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Riciclare a Chivasso: la magia delle bottiglie che spariscono e dei premi fantasma

Quando fare la raccolta differenziata diventa un'odissea burocratica: la storia di Carla, insegnante in pensione, e il suo viaggio tra App, bottiglie invisibili e un numero verde che non risponde mai.

Riciclare a Chivasso: la magia delle bottiglie che spariscono e dei premi fantasma

Se pensate che fare la raccolta differenziata sia semplice, non avete mai provato a farla a Chivasso.

Qui, anche un atto virtuoso come il riciclo può diventare un’epica battaglia contro l'assurdità burocratica.

A raccontarci un surreale incubo ecologico è Carla, un’arzilla "maestra" (come si chiamavano un tempo, che bella parola...) in pensione...

Dopo aver passato una vita a insegnare ai bambini l’importanza del riciclo, tutti i giorni continua a dare il buon esempio... peccato che la realtà, a volte, superi di gran lunga la fantasia. E questo è uno di quei casi.

Ma partiamo dall’inizio.

Carla, che di senso civico ne ha da vendere, scopre casualmente un'iniziativa del Comune: la raccolta differenziata delle bottiglie di plastica (PET), con tanto di premi per chi vi partecipa.

Benvenuto

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"Lodevole iniziativa! ho pensato, e io che sono molto attenta al riciclo, mi sono subito attivata.”

Un’opportunità in più per fare la propria parte e, magari, ottenere qualche piccolo riconoscimento. Peccato che da questo momento in avanti sia iniziato un vero e proprio percorso ad ostacoli.

Non sapendo dove fossero questi miracolosi punti di raccolta, Carla chiama l'ufficio informazioni del Comune, ma chi le ha risposto ne sapeva meno di lei!

Decisa a non lasciarsi abbattere da un’impiegata comunale ignara, Carla fa le sue ricerche e scopre, da sola, che uno dei punti di raccolta è nel piazzale di via Ceresa. Prende le sue belle bottiglie, si arma di pazienza e va a testare di persona questo fantomatico servizio.

Non solo si presenta puntuale all’appuntamento con il riciclo, ma documenta tutto con foto e si registra diligentemente sull’App Coripet.

E già qui uno potrebbe chiedersi: ma perché mai per buttare via delle bottiglie si deve passare per un’App?

Ma siamo nel 2024 e, si sa, anche l’immondizia deve essere smart.

Carla non si fa spaventare né dalla tecnologia né dal caldo estivo.

"Avevo accumulato appositamente un mucchio di bottiglie e il 18 luglio vado, inserisco il mio codice e dopo le prime 10 mi dice che ho inserito '0' bottiglie!".

Carla si stupisce, spera che il sistema faccia il conteggio alla fine e, fiduciosa, continua ad inserirne. Alla fine delle 48, il verdetto è tragico: "Brava! Hai inserito 1 bottiglia". Uno scherzo? Purtroppo no.

brava

Non si scoraggia. Da vera maestra di vita, sa che la perseveranza è la chiave di ogni successo. Quindi, prende il telefono e chiama il numero verde per segnalare il problema.

"Controlliamo entro 48 ore e la richiameremo", le dicono. Una frase che suona come la classica promessa da marinaio. Ovviamente, non succede niente.

Ma Carla non molla. Passa il periodo estivo e, nonostante la beffa delle 48 bottiglie ridotte a una, torna a settembre, più determinata che mai. Questa volta ha altre 45 bottiglie pronte da conferire, sempre seguendo scrupolosamente tutte le istruzioni. "Ho inserito il codice, la fotocellula ha letto ogni singola bottiglia... e alla fine controllo: totale 11 bottiglie, invece delle 93 da me inserite in totale!".

E qui il livello di ironia comincia a salire: è possibile che una cittadina virtuosa, armata di pazienza e senso civico, si ritrovi a lottare contro un sistema che sembra progettato per confondere e scoraggiare? Ancora una volta, Carla decide di non arrendersi e richiama il numero verde. E dal dramma si passa alla farsa.

"Mi chiedono di tutto, nome, indirizzo, numero di telefono, codice dell'App... 'Tranquilla, entro 48 ore sarà tutto sistemato!'". Ma sapete come finisce, vero? Esatto, niente. Zero. Nada.

La scena si ripete, e Carla, come una novella Don Chisciotte, continua a lottare contro i mulini a vento della burocrazia. Richiama una settimana dopo, e questa volta la conversazione assume toni da teatro dell’assurdo: l’operatrice del numero verde cade dalle nuvole e le dice che non esiste alcun concorso a premi, che SETA non c’entra nulla e che il problema sembra essere solo nella sua testa.

A questo punto, Carla è giustamente esasperata.

le bottiglie di carla

"Io ribadisco che farei comunque la raccolta differenziata, ma a questo punto mi sento presa per il naso."

E come darle torto? Forse questa raccolta differenziata di bottiglie è solo per pochi eletti?

O magari è uno scherzo ben architettato per farle perdere tempo?

"O non funziona niente, o si tratta di una presa in giro, o la cosa è riservata a pochi eletti… (mi auguro non una truffa)."

Ora Carla ha ancora altre bottiglie pronte da portare. Ma come finirà questa storia?

Riuscirà mai a ottenere il riconoscimento per tutte le bottiglie che ha conferito, o continuerà a vedere il suo impegno ridotto a una manciata di bottiglie "invisibili"?

Nel frattempo, ci chiediamo: quanti altri cittadini staranno vivendo la stessa frustrante esperienza? Ma soprattutto, perché un'iniziativa che dovrebbe incentivare il riciclo sembra progettata per scoraggiare anche i più virtuosi?

Restiamo in attesa del prossimo capitolo di questa tragicommedia ecologica, dove la raccolta differenziata diventa un’epica battaglia contro la burocrazia. Ai posteri l’ardua sentenza, mentre Carla continua a combattere... e a conferire le sue bottiglie.

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