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Pavone
20 Settembre 2024 - 11:20
I bambini del Benin potranno andare a scuola grazie a questo progetto
Il Canavese corre in auto dei bambini dell'Africa con un progetto contro la piaga dell'abbandono scolastico.
Il Comune di Pavone Canavese, in collaborazione con importanti partner come l’Associazione Seniores International Experts Volunteers, la ONG RE.TE., il Comune di Boukombe e la ONG MUSCO, ha dato vita al progetto "Una scuola contro l'abbandono dei minori per la comunità e il territorio". Nato grazie al bando della Regione Piemonte per il sostegno all'Africa sub-sahariana nel 2022, il progetto ha visto la luce a settembre 2024, rispettando le scadenze previste. L'iniziativa, che ha visto la partecipazione di enti quali l'ANCI Piemonte e il Comune di Caluso, punta a intervenire su una delle problematiche più drammatiche del Benin, uno dei paesi più poveri dell'Africa.
Il progetto verrà presentato venerdì 27 alle 21 presso la Sala polivalente di Santa Marta, piazza Vittorio Veneto, a Pavone Canavese. L'incontro è aperto a tutti i cittadini, ai Comuni interessati e alle Associazioni del territorio.
Il dramma dei bambini in Benin
Nel Benin, la povertà dilagante porta a conseguenze devastanti per l'infanzia: circa mezzo milione di bambini abbandona gli studi per lavorare a tempo pieno. Figli di contadini analfabeti e poveri, questi giovani non frequentano la scuola, impiegati nelle campagne o nei pascoli, oppure costretti a custodire i fratellini più piccoli. In un contesto domestico segnato da lavori pesanti e sfruttamento, per molti di loro la prospettiva di un futuro scolastico è semplicemente inesistente. Peggio ancora, molti di questi minori sono vittime del traffico di esseri umani, venduti o affidati a datori di lavoro senza scrupoli, che li riducono a forza lavoro o li spingono alla prostituzione.
In passato, la tradizione voleva che i bambini delle famiglie più povere fossero affidati a famiglie più agiate nelle città, in cambio di piccole prestazioni lavorative, in un meccanismo di reciproca solidarietà. Oggi, questa pratica si è trasformata in un crudo sfruttamento. Le famiglie, spinte dalla povertà estrema, lasciano i propri figli nelle mani di falsi tutori che li sfruttano senza concedere loro la possibilità di frequentare una scuola, condannandoli a una vita di schiavitù e degradazione.
Per rispondere a questa situazione disumana, la popolazione locale ha avviato la costruzione di una struttura scolastica che è stata chiamata il "capannone della speranza". Questa struttura, polifunzionale per natura, è destinata ad accogliere diverse tipologie di utenti e beneficiari del progetto. Il capannone, una volta completato e adeguato, consentirà ai bambini del primo ciclo scolastico di evitare lunghe distanze per raggiungere le scuole del capoluogo, riducendo così il tasso di abbandono scolastico. I giovani del secondo ciclo potranno continuare la propria formazione educativa, riducendo il rischio di essere allontanati dal proprio villaggio e dalle proprie famiglie.
In parallelo, le famiglie potranno dedicarsi a attività lavorative generatrici di reddito, sapendo che i propri figli stanno ricevendo un'educazione adeguata. Questo circolo virtuoso contribuirà a contrastare l'abbandono e l'allontanamento dei giovani, rafforzando il legame con il territorio.
IL PROGETTO
Il progetto, con la costruzione della struttura polifunzionale e lo sviluppo di attività formative, educative e di sensibilizzazione, ha un impatto diretto non solo sui giovani, ma su tutta la comunità. Oltre a sostenere i percorsi scolastici dei bambini del primo ciclo d’istruzione, l’iniziativa prevede anche la formazione per i giovani e l'alfabetizzazione delle famiglie. Questo processo consente agli adulti di acquisire competenze utili sia alla loro vita quotidiana che allo sviluppo del territorio.
Si tratta di un esempio virtuoso di come l'educazione e la comunità possano lavorare insieme per creare un futuro migliore per i più vulnerabili. Un futuro in cui l'abbandono scolastico, la povertà e lo sfruttamento saranno contrastati con strumenti concreti, e in cui i bambini potranno tornare a essere portatori di speranza per le loro famiglie e il loro paese.
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