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Settimo torinese

Militanti della Lega espongono striscione e si fotografano con “#iostoconsalvini”

Striscione dei militanti leghisti nel sottopassaggio di via Leinì e foto davanti al Municipio con l'hashtag #iostoconsalvini. La difesa di Salvini continua anche nella "rossa" Settimo

Militanti della Lega espongono striscione e si fotografano con “#iostoconsalvini”

A Settimo Torinese non si parla d'altro: nel sottopassaggio ferroviario di via Leinì è apparso uno striscione inequivocabile, firmato dai militanti settimesi della Lega. La scritta, in caratteri cubitali, recita: "Difendere i confini non è reato!". E già qui si potrebbe aprire una discussione lunga ore, tra chi sostiene che i confini vadano difesi ad ogni costo e chi invece preferisce pensare che la questione sia ben più complessa di quanto possa essere riassunta in una frase da slogan.

Ma gli attivisti locali non si sono limitati a questo. Cinque irriducibili (i consiglieri comunali Manolo e Moreno Maugeri, Lorenzo Ravinale della Lega giovani di Settimo, Gian Marco Moschella della Lega giovani di Torino e Matteo Andreetto della Lega scuola) hanno deciso di mettere la faccia sulla questione, letteralmente.

Si sono fatti immortalare in una foto proprio davanti al Municipio, con cartelli in bella vista recanti l’hashtag #iostoconsalvini, quasi a voler ribadire con forza che la linea politica leghista – e quella di Matteo Salvini in particolare – trova un terreno fertile anche nella "rossa" Settimo.

i cinque della Lega

Lo striscione non è solo un pezzo di stoffa appeso a caso. È una dichiarazione di appartenenza, un grido di battaglia che si inserisce nel filone delle tante manifestazioni di sostegno al leader della Lega, attualmente alle prese con le sue vicende giudiziarie.

Per i più distratti, Salvini è sotto processo per sequestro di persona a causa della politica dei porti chiusi, una delle sue battaglie principali quando era ministro dell'Interno. E non c’è da stupirsi se i suoi sostenitori abbiano deciso di schierarsi, lanciando un chiaro messaggio: difendere i confini non solo non è reato, ma è una necessità, un dovere.

Che la Lega sappia bene come muoversi sul piano mediatico non è certo una novità. In un contesto in cui l’immigrazione continua ad essere una delle questioni centrali nel dibattito pubblico, esporre uno striscione del genere in un luogo trafficato come il sottopassaggio ferroviario non è solo una scelta strategica, è una mossa calcolata.

Ogni giorno centinaia di persone attraversano quel punto, e nessuno può ignorare quel messaggio. Non si tratta solo di sostenere Salvini, si tratta di marcare il territorio, di dire: "noi siamo qui, e non abbiamo intenzione di arretrare di un passo".

E poi ci sono i social. La foto dei cinque militanti con i cartelli #iostoconsalvini è destinata a fare il giro del web, condivisa e commentata, come ogni gesto leghista che si rispetti. Perché, al giorno d’oggi, una manifestazione senza hashtag è come una pizza senza mozzarella: non fa notizia.

I fratelli Maugeri e gli altri sostenitori sanno bene come funziona il gioco, e sono pronti a cavalcare l’onda mediatica per portare il loro messaggio più lontano possibile. Non basta più difendere Salvini in silenzio, bisogna farlo sapere a tutti, dal barista sotto casa fino ai vertici della politica nazionale.

Ma la domanda resta: difendere i confini è davvero un reato?

Per i sostenitori della Lega, assolutamente no. Anzi, è un atto di eroismo. Salvini, per loro, non è solo un leader politico, è un paladino che ha avuto il coraggio di fare quello che nessun altro ha osato: chiudere i porti, bloccare l’ingresso ai migranti, e sfidare apertamente chi lo accusava di violare i diritti umani.

Che poi queste azioni abbiano portato a un processo per sequestro di persona è solo un dettaglio, una manovra politica per screditare chi vuole davvero proteggere l’Italia.

Lo striscione di via Leinì è solo l’ultimo tassello di una campagna che vede i leghisti locali in prima linea, determinati a far sentire la loro voce. E se qualcuno pensava che la Lega fosse in fase calante, si sbaglia di grosso.

A Settimo, come in altre parti d’Italia, il movimento c'è, per carità con lo stile "democristiano" dei Maugeri ma c'è...

E, infine vien da chiedersi, mentre i leghisti sventolano cartelli e striscioni, fieri di difendere i confini a suon di hashtag, tra una foto e l’altra, forse qualcuno dovrebbe ricordare che i confini più difficili da difendere, oggi, sono quelli tra promesse e fatti. Perché alla fine, lo striscione può anche sventolare nel sottopassaggio, ma le risposte ai tanti problemi di quest'Italia, di lavoro, di disagio, di sanità? Beh, quelle non sembrano arrivare né a Settimo dal governo di centrosinistra, né a Roma dal governo di centrodestra. 

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