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Disastro vendemmia in Canavese: il clima abbatte la produzione fino all'80%

Secondo i dati di Coldiretti, il 2024 è stata un'annata nera per la viticoltura, tra maltempo e gelate

2024 anno nero per la vendemmia in Canavese

2024 anno nero per la vendemmia in Canavese

Il 2024 si prospetta come un anno difficile per le 936 aziende vitivinicole della provincia di Torino, che coltivano complessivamente 816 ettari di vigne. La produzione di uve è in netto calo, con una diminuzione che varia dal 20% all'80%, a seconda delle zone e delle capacità di gestione dei singoli produttori. Questo dato allarmante è stato riportato dalla Coldiretti Torino, che ha puntato il dito contro le condizioni meteorologiche avverse che hanno caratterizzato la stagione primaverile, in particolare le piogge incessanti tra maggio e giugno e una gelata tardiva a inizio maggio.

Secondo Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, questa annata conferma una volta di più come la viticoltura torinese sia estremamente vulnerabile ai cambiamenti climatici in corso: “Non sono più rinviabili interventi strutturali per fronteggiare un clima che sta assumendo caratteristiche sempre più tropicali. Abbiamo bisogno di piccoli bacini idrici per accumulare l’acqua, di assicurazioni adeguate per coprire i danni climatici e di sostegni economici per le aziende che si trovano a far fronte a spese sempre crescenti.”

Impatto del cambiamento climatico sulla produzione

Le continue piogge di maggio e giugno hanno colpito duramente i vigneti del Torinese e del Canavese, proprio in un periodo cruciale per la crescita delle viti. A ciò si è aggiunta una gelata tardiva a inizio maggio, che ha compromesso la fioritura delle piante in diverse zone, causando danni difficilmente recuperabili. Inoltre, il clima estremamente piovoso, alternato a temperature più alte della media stagionale, ha creato un terreno fertile per la diffusione di malattie fungine nei vigneti.

"Il clima piovoso e il calore eccessivo hanno favorito una diffusione straordinaria di malattie fungine come la peronospora," ha spiegato Coldiretti. "Questi problemi hanno aggravato ulteriormente la situazione già precaria, riducendo la quantità di uva che sarà raccolta quest'anno."

Il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici

Calo della produzione

I dati diffusi da Coldiretti Torino dipingono un quadro preoccupante per il comparto vitivinicolo. Dai circa 98mila quintali di uve prodotti in media ogni anno nella provincia, quest'anno si prevede un crollo a circa 60mila quintali. Sul fronte della vinificazione, la situazione non è meno critica: dai 63mila litri di vino imbottigliati in media, si potrebbe scendere fino a 37mila litri, segnando un calo drastico della produzione.

Nonostante la scarsità di uve, Coldiretti ha voluto sottolineare un aspetto positivo: la qualità delle uve raccolte sembra essere buona. "Il raccolto scarso sta comunque consegnando uve di qualità, il che rappresenta un piccolo sollievo per i viticoltori. Tuttavia, la quantità mancante sarà un problema per rispondere alla crescente domanda dei mercati nazionali e internazionali, soprattutto per i vini del Torinese e del Canavese, che negli ultimi anni hanno visto un’espansione significativa."

Un settore strategico a rischio

La viticoltura torinese, con i suoi vini riconosciuti a livello mondiale, è un settore sempre più strategico per il sistema agroalimentare della provincia. "Il settore vitivinicolo è una parte integrante dell'economia locale," ha dichiarato Mecca Cici. "Non possiamo ignorare l'importanza di questi vini per la nostra agricoltura e per l'immagine del nostro territorio. È essenziale che le istituzioni comprendano che il settore ha bisogno di interventi mirati per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, che non si può più considerare un problema futuro, ma una realtà attuale."

Per Coldiretti Torino, le soluzioni sono chiare: da un lato, servono investimenti in infrastrutture idriche, come la creazione di bacini di raccolta dell’acqua piovana che possano garantire un’irrigazione costante anche in periodi di siccità. Dall'altro, è urgente che le aziende vitivinicole abbiano accesso a assicurazioni climatiche adeguate e sostegni economici per affrontare le sfide climatiche, che stanno trasformando le regole della produzione agricola.

Un futuro incerto, ma necessario

Il futuro della viticoltura torinese è messo a dura prova da condizioni climatiche che continuano a peggiorare. Per i produttori, la sfida non è solo affrontare l’emergenza attuale, ma anche adattarsi a un nuovo contesto in cui le anomalie climatiche sono destinate a diventare la norma. La gestione dell'acqua, la protezione delle colture e un sistema assicurativo più solido saranno gli elementi chiave per consentire alla viticoltura torinese di sopravvivere e continuare a produrre vini di qualità che rappresentano l’eccellenza del territorio.

L'annata 2024 segna un punto di svolta per il settore, e il messaggio di Coldiretti Torino è chiaro: senza interventi urgenti, la viticoltura torinese rischia di perdere la propria competitività e di vedere compromessa la propria capacità di rispondere alle richieste di un mercato in espansione.

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