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Società

Il Comune assegna una casa popolare al di fuori delle graduatorie

I sindacati denunciano la cronica carenza di edilizia pubblica in Piemonte e il governo sembra più interessato a criminalizzare le occupazioni che a risolvere il problema abitativo

Case popolari: una soluzione necessaria per un problema crescente

Il Comune di Nole ha compiuto un passo importante nell'affrontare il problema della casa. Con una delibera pubblicata venerdì, è stata assegnata in via definitiva una casa di edilizia residenziale pubblica (ERP), più comune come casa popolare.

L'alloggio, situato in Via San Sebastiano n. 11, è stato destinato a un nucleo familiare che si trova in una situazione di disagio abitativo. Il comune ha infatti considerato la complessità della situazione, riferita dai Servizi Sociali, e l'impossibilità per il nucleo familiare di trovare un'alternativa sul mercato libero come condizioni per l’accesso.

La decisione è stata presa sulla base della normativa regionale, che prevede la possibilità di riservare una quota degli alloggi ERP a nuclei familiari in situazioni di emergenza abitativa, al di fuori delle graduatorie.

Infatti, normalmente l'assegnazione delle case popolari avviene attraverso bandi pubblici. Le domande vengono valutate in base a criteri specifici, che tengono conto della situazione economica, della composizione del nucleo familiare e della gravità della situazione abitativa.

In Piemonte, la richiesta deve essere inviata al Comune di riferimento. Però, non è l’Amministrazione comunale a verificare le domande, ma l’A.T.C. del Piemonte Centrale. Una volta assegnata, la casa popolare viene affittata a un canone che varia in base alla situazione economica della famiglia, ma in generale è molto più basso rispetto a quello di mercato.

I requisiti per accedere alle case popolari possono variare leggermente da regione a regione e da comune a comune. Ad esempio, nel 2017 il Piemonte aveva approvato una riforma che introduceva l’obbligo di residenza di almeno 5 anni per presentare la domanda. Questa modifica è stata poi contestata dall’ASGI e a luglio di questo anno è stata dichiarata incostituzionale.

Nonostante questa piccola vittoria, rimangono ancora molte sfide da affrontare, come la carenza di alloggi ERP e la necessità di semplificare le procedure burocratiche per l’accesso alla casa.

Purtroppo, l’Amministrazione di Nole non ha risposto alla nostra richiesta di intervista. Ma i dati sul Piemonte sono disponibili.

Negli ultimi anni le assegnazioni di alloggi popolari non sono bastate a soddisfare il 15% delle richiestecommentano i sindacati Cgil, Cisl e Uil. E continuano: “l’Assessore sa bene che in Piemonte mancano le case popolari, l’edilizia pubblica è largamente insufficiente a rispondere al fabbisogno delle famiglie piemontesi.

Si tratta di un dato allarmante, comune in tutte le regioni dello stivale: non ci sono sufficienti case popolari! E molte, che sarebbero disponibili, non vengono assegnate perché necessitano di interventi di ristrutturazione che non vengono portati a termine.

Inoltre, il problema della casa non interessa più solamente le fasce più povere della popolazione. Oggi, anche le classi medie faticano a sostenere i costi sempre più elevati degli affitti di mercato.

I dati del Ministero degli Interni parlano chiaro: nel 2022, in Piemonte, quasi il 40% delle richieste di sfratto sono state eseguite, spesso a causa di morosità incolpevole. Tradotto in parole povere, su 10.350 richieste, 4.069 famiglie sono state sfrattate perché non potevano permettersi di pagare l’affitto. Nel 2023 le cose non sono cambiate di molto e a marzo di quest’anno PAP e le realtà che si occupano di lotta per la casa denunciavano già 6000 sfratti in corso.

Questa situazione evidenzia un'allarmante disuguaglianza nell'accesso all'abitazione e la necessità urgente di politiche abitative più efficaci.

Certo è che il governo centrale tutto sta facendo fuorché affrontare realmente la questione. Paradossalmente, l’Italia presenta una quantità enorme di case sfitte o abbandonate, ma il numero di presone in emergenza abitativa è in continuo aumento.

Però, l’unico punto sull’agenda politica sembra essere la criminalizzazione delle occupazioni abitative. Con il nuovo DDL Sicurezza, di cui tanto si è parlato negli scorsi giorni, viene infatti inventato il “reato di occupazione” punibile dai 2 ai 7 anni. La stessa pena potrà essere applicata a chiunque collabori, direttamente o indirettamente, con le azioni di occupazione.

Di fronte a questa drammatica fotografia dell’Italia contemporanea, viene davvero da chiedersi quale sia il senso di questa ricercata sicurezza… Una cosa però è certa, e Lorenzo Guadagnucci la dice chiaramente: “quando le norme penali sostituiscono le risposte sociali, è la democrazia che si degrada, perché rinuncia al perseguimento dei suoi obiettivi di fondo: l’affermazione dei diritti di base, la tutela della dignità di tutte le persone. È quel che sta avvenendo sotto i nostri occhi”. 

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