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25 Ottobre 2024 - 08:00
A inizio ottobre, il Comune di San Maurizio Canavese ha inaugurato un nuovo servizio per la comunità: "San Maurizio aiuta". Si tratta di uno sportello dedicato a tutti i cittadini, in particolare agli anziani e alle persone con difficoltà nell'utilizzo degli strumenti informatici, che necessitano di un supporto per svolgere pratiche quotidiane ormai sempre più digitalizzate.
Viviamo in un'era dominata dalla tecnologia, dove internet e gli smartphone sono strumenti indispensabili per svolgere anche le più semplici attività quotidiane. Però, non tutti hanno la stessa dimestichezza con questi strumenti. Pensando a questa fetta di popolazione, l'amministrazione comunale di San Maurizio Canavese ha deciso di attivare questo nuovo servizio.
Lo sportello, gestito da volontari, offre un'ampia gamma di servizi, tra cui:
Un elemento fondamentale di questo progetto è il coinvolgimento dei volontari. Sono loro, infatti, i veri protagonisti di "San Maurizio aiuta", mettendo a disposizione il loro tempo e le loro competenze per aiutare gli altri. Il Comune ha organizzato un percorso di formazione specifico per loro, affinché siano in grado di offrire un servizio di qualità.
Il progetto “sarà monitorato periodicamente per verificarne l'efficacia, migliorarne l'efficienza in base alle richieste degli utenti e valutare se renderlo definitivo al termine di questo primo anno di attivazione sperimentale” commenta l’amministrazione.
L'iniziativa di San Maurizio Canavese rappresenta un esempio positivo di come un'Amministrazione comunale possa essere vicina ai bisogni dei propri cittadini.
Allo stesso tempo, essendo un servizio che si basa unicamente sulla disponibilità di volontari, sottolinea un aspetto criticabile che caratterizza la nostra società e che comprende il terzo settore in generale, e cioè che il lavoro sociale è troppo spesso associato al volontariato. In realtà, dipende da esso. Infatti, in assenza di volontari, i servizi socio-assistenziali ed educativi non esisterebbero. E questo rappresenta un problema serio.
Bisogna poi considerare che le persone che effettivamente lavorano in questo ambito – educatori professionali, pedagogisti, psicologi, oss etc. – sono poco retribuite e sono contrattualizzate in maniera precaria. Inoltre, è evidente che il sistema della cooperazione sociale non è in grado di rispondere adeguatamente a tutti i bisogni delle persone per le quali interviene – i servizi dedicati agli anziani ne sono un esempio palese. Questo per una serie di ragioni.
Innanzitutto, perché ci sono pochi finanziamenti. I tagli al sociale sono una questione strutturale e sono la conseguenza delle scelte politiche dei governi che si sono susseguiti negli ultimi decenni. L’ultimo non fa eccezione. Ne è un esempio la revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Dopo la revisione del Governo Meloni, il Pnrr è cambiato anche per quanto riguarda gli interventi in ambito sociale” riporta il Forum Terzo Settore, che insieme a Openpolis, ha presentato il rapporto “Pnrr e Terzo settore: cosa cambia e perché”.
In un’intervista, Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum, spiega che questa revisione “fa emergere pesanti tagli a vari ambiti del sociale, senza la certezza di rifinanziamenti provenienti da altre fonti, ma anche la generale mancanza di politiche in grado di incanalare le risorse del Pnrr in percorsi di sviluppo strutturati e sostenibili, verso la riduzione delle disuguaglianze esistenti”.
In questo quadro, si aggiunge una secondo aspetto problematico: le realtà che emergono in questo mercato sono le grandi imprese del sociale, mentre le piccole cooperative o associazioni fanno sempre più fatica a proporre servizi. Questo perché, disponendo di grandi capitali, e quindi garantendo un maggior risparmio, i “colossi” del terzo settore vengono selezionati dalla pubblica amministrazione come gli enti principali a cui appaltare i servizi. È una dinamica comune a tutte le regioni dello stivale, ma che sta letteralmente mangiandosi il vero significato dell’azione sociale, a favore della dimensione economica.
Infine, il fatto di realizzare molte iniziative con il solo contributo di persone volontarie impedisce una qualità del lavoro che potrebbe essere raggiunta impiegando figure professionali del settore.
Rispetto a questo ultimo punto, è molto importante la decisione del Comune di San Maurizio Canavese di offrire una formazione sui temi trattati. Rimane però aperta una questione politica che ci interroga tutti e che si estende al terzo settore in generale: perché la retribuzione per questo tipo di servizi è spesso considerata un’aggiunta, e non un diritto di base?
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