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26 Ottobre 2024 - 13:04
Tutti si chiedono quando verranno riparate le strade danneggiate dai lavori
È stata completata una delle opere più importanti legate alla realizzazione dell’acquedotto della Valle Orco: la galleria di Sparone.
Venerdì 25 ottobre sono state fatte brillare le ultime cariche ed ora i due versanti del contrafforte roccioso che divide le località Fontana ed Apparè sono collegati e pronti ad accogliere, oltre ovviamente alle tubazioni dell’acquedotto, quelle della rete fognaria ed un cavidotto per il passaggio della linea dati.
Il traguardo è stato festeggiato dalla SMAT invitando amministratori locali ed organi di stampa, che si sono mischiati ai numerosi operatori del cantiere. I presenti non hanno ovviamente visto gli effetti dell’esplosione, dato che è avvenuta all’interno della galleria, ma l’hanno sentita, eccome! Il compito di schiacciare il pulsante per avviarla era stato affidato simbolicamente al sindaco Anna Bonino.
La galleria inaugurata
La galleria è lunga 295 metri, larga alla base 3,50 metri ed alta circa 3,80 metri. È stata realizzata in due mesi e dieci giorni e vi hanno lavorato con continuità dieci persone. L’area di cantiere ha occupato un’ampia superficie sia a monte del roccione che a valle. Ogni esplosione – due al giorno per un totale finale di 30 – ha comportato un avanzamento di circa 2,5 metri con lo spostamento di 80 metri cubi di materiale ogni volta. A spiegarlo è stato il presidente della SMAT, Paolo Romano, che si è detto sollevato per questo risultato: “Aver completato la galleria ci tranquillizza, anche se il lavoro più impegnativo riguarda il potabilizzatore di Praie, a Locana, dal quale si dipartono due condotte”. L’ansia deriva dalla necessità di terminare in fretta i lavori trattandosi di un’opera finanziata in parte con fondi del PNRR. “Se non ce la facessimo – commenta – dovremmo restituire 90 milioni… Per questo avremmo voluto che i lavori procedessero giorno e notte: lo si fa dappertutto in questi casi ma abbiamo dovuto rinunciarvi perché non si trovavano operai a sufficienza”.
Gli chiediamo se la parte più complessa dell’opera sia quella riguardante l’area montana per via delle difficoltà orografiche, ma la realtà non è così semplice. “Una volta realizzata la gran dorsale, bisogna provvedere alle interconnessioni con tutti i 46 comuni. Tutto il sistema sarà comandato da un’unica centrale, quella di Torino, cui fa già capo l’acquedotto della Val di Susa: una control-room, attiva 24 ore su 24, è questa la nuova filosofia. Prima o poi nevicherà di nuovo e per raggiungere i centri operativi, quando le strade erano inagibili, a volte dovevamo usare gli elicotteri…”.
I disagi per gli abitanti della vallata sono tanti: prima lunghi tratti di scavo con semafori interminabili, poi rattoppi fatti malissimo. “Lo so che diamo fastidio sulle strade, con tutti questi cantieri in contemporanea – dice Romano – ma ci hanno contingentati! Il problema è la fretta. In Val Susa, per un’opera analoga, abbiamo impiegato 10 anni: ottenere le autorizzazioni era un problema e i lavori procedevano lentamente. Qui invece bisogna correre”. Ha aggiunto: “Gli abitanti delle zone coinvolte stanno accettando questa situazione nonostante i disagi”.
Rispetto ai disagi, il sindaco di Sparone è d’accordo con il presidente della SMAT. “Non ho raccolto critiche o sentito di fastidi particolari espressi dalla popolazione” – spiega Anna Bonino – “Con SMAT si è sempre discusso e trattato: ognuno aveva le sue posizioni ma abbiamo trovato un punto d’incontro senza il verificarsi di contrasti insanabili. Il cantiere crea di per sé disagio alla viabilità, se poi si tratta di perforare una montagna si aggiungono le detonazioni. Anche su questo abbiamo trovato un equilibrio, ad esempio regolando numero, frequenza, periodi delle cariche: ho chiesto espressamente a SMAT, che avrebbe voluto sparare di notte, di non farlo. Il cantiere dà fastidio a livello logistico però, a conti fatti, ha portato anche un po’ di movimento, che in un paese di montagna fa piacere: durante le ore di lavoro la presenza degli operai non si notava – nascosti com’erano dalle recinzioni del cantiere – ma durante la pausa uscivano per andare a pranzo o a prendere un caffè e questo ha un po’ vivacizzato la vita del paese e portato qualche beneficio economico”.
Autorità intervenute ieri
Rispetto alle polemiche suscitate all’inizio dell’anno dallo smantellamento della rotonda, disfatta poco tempo dopo essere stata realizzata, cosa dice il sindaco? In tanti sostengono che si sarebbe almeno potuto aspettare….
“Spesso – risponde – questo tipo di affermazioni si spreca ma senza conoscere quello che c’è dietro. Vero è che, quando è stata realizzata la rotonda, con tutta probabilità l’autorizzazione per l’opera della SMAT non c’era ancora. Non ero io a guidare il Comune ma non voglio nemmeno immaginare che il sindaco precedente possa avere qualche responsabilità: siamo su piani ben diversi rispetto a quello comunale. Quello che possiamo e vogliamo fare – lo voglio fortemente – è che la SMAT lasci un segno sul territorio, gli restituisca qualcosa come se dicesse: “Ti ringraziamo per averci sopportato. Era un’opera di pubblica utilità ma ti abbiamo chiesto dei sacrifici”. Abbiamo già cominciato a trattare ed è uno dei motivi per i quali la rotonda non era stata completata. Del resto, se lo scopo dell’opera è contrastare la siccità, non siamo noi ad averne bisogno: da queste parti ci ritroviamo semmai il problema opposto, quello delle alluvioni!”.
Più sbrigativo il primo cittadino di Locana, Mauro Peruzzo Cornetto: “Non è che i disagi manchino ma bisogna decidere cosa si vuole: la costruzione di un’opera crea dei disagi, si tratti della seggiovia che avevamo realizzato alla Cialma o del potabilizzatore. Mi sembra che la disponibilità la SMAT l’abbia data: quando sorge qualche problema ci sentiamo”.
Fra gli invitati c’erano anche i rappresentanti del Comitato Spontaneo Frazioni Praie-Bosco, costituito di recente ed al quale aderiscono ben 87 residenti delle due borgate locanesi più penalizzate dai lavori: l’impatto sul territorio e sui suoi abitanti è alquanto pesante. Sembra che qualcosa ultimamente si sia mosso e Rodolfo Giorgis, uno dei portavoce, spiega: “Con la SMAT ci sono stati dei contatti. Vogliono che andiamo a Torino per confrontarci con loro: speriamo!”.
Dopo i disagi diretti causati dai lavori, tutte le strade in cui si è scavato per la posa dei tubi mostrano rattoppi raccapriccianti: povere sospensioni delle auto!
Chiediamo a Paolo Romano quanto c’entri la SMAT con le riasfaltature. “C’entriamo sicuramente” – risponde – “è compito nostro rimettere a posto. Come si sa, però, viene dapprima realizzata una copertura provvisoria e si aspetta un po’ di tempo per verificare la presenza di cedimenti: con queste condizioni atmosferiche dovrebbero venir fuori abbastanza in fretta. Oltretutto gli scavi sono poco profondi: un metro e mezzo. I lavori sono tutti calendarizzati, poi è chiaro che quando si va sotto zero non si fanno asfalti”.
In alcuni comuni – come a Castellamonte – gli amministratori lamentano che i lavori di ripristino sono stati fatti male: “Le ditte – ha detto il sindaco nel corso dell’ultimo consiglio comunale – vogliono riasfaltare a modo loro ed è un modo che non ci sta bene!”. Cosa succede in questi casi?
Romano risponde: “I nostri tecnici sono tutti collegati con quelli dei comuni per cui, dove si verificano difetti, facciamo rifare i lavori. Poi indurre le ditte a rifarli davvero è un’altra bella musica però il principio è questo”.
Le imprese coinvolte nei cantieri dell’acquedotto sono complessivamente undici, quelle che hanno lavorato alla galleria di Sparone quattro.
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