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09 Ottobre 2024 - 07:03
Sul confine della zona canavesana tra Volpiano e Lombardore sorge Leinì, cittadina che nell’Ottocento aveva la sua principale attività basata sull’agricoltura e l’allevamento. In questi luoghi, nel 1893, nasce per caso una fabbrica di fisarmoniche ad opera di un contadino appassionato di musica: Giovanni Verde, classe 1873.
In giovane età viene in possesso di un’armonica a mantice che suona istintivamente, ad orecchio, senza nozioni musicali, ed intrattiene amici e conoscenti con la sua arte. Il suo strumento ogni tanto necessita di qualche riparazione, che gli costa lunghi ed estenuanti viaggi a piedi e in bicicletta fin nella zona di Vercelli, dove già esistono alcune ditte costruttrici di fisarmoniche. Proprio durante uno di questi viaggi forzati, il giovane Giovanni Verde si appassiona e si incuriosisce dei complessi meccanismi di questo strumento a mantice, fino a frequentare periodicamente questi fabbricanti per apprendere il mestiere e cercare di carpire qualche segreto della costruzione.
La famiglia Verde ritratta da Stefano Cubito di Ciriè: Giovanni Verde è riconoscibile dai baffi, accanto a lui il figlio Giuseppe. Foto tratte da La casa Verde di Leinì, 1893-1993. Cento anni della fisarmonica canavesana a cura del Centro Etnologico Canavesano di Bajo Dora, 1993.
Nel 1893 finalmente a Leinì nasce il laboratorio artigiano di riparazione e costruzione di «armoniche a mantice Giovanni Verde». Si sparge in fretta la voce che «Giovanni ha le dita magiche», ed arrivano così le richieste di assistenza e costruzione di strumenti, che sempre più vengono elaborati e studiati nelle dimensioni, peso e facilità di utilizzo, ma soprattutto vengono «suonati» dal loro creatore.
Nello stesso periodo l’armonica a mantice, che fino allora era bitonica (cioè faceva due suoni diversi a seconda se il mantice si tirava o si chiudeva, proprio come con l’armonica a bocca), diventa unitonica (stesso suono chiudendo ed aprendo il mantice), e grazie a personaggi come i fratelli Guido e Pietro Deiro, che portano ai massimi livelli mondiali la neonata fisarmonica a pianoforte, la Ditta Verde diventa famosa anche negli Stati Uniti d’America, in America del Sud (Argentina, Colombia, Perù) ed in tutta Europa: insomma, la fisarmonica canavesana viene pubblicizzata soprattutto grazie agli emigranti che suonano e fanno provare ad altri questa «magica scatola musicale».
Nel 1905 arriva il primo riconoscimento importante: la medaglia d’oro all’Esposizione di Parigi al Grand Palais du Travail. Così le richieste di nuovi strumenti cominciano ad arrivare da ogni parte del mondo e per far fronte a tutta questa mole di lavoro la Ditta Verde si ingrandisce fino ad assumere più di trenta dipendenti, lavoranti che giungevano da città come Vercelli o Stradella, e pure dalla marchigiana Castelfidardo, oltre a tanti altri collaboratori di Leinì e dintorni.
Giuseppe Verde, con mamma e papà, a bordo della sua Fiat.
La maggior parte degli attrezzi utilizzati venivano ingegnosamente congegnati dallo stesso Giovanni, e tutta la famiglia era coinvolta nell’attività di costruzione. Le donne si occupavano del rivestimento dei mantici con seta e stoffe colorate, della decorazione con le perline sulle casse armoniche, della spedizione degli strumenti. Molti avevano attività in proprio, come i contadini e gli allevatori, poi, nelle poche ore libere che rimanevano, lavoravano come falegnami ed ebanisti sulle fisarmoniche.
Giovanni Verde ebbe due figli: Luigi, purtroppo scomparso in giovane età, e Giuseppe, che continuò l’attività del padre Giovanni dopo la sua scomparsa nel 1961.
Giuseppe iniziò una vera e propria campagna di lancio delle fisarmoniche di Leinì, intraprendendo contatti con tutti i più grandi musicisti dell’epoca, ma non solo. Come era successo agli inizi dell’attività del padre, egli diceva che «la migliore pubblicità sono i nostri clienti che ci onorano in tutto il mondo», ossia gli emigranti canavesani, che nel loro modesto bagaglio portavano una fisarmonica Verde, la esibivano e la suonavano, e le domande di acquisto giungevano da ogni parte del mondo.
Proprio Giuseppe e la sua sposa Mariuccia Mollo ebbero anche l’intuizione di allargare la sfera commerciale legata unicamente alla produzione di fisarmoniche, ed introdussero il commercio degli strumenti musicali che negli anni Sessanta stavano prendendo il sopravvento nel panorama musicale mondiale: chitarre elettriche, batterie, tastiere ed organi elettronici, amplificazioni ed altra strumenteria varia. Sicché nel 1976 Giuseppe chiama accanto a sé il giovane Maurizio Camoletto, che prende le redini dell’antica attività artigianale e commerciale, creando una nuova concezione della fisarmonica, e allargando ulteriormente la distribuzione con innovazioni tecnologiche d’avanguardia.
Nel 1980, alla morte di Giuseppe, Maurizio gli succede alla guida della Ditta, affiancato da giovani collaboratori, e tuttora mantiene viva quella tradizione che ha sempre caratterizzato l’azienda, continuando a produrre le gloriose e famose fisarmoniche G. Verde per la gioia degli appassionati amatori e professionisti del settore, fino ad arrivare a festeggiare nel 2013 il 120° anniversario dalla fondazione. E la storia continua.
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