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Per chi suona la campana

Sinodo amaro: un silenzio che pesa

Il Sinodo sulla sinodalità si conclude tra delusione e domande senza risposta

Cristo

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Il Sinodo sulla sinodalità è finito, e la delusione dei progressisti è palpabile, in alcuni casi anche conclamata. Diversamente da quando regnavano i conservatori, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, nessuno ha capito, e nemmeno ha saputo, cosa sia successo in queste quattro settimane in Vaticano.

Tutto è stato blindato e l'informazione ammessa è stata solo quella ufficiale, peraltro pressoché inesistente. Lo ha dovuto ammettere persino – a denti stretti – anche il guru Enzo Bianchi, il quale, se una cosa del genere fosse successa ai tempi dei due predetti pontefici, si sarebbe strappato le vesti e avrebbe tuonato indignazione. Egli invece deve limitarsi a constatare che tutto è stato avvolto nel silenzio e che il papa ha invitato sì all'ascolto, ma cosa poi si sia ascoltato al sinodo nessuno lo sa: «perché si può ascoltare solo se c'è chi prende la parola pubblicamente, con responsabilità e discernimento».

Vaticano

In tal modo, continua, «mi sembra che un tale modo di procedere spenga ogni possibilità di interesse, già scarso per questo evento, che potrebbe essere una nuova Pentecoste, avviando una riforma della Chiesa». L'espressione «nuova Pentecoste» è quella che Giovanni XXIII auspicava per il Vaticano II più di sessant'anni fa, ma non sembra proprio che dopo di allora la Chiesa sia avanzata. Anzi, semmai è regredita, soprattutto in quei Paesi del Nord Europa i cui episcopati furono i più convinti fautori del Concilio, e dove oggi si chiudono e si svendono le chiese a centinaia.

Ma quello che soprattutto colpisce nell'argomentare di Bianchi – tipico della sua generazione di ottuagenari – è l'idea che la conversione al Vangelo di Cristo si attui soltanto cambiando le strutture della Chiesa, quindi non in primis noi stessi, ma gli altri. Questo perché solo i progressisti conoscono – dicono loro – le mozioni dello Spirito Santo. E allora avanti con le parole incomprensibili, il gergo astruso, i documenti che nessuno legge – nemmeno i preti –, le convocazioni alle quali partecipano sempre i soliti e sempre più vecchi.

Bianchi, che pure riconosce tali difetti, conclude dicendo che chi ha una formazione biblica «venera solo la Parola di Dio». Se questi è cattolico, no, perché il «Sola Scriptura» di Lutero non ci basta: abbiamo anche la Tradizione che precede la Scrittura e adoriamo Cristo, in corpo, anima e divinità, reso presente nel Santo Sacrificio dell'Altare e nei Tabernacoli di quelle chiese dove l'ermeneutica conciliare della discontinuità e della rottura – non si badi al Concilio! – insegnata dalla scuola di Bologna e tanto cara all'ex priore di Bose, non ha desertificato tutto. In tal caso, non sarà la logorrea del sinodo a far risalire la corrente del fiume per ritrovare la sorgente dell'acqua pura del Vangelo.

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen

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