha visto crescere un’ondata di antisemitismo che ha fatto scattare l’allarme anche a livello locale.
In Italia, la crescente polarizzazione delle opinioni ha spesso accompagnato le proteste a favore del popolo palestinese, talvolta sconfinando in atti di odio e intolleranza che hanno preso di mira simboli ebraici, come i luoghi di culto e di sepoltura.
A Ivrea, il cimitero ebraico – che sorge in una zona isolata e ha un accesso separato rispetto a quello comunale – si trova in una posizione di particolare vulnerabilità.
La chiusura del sito al pubblico intende prevenire possibili episodi di vandalismo che, in questi ultimi anni, hanno purtroppo colpito molti altri luoghi della memoria ebraica in Italia.
La procedura d’accesso è ora rigorosa: chi desidera visitare il cimitero deve registrarsi, fornire le proprie generalità e ricevere una chiave, da restituire alla guardiola a fine visita.
Questa scelta riflette il bisogno di una sorveglianza attenta, un segnale dei tempi difficili che la comunità ebraica sta affrontando.
La situazione non è nuova: negli ultimi anni, episodi di antisemitismo e attacchi vandalici sono stati registrati in molte città italiane, da Roma a Milano, da Firenze ad Arezzo, con sinagoghe e cimiteri presi di mira.
Nel 2018, ad esempio, il cimitero ebraico di Arezzo è stato danneggiato in occasione del Giorno della Memoria, quando scritte d’odio sono comparse su lapidi e muri, suscitando indignazione e allarme.
Anche la sinagoga di Roma ha subito scritte antisemite sui muri adiacenti, mentre volantini negazionisti sono stati ritrovati vicino ad altri luoghi ebraici.
A Milano, già nel 2006, quaranta tombe ebraiche furono profanate, un episodio che rimane uno dei più gravi atti di vandalismo antisemita in Italia degli ultimi anni. Sono segnali che indicano come l’intolleranza possa riemergere in maniera violenta, in particolare nei periodi di conflitto internazionale.
La chiusura eporediese riflette la volontà di preservare un pezzo di storia e di tutelare la dignità di una comunità che, nel corso dei secoli, ha subito discriminazioni e ingiustizie. Questa protezione non è solo un atto di rispetto verso il passato, ma anche un impegno a garantire la sicurezza e il valore della memoria per le generazioni future.
In un’epoca in cui le divisioni sembrano accentuarsi, proteggere il cimitero ebraico di Ivrea è un segnale della necessità di vigilare su quei luoghi che custodiscono il ricordo della nostra storia collettiva.
Difendere questo spazio significa respingere l’odio e l’intolleranza, riaffermando l’importanza del rispetto e della convivenza pacifica. La chiusura è una misura di sicurezza, ma è anche un monito a non dimenticare il passato e a non cedere alle spinte di intolleranza che minacciano i valori di inclusione e rispetto su cui si fonda la nostra società.
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