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05 Settembre 2024 - 22:15
auto cinesi
Il settore automobilistico italiano, da sempre uno dei pilastri dell'economia nazionale, sta affrontando un periodo di turbolenza e incertezza. Stellantis, il gigante nato dalla fusione tra FCA e PSA, si trova al centro di un dibattito acceso sul futuro dei suoi stabilimenti italiani, in particolare quello di Mirafiori, che rappresenta una storia lunga un secolo per l'industria automobilistica torinese. "Non posso credere che il presidente Elkann tradisca 100 anni di storia", ha affermato l'assessore regionale alle Attività Produttive, Andrea Tronzano. "Chiudere Mirafiori vorrebbe dire chiudere un secolo torinese dell'auto, e non penso che Elkann possa concedere questo". Il messaggio è chiaro: c'è una linea sottile tra le necessità economiche di un gruppo internazionale e la responsabilità sociale verso un territorio che ha contribuito a costruire la storia dell'automobile in Italia.
Il mercato dell'auto sta attraversando una fase critica su scala globale, e l'Italia non è immune da questo trend. "Il business è business", ha ammesso Tronzano, riconoscendo che Stellantis, come tutti i principali gruppi automobilistici, è coinvolta in questa crisi. I dati parlano chiaro: nel primo semestre del 2024, la produzione di auto Stellantis in Italia è crollata del 29,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo calo ha avuto un impatto diretto su migliaia di lavoratori: dal 2014, ben 11.500 lavoratori diretti hanno lasciato gli stabilimenti italiani, di cui 2.800 dagli enti centrali. Nel 2024, altre 3.800 uscite incentivate sono previste, e 3.000 lavoratori in somministrazione sono stati già licenziati a giugno di quest'anno.
Mirafiori, simbolo dell'auto torinese, ha visto la produzione crollare da 52.000 vetture nel primo semestre del 2023 a sole 18.500 nello stesso periodo del 2024. Anche altri stabilimenti storici, come Cassino e Melfi, stanno affrontando un drastico calo: Cassino è scesa da 30.006 vetture a 18.375, e Melfi da 99.085 a 56.935. In questo scenario fosco, solo Pomigliano ha registrato una leggera crescita, passando da 71.520 a 85.080 vetture prodotte.
Mentre il panorama produttivo italiano si trova a fare i conti con questa situazione critica, emergono nuove opportunità da Oriente. "Ogni opportunità non è da scartare", ha dichiarato Marco Gay, presidente dell'Unione Industriali di Torino, in merito al possibile ingresso di gruppi cinesi come Dongfeng nel tessuto industriale piemontese. "Il nostro territorio ha un indotto nel settore della mobilità che lo rende attrattivo a livello internazionale", ha proseguito Gay. Questo è un chiaro segnale della globalizzazione del settore: mentre Stellantis affronta difficoltà, i produttori cinesi avanzano, forti di investimenti in professionalità europee e miglioramenti nel design e nella qualità dei loro veicoli.
Secondo stime recenti, il mercato automobilistico cinese è cresciuto fino a diventare il più grande al mondo, con vendite che nel 2023 hanno superato i 26 milioni di veicoli, mentre in Europa il mercato ha raggiunto circa 9,9 milioni di unità. L'Italia, nonostante la crisi, rappresenta ancora un importante player in questo contesto, contribuendo per l'11% al PIL nazionale, con un valore complessivo di oltre 90 miliardi di euro.
La crisi dell'automotive non pesa solo sui grandi numeri, ma si scarica direttamente sui lavoratori. "Riteniamo indispensabile e urgente la convocazione di un tavolo di confronto a Palazzo Chigi con i sindacati e Stellantis", ha dichiarato Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil. I sindacati chiedono un intervento deciso da parte del governo per rilanciare un settore strategico, che include non solo la produzione automobilistica, ma l'intera filiera di componentistica e servizi correlati. L'intero comparto genera un indotto significativo, che va ben oltre le fabbriche di assemblaggio, con migliaia di piccole e medie imprese coinvolte.
Nonostante le difficoltà, c'è ancora ottimismo nel settore. Tronzano ha riconosciuto che alcune scelte dell'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, come l'accordo sul polo dell'elettrico, rappresentano una visione di lungo periodo. Tuttavia, ha aggiunto: "Noi abbiamo bisogno di azioni ora". L'annuncio della 500 ibrida per il 2026 è una buona notizia, ma resta distante nel tempo e, nel frattempo, la concorrenza cinese avanza in modo sempre più aggressivo.
In questo contesto di incertezza, la Vehicle Valley, inaugurata il 1 agosto a Torino, rappresenta un faro di speranza. La fondazione, dedicata all'automotive e alla smart mobility, mira a creare un ecosistema solido che possa attrarre investimenti e garantire un futuro più stabile per il settore. Ma la domanda rimane: basteranno queste iniziative a salvare una tradizione industriale che ha definito l’identità di Torino e dell’Italia intera?
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