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Il GAS del Canavese: un’alternativa alla grande distribuzione organizzata

Un gruppo di cittadini si organizza per un cibo più buono, etico e sostenibile

Il GAS del Canavese: un’alternativa alla grande distribuzione organizzata

Vi siete mai chiesti da dove vengano i prodotti che troviamo sui banchi del mercato?

Quanti chilometri debba percorrere un frutto per arrivare alla cucina del consumatore? O ancora, quale sia il lavoro che si nasconde dietro la sua produzione?

Tutte queste domande sembrano elementari. Per alcune persone potrebbero addirittura sembrare delle ovvietà.

In realtà, è difficile trovare delle risposte certe. Questo, non solo perché il consumatore non sia sempre attento, ma perché le filiere agroalimentari sono un intreccio di meccanismi che spesso impediscono di trovarle.

Ma non è sempre così, almeno per gli aspetti che a volte vengono trattati sui media principali. Per esempio, ormai è noto a (quasi) tutti che, se ci si imbatte in un venditore che propone un kilo di arance a 50 centesimi, molto probabilmente quelle arance sono state raccolte in una forma che non rispecchia la legalità.

Però, se è abbastanza chiaro che dietro i prezzi bassi si nasconda sfruttamento, non è facile dire lo stesso per i prodotti di qualità, che non sono necessariamente garanzia di giustizia e di rispetto del lavoro. Ne è un esempio l’inchiesta realizzata dalla Procura di Asti e ripresa da numerosi giornali, che denuncia un sistema di soprusi e di violenze nei confronti dei braccianti impiegati nelle produzioni di vino tra Barolo e Barbaresco.

C’è un sistema nelle Langhe, noto a tutti, che assorbe lavoro grigio e nero e che rischia di alimentare circuiti criminali” spiega Pietromaso Bergesio, segretario provinciale della Cgil Cuneo, in un’intervista rilasciata ad Altreconomia. Con questa inchiesta si è scoperchiato il volto marcio delle nostre campagne. Anche chi produce prodotti pregiati e di lusso spesso si avvale di manodopera mal pagata, sfruttata, oppressa.

Chiaramente, questo è un problema che attraversa tutto il territorio italiano. Ma perché stiamo parlando di un’area così estesa in un giornale come questo, che ha espressamente un taglio locale? La risposta è la stessa di quella che diamo alle domande che hanno aperto l’articolo, e si chiama filiera lunga.

Ne parliamo perché i prodotti che finiscono sulle nostre tavole sono necessariamente collegate ad aree geografiche molto lontane e spesso attraversano circuiti che alimentano sfruttamento e illegalità.

Infatti, la maggior parte degli alimenti che troviamo al mercato, e quasi tutti quelli venduti al supermercato, non provengono da contadini locali, ma passano per la grande distribuzione organizzata (GDO). Certo, la produzione locale e a basso impatto ambientale esiste, ma la domanda di cibo della società odierna è troppo alta e complessa perché possa bastare. A questo si aggiunge il caro vizio di richiedere prodotti che non sono di stagione e il (sempreverde) gusto dell’esotico.

Ciò ha portato alla creazione di grandi produzioni agricole che, sulla base delle leggi dell’economia capitalistica, massimizzano i profitti attraverso sistemi di coltivazione e allevamento intensivi. In poche parole, nasce l’agroindustria. E con lei cresce l’impatto ambientale delle filiere.

Di fronte a questa situazione, il contadino si allontana sempre di più dal consumatore e il percorso degli alimenti, dal campo alla tavola, è sempre meno trasparente.

Ma davvero quello appena descritto è l’unico modo di produrre e comprare il cibo?

Ovviamente la risposta è no. Per aiutarci a rispondere a questa domanda, entrano in gioco le realtà di economia solidale e, in particolare, i Gas, i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS).

Nati intorno agli anni 90, i Gruppi di Acquisto Solidale sono associazioni di cittadini che si organizzano per acquistare prodotti alimentari – o di uso quotidiano – direttamente da piccoli produttori. In questo modo, si incentiva la filiera corta e la reciprocità tra il produttore e l’acquirente.

Inoltre, lo scopo dei GAS è quello di favorire una produzione che abbia un impatto ambientale limitato, per esempio implementando coltivazioni biologiche, e che rispetti i diritti dei lavoratori e degli animali.

La solidarietà è un criterio guida nella scelta dei prodotti. Essa si estende oltre il gruppo, raggiungendo i produttori, l'ambiente e chiunque possa essere colpito dalle pratiche ingiuste di sviluppo” si legge in uno delle piattaforme principali di Economia Solidale.

In Italia i GAS censiti sono almeno mille e sono in continua crescita.

Anche il territorio del Canavese ha partorito un gruppo solidale. Stiamo parlando di Gasnavese, con sede a Rivarolo Canavese.

Siamo convinti sia importante valutare il prezzo dei prodotti, ma anche capire i metodi di produzione, che in molti casi incidono pesantemente sull’ambiente e sulla nostra salute. La prima solidarietà è con noi stessi, con la salute nostra e con le generazioni a venire. Vogliamo essere solidali anche con la Terra su cui viviamo, se vogliamo che abbia un futuro. Solidali con chi produce, titolari di aziende o salariati, per il diritto di essere pagati giustamente e nel rispetto delle regole del lavoro.” sostengono i fondatori della rete.

Il Gasnavese è un progetto nato all'interno della Banca del Tempo del Canavese (BDT), che promuove l'idea di creare una comunità più unita e solidale.

Il gruppo acquista i prodotti direttamente dai produttori, saltando i negozi intermediari. Se non è possibile, cerca di stabilire un rapporto diretto con il fornitore. Tutti possono dare una mano, anche con poco tempo, a seconda delle proprie disponibilità.

Infatti, per evitare che Gasnavese sia troppo impegnativo in termini di tempo, i soci hanno cercato delle modalità per rendere la partecipazione più semplice. Per esempio, hanno comprato un gestionale che permette di fare gli ordini direttamente da un sito web o da un’applicazione e hanno aggiunto Satispay per velocizzare i pagamenti.

L’unica cosa che occorre fare è prenotare per tempo e andare a ritirare i prodotti direttamente dai produttori nei giorni della consegna. Le consegne avvengono un venerdì ogni tre settimane” ricorda Marco Bracco, uno dei fondatori.

Ma non è tutto. Il GAS del Canavese è anche uno spazio di incontro e di scambio. In particolare, “il momento della consegna è un momento particolarmente importante sia perché è un’occasione di stare insieme, un momento conviviale dal quale spesso nascono degli aperitivi, sia perché è un’occasione di incontrare direttamente gli agricoltori. Si tratta di creare un’alleanza tra produttori e consumatori in cui sapere davvero quello che mangiamo e allo stesso tempo sostenere i produttori quando hanno bisogno” continua Marco.

L’esperienza del Gasnavese è una di quelle realtà che portano avanti una lotta tanto silenziosa, quanto efficace, ad un sistema di produzione e distribuzione del cibo non sostenibile. Chiaramente si tratta di realtà piccole, ma in continua espansione. Per questo motivo, non possiamo che sperare che i GAS, come le diverse realtà di commercio equo e solidale, si diffondano rapidamente nelle nostre società. E perché no, magari possiamo prendere parte a questa trasformazione?

Qui di seguito i contatti del Gasnavese: gasnavese@gmail.com e bancadeltempocanavese@gmail.com oppure: Marco 328 111 0055 - Gianni  349 804 3870  - Milena  349 561 9420. La prossima consegna avverrà fra due settimane. 

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