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Eporedia Futura

La Città della Pace. Ma davvero?

Quando si parlerà realmente di pace e si metterà da parte la faziosa propaganda politica?

La Città della Pace. Ma davvero?

Non esiste, ormai, occasione pubblica su suolo eporediese che non venga usata dall’amalgama di sigle pacifiste per piccole manifestazioni che, più che presidi di pace, sembrano un disperato grido per ricordarci della loro esistenza.

Questo insieme di sigle – tra cui figura anche Viviamo Ivrea di Francesco Comotto e Vanessa Vidano –, prevalentemente riconducibili all’universo di microrealtà della sinistra estrema, a cui si sommano sparute associazioni che, forse un po’ ingenuamente, non si rendono conto di essere strumenti di propaganda altrui, si occupa dai tempi dell’invasione russa in Ucraina di organizzare i presidi settimanali per la pace.

Fin qui nessun problema. Anzi, tanti problemi ci sarebbero per quanto riguarda la faziosità nascosta dietro la pace, specialmente per quanto riguarda alcune tendenze filo-Hamas tra chi sostiene la Palestina.

Marciare a suon di “Palestina libera” con relative bandiere non può essere giustificato dal pacifismo, data la totale assenza di sostegno a Israele, vittima dello spregevole attentato terroristico islamico del 7 ottobre dello scorso anno.

Ma io, specialmente all’interno di questa rubrica, mi occupo delle questioni veramente rilevanti per la nostra Città e quindi, al massimo, posso raccontare dell’antisemitismo che arriva fin dentro al Consiglio Comunale.

Pace

Ciò che però è veramente scorretto, in relazione ai cosiddetti pacifisti da cui si sentono spesso pronunciare parole tutt’altro che di pace, è che l’Amministrazione e le autorità permettano a costoro di fare il bello e il cattivo tempo in ogni occasione che possa fruttare loro un minimo di visibilità.

Questo è quanto accaduto durante l’apertura dei mondiali di canoa dello scorso mercoledì, con tanto di sacerdote insieme ai comunisti di Unione Popolare (o come si fanno chiamare oggi): bandiere, striscioni e cartelli affissi – e talvolta anche lasciati esposti al termine della dimostrazione – senza che alcuno metta in dubbio la correttezza di simili comportamenti.

Per i partiti, quelli veri, vi è il divieto di organizzare perfino i gazebo/banchetti in concomitanza con eventi di rilievo per la Città. Ma per queste sigle, di cui la gran parte riconducibili a partiti, sebbene da “zero virgola”?

Certo, almeno la sinistra istituzionale, che detiene la maggioranza relativa (per ora) a Ivrea, riesce a usare approcci più velati, come in un caso di cui si parlerà nel prossimo Consiglio Comunale.

Ma per i pacifisti?

Avranno sempre carta bianca in funzione di un fine, almeno a parole, positivo?

Io crederò nella genuinità delle loro intenzioni quando si parlerà realmente di pace e si metterà da parte la faziosa propaganda politica.

Per il momento, non è presidio di pace ma un “Ehi! Esistiamo ancora”.

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