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Trasporti da terzo mondo
21 Ottobre 2024 - 18:33
treni scandalosi
Carmagnola, 15 ottobre 2024. Ore 8:00 del mattino, una cinquantina di pendolari, studenti e qualche ignaro turista rimangono abbandonati sulla banchina della stazione di Carmagnola.
Il treno SFM4, quello che doveva portarli comodamente a Torino, decide di tirare il freno. Letteralmente. E lascia tutti a piedi. Ma niente panico: scatta subito l’operazione "autobus sostitutivo"! Peccato che insieme al pullman arrivi anche la sorpresa: 20 euro a testa per continuare il viaggio.
Roba da non credere. Un furto a tutti gli effetti. Una rapina...
Vent...i...eu...ro. Una cifra che sembra uscita da un cabaret più che da un servizio pubblico.
Il treno si rompe, e i passeggeri devono pure pagare per il privilegio di proseguire il viaggio? Sì, avete capito bene.
Ed è su questo che il consigliere regionale Alberto Avetta perde la pazienza (e chi può dargli torto?) e firma un’interpellanza all'assessore regionale ai trasporti, Marco Gabusi, che non è esattamente un invito a pranzo.
"È inaccettabile che si chiedano 20 euro per un servizio che, da contratto, dovrebbe essere gratuito in caso di disservizi indipendenti dalla volontà dei passeggeri" – sbotta Avetta.
La situazione ha del surreale: il treno non funziona, ma i pendolari devono mettere mano al portafogli per salire su un autobus che, a conti fatti, doveva essere gratis.
Avetta, che non ci sta a farsi prendere per i fondelli, ricorda che il Contratto di affidamento tra Regione Piemonte e Trenitalia è chiarissimo: servizi sostitutivi gratuiti per chi, causa disservizi, si trova costretto a utilizzarli.
Qualcosa che, evidentemente, Trenitalia ha dimenticato. Ma i passeggeri no, loro se ne sono accorti benissimo.
"Chi risarcirà questi cittadini?" – tuona ancora Avetta, sottolineando che, guarda un po', la Regione Piemonte avrebbe il compito (sì, è scritto nero su bianco!) di vigilare sui servizi minimi di trasporto pubblico locale.
E invece? Silenzio tombale. Tanto, i pendolari sono scemotti. Mica si lamentano, vero?
La vicenda, oltre che scandalosa, ha sollevato un’ondata di indignazione: lavoratori, studenti, turisti presi in giro e costretti a sborsare 20 euro per un servizio che, a rigor di logica e di contratto, doveva essere garantito gratuitamente.
"Non si può parlare di mobilità sostenibile se poi si costringono i pendolari a pagare di tasca propria per un servizio che dovrebbe essere loro garantito", chiosa Avetta, lanciando la sfida.
E quei 20 euro? Beh, pare che nessuno abbia ancora deciso di restituirli.
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