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Per chi suona la campana

Monsignor Repole e la conquista della berretta cardinalizia: Ivrea banco di prova

Con la porpora appena ricevuta, monsignor Roberto Repole rafforza il suo ruolo nella Chiesa italiana. Il gruppo «boariniano» si prepara a nuovi equilibri, mentre in Ivrea si attende il cambio alla guida della diocesi.

Roberto Repole

Roberto Repole

Con l'imposizione della berretta rossa cardinalizia, monsignor Roberto Repole ha conquistato un primato fra i vescovi italiani. Già con i famosi «libretti» da lui coordinati, che tanto avevano irritato il papa emerito Benedetto XVI quanto compiaciuto Francesco, don Roberto, esponente di spicco della corrente «boariniana», si era guadagnato l'episcopato. Adesso, il suo ruolo al sinodo e soprattutto la sua visione di Chiesa lo hanno portato alla porpora.

Con l'ingresso nel Collegio cardinalizio aumenterà notevolmente anche il suo peso nell'episcopato piemontese, e il primo banco di prova sarà proprio Ivrea, dove domenica 13 ottobre monsignor Edoardo Cerrato ha compiuto settantacinque anni e ha quindi presentato al Santo Padre le dimissioni.

Conoscendo la pervasività del gruppo «boariniano» e la vera e propria predilezione che papa Francesco nutre nei confronti del neoporporato, c'è da star certi che le sue indicazioni avranno un peso.

A questo punto, il «riposizionamento» di certo clero – presunto umile ma ben conosciuto quanto ad aspirazioni – per accreditarsi con le migliori patenti di progressista nei confronti del milieu torinese si farà spasmodico. Prevediamo tutta una serie di pellegrinaggi, missive e inviti ai consiglieri più stretti del neo-cardinale, che formano con esso il vertice «boariniano»: il vescovo di Asti, monsignor Marco Prastaro, e monsignor Mauro Rivella, parroco di Santa Rita ed economo diocesano, nonché la mente più brillante del gruppo e – qualcuno dice – il vero vescovo di Torino. Questi era già stato preconizzato a Ivrea nel lontano 2012.

E poi ci sono i desiderata: quelli degli amici di Pax Christi e i sodali delle vecchie glorie. Ne vedremo e sentiremo delle belle!

Roberto Repole

Intanto a Iglesias, dove regna Sua Eminenza Arrigo Miglio, che continua a essere amministratore apostolico in attesa di chissà che cosa – nuovo vescovo? Unione a Cagliari? – si è svolto un convegno diocesano di due giorni sul tema «Ridisegnare la ministerialità».

Il manifesto dell'evento è più eloquente di ogni prolusione: vi appare la nuova Chiesa con i ministri e le ministre vestiti come manager aziendali e senza la presenza di nessun prete. È la nuova sinodalità che si propaga per mille rivoli attraverso nuove prassi che, per adesso, non sfoceranno in cambiamenti dirompenti – come il diaconato femminile, il cambiamento della morale sessuale, le celebrazioni sincretistiche, etc. – ma apriranno dei processi finalizzati a preparare il terreno adatto.

La maggioranza dei fedeli sa poco o nulla di questi problemi, ed è bene così, perché sarà più facile da guidare.

Si invoca lo Spirito, che però non è il Santificatore, ma sempre messaggero di novità.

Per questo si getta fumo con espressioni a sfondo psicologico, sentimentale o sociologico come «conversione relazionale» o «conversione pastorale», dimenticando che l'unica vera conversione è sempre e soltanto quella a Cristo Salvatore..

E poi ci sono i desiderata: quelli degli amici di Pax Christi e i sodali delle vecchie glorie. Ne vedremo e sentiremo delle belle!

* Frà Martino

Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen

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