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02 Ottobre 2024 - 23:28
Operaio Stellantis
Dopo tre anni di crescita, il 2024 segna un duro colpo per Stellantis, con una produzione di auto e furgoni in drastico calo. I primi nove mesi dell'anno si chiudono con appena 387.600 veicoli prodotti, un dato allarmante che riflette la crisi profonda del colosso automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA.
A tracciare questo quadro preoccupante è il report della Fim Cisl, presentato dal segretario generale Ferdinando Uliano, che lancia l'allarme: "In molti stabilimenti di Stellantis e dell'indotto gli ammortizzatori sociali sono in esaurimento, e il rischio di licenziamento potrebbe coinvolgere circa 25.000 lavoratori".
Un bilancio impietoso che vede per la prima volta tutti gli stabilimenti in rosso, con una perdita significativa sia nel comparto auto (-40,7%) sia in quello dei veicoli commerciali (-10,2%).
Anche gli impianti di Pomigliano e Atessa, che avevano mostrato segnali positivi nel primo semestre, hanno chiuso con un segno negativo (-5,5% e -10,2% rispettivamente). Le previsioni per il 2024 non lasciano spazio a ottimismo: si stima che la produzione di auto scenderà sotto le 300.000 unità, mentre la produzione complessiva dovrebbe aggirarsi intorno alle 500.000 unità, un crollo del 33% rispetto al 2023, quando le fabbriche del gruppo avevano sfornato 751.000 veicoli.
Ma non è solo il Vecchio Continente a tremare. Anche oltreoceano le vendite segnano una flessione preoccupante: nel terzo trimestre del 2024, il mercato statunitense ha registrato un calo del 20%, con sole 305.294 vetture vendute. I marchi più colpiti sono Chrysler e Dodge, che hanno visto una contrazione rispettivamente del 47% e del 43%.
Stellantis, però, non ci sta a subire passivamente queste critiche e replica definendo il report della Fim una "visione parziale". L'azienda sottolinea come i dati debbano essere letti nel contesto di una transizione globale verso l'elettrico e tenendo conto di variabili chiave come il costo dell'energia, il costo del lavoro e la produttività. "Tutto questo – spiega il gruppo – in una congiuntura del tutto peculiare, che richiede una visione più ampia".
Proprio sulla transizione elettrica arriva anche l'intervento di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, che da Bruxelles lancia un monito: "L'Italia non è pronta per un cambio di paradigma totale verso l'elettrico. Siamo ancora lontani dalla possibilità di sostituire i 42 milioni di veicoli circolanti con modelli completamente elettrici. Nel passato sono state fatte scelte sbagliate, e ora dobbiamo chiedere risposte chiare alla UE prima del 2026". Orsini si è inoltre detto favorevole ai dazi sulle auto cinesi, sottolineando la necessità di proteggere l'industria italiana.
Sullo stesso tono il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, che mette in guardia: "La priorità per i lavoratori non è l'auto elettrica. Quello che ci serve sono soluzioni concrete e tempestive". Palombella non risparmia critiche alle audizioni parlamentari dell'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, giudicandole "inutili passerelle" e chiedendo un incontro immediato con il governo a Palazzo Chigi.
Il dramma della crisi si riflette soprattutto negli stabilimenti italiani. Tra i più colpiti c'è Mirafiori, dove la produzione nei primi nove mesi del 2024 si è fermata a 22.240 auto, con un crollo del 68,4% rispetto all'anno precedente. La situazione a Melfi non è migliore: qui la produzione ha registrato una flessione del 61,9%, con quasi 90.000 auto in meno rispetto al 2023. I numeri sono drammatici e, dopo il fermo totale ad agosto, si è lavorato solo cinque giorni a luglio e nove a settembre.
In questo contesto di incertezza, il 18 ottobre si annuncia come una giornata di mobilitazione nazionale. Le sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero dei lavoratori di Stellantis e dell'intero comparto auto, con una grande manifestazione a Roma. "Pensiamo che ci siano ancora margini per salvare la produzione automobilistica nel nostro Paese – afferma il segretario generale della Fiom Michele De Palma – ma siamo in ritardo. Servono interventi concreti e, soprattutto, nuovi produttori".
In un momento in cui l'industria dell'auto sta attraversando uno dei suoi periodi più bui, il futuro di migliaia di lavoratori è appeso a un filo.
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