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Il governo sequestra i marchi "Autobianchi" e "Innocenti" a Stellantis e li vende ai cinesi

L'interesse di questi marchi per i brand storici italiani come Autobianchi e Innocenti potrebbe segnare un ulteriore passo avanti nella loro strategia di espansione globale.

Il governo sequestra i marchi "Autobianchi" e "Innocenti" a Stellantis e li vende ai cinesi

Due brand storici dell'auto, Autobianchi e Innocenti, tuttora di proprietà di Stellantis ma 'congelati' da metà degli anni Novanta, potrebbero tornare in auge grazie alla Cina.

A consentirlo è il decreto attuativo predisposto dal ministero delle Imprese che, come anticipato dal Sole 24 Ore, stabilisce regole inedite sui marchi in disuso attivando una norma inserita un po' in sordina nella legge per il Made in Italy. Da tempo il governo insiste nella ricerca di soluzioni per attrarre investitori internazionali.

In questa prospettiva rientra l'idea di rivitalizzare qualche marchio storico d'appeal che, per cessazione dell'attività o mancato impiego, è andato in soffitta da almeno cinque anni.

Lo Stato potrà subentrare e poi cedere il diritto ad aziende, anche straniere, che decidano di investire. Il governo potrebbe giocare la carta Autobianchi e Innocenti con i costruttori di auto cinesi - come Byd, Great Wall Motors, Chery, Dongfeng e Jac - che guardano all'Italia e che il ministero negli ultimi mesi ha in più occasioni incontrato.

Le case di Pechino avrebbero dimostrato interesse per i due marchi storici e il governo avrebbe già ottenuto il 24 marzo scorso la loro registrazione dall'Ufficio brevetti "con caratteristiche grafiche diverse da quelli di proprietà di Fca Italy o Fiat Group Automobiles", cioè di Stellantis.

La misura del governo non è nota al gruppo italofrancese che spiega "di avere letto la notizia sui giornali". In ogni caso la fattibilità di un passaggio dei due marchi allo Stato è tutta da verificare.

Le nuove norme inserite nella legge per il Made in Italy permetterebbero di consentire di usufruire dei marchi a potenziali costruttori terzi senza l'avallo di chi ne detiene la titolarità, in questo caso Stellantis.

Lo Stato, infatti, potrebbe assumere la proprietà di un marchio e concederne il diritto di utilizzo a titolo gratuito. Questo subordinatamente al fatto che l'impresa che detiene il brand intenda cessare o, scrive il Sole 24 Ore, che per i marchi candidati a essere nazionalizzati "si presume il non utilizzo da almeno cinque anni e che risultino di particolare interesse e valenza nazionale".

Il ministero del Made in Italy potrebbe inoltrare istanza di decadenza del brand all'Ufficio brevetti e marchi e, se la domanda fosse accolta, registrare nuovamente il marchio e offrirlo a imprese intenzionate a investire in Italia, purché il progetto garantisca consistenti ricadute occupazionali.

Riconosciuto il diritto di utilizzo, la licenza del marchio sarebbe ceduta per almeno 10 anni e sciolta automaticamente in caso di cessazione dell'attività o di delocalizzazione.

auto cinesi

Una storia di innovazione: Autobianchi

Autobianchi è un nome che evoca ricordi nostalgici e innovazione nel panorama automobilistico italiano. Fondata nel 1955 come joint venture tra Bianchi, Pirelli e Fiat, l'azienda si propose fin da subito come un laboratorio per sperimentare nuove tecnologie e soluzioni nel settore dell'auto. La prima vettura prodotta fu la Bianchina, basata sulla meccanica della Fiat 500 ma con un design più sofisticato e accattivante, pensato per un pubblico giovane e alla moda.

Negli anni '60 e '70, Autobianchi divenne sinonimo di qualità e innovazione, grazie a modelli come la Primula, che fu tra le prime automobili a trazione anteriore in Italia, e la A112, una piccola utilitaria sportiva che conquistò il cuore di molti giovani automobilisti. L'azienda, che nel frattempo era passata sotto il completo controllo di Fiat, continuò a produrre modelli innovativi fino agli anni '80, quando la produzione fu gradualmente integrata nella gamma Lancia.

Nonostante la chiusura della produzione nel 1995, il marchio Autobianchi rimane un simbolo di creatività e innovazione nel settore automobilistico, con un seguito di appassionati che ancora oggi custodiscono gelosamente le loro vetture.

Innocenti: dalla Lambretta alle Mini

Il marchio Innocenti è indissolubilmente legato alla storia della mobilità italiana. Fondata nel 1933 da Ferdinando Innocenti, l'azienda divenne celebre nel dopoguerra per la produzione della Lambretta, uno scooter che, insieme alla Vespa, contribuì a motorizzare l'Italia e diventò un'icona di stile e praticità.

Negli anni '60, Innocenti entrò nel settore automobilistico grazie a un accordo con la British Motor Corporation (BMC), che portò alla produzione su licenza della Mini. Le Mini prodotte da Innocenti erano caratterizzate da un'elevata qualità costruttiva e da finiture curate, che le resero molto apprezzate sul mercato italiano.

Negli anni '70 e '80, sotto la guida di Alejandro de Tomaso, Innocenti diversificò la sua gamma con modelli come la Innocenti 90 e 120, basate sulla meccanica della Mini ma con carrozzerie disegnate da Bertone. Tuttavia, problemi finanziari e la crescente competizione portarono alla chiusura dell'azienda nel 1993.

Un futuro incerto ma promettente

Oggi, la possibilità di un ritorno di Autobianchi e Innocenti suscita grande interesse e curiosità. La potenziale rinascita di questi marchi storici potrebbe rappresentare un'opportunità per l'industria automobilistica italiana di riscoprire e valorizzare il proprio patrimonio, attirando al contempo nuovi investimenti e creando posti di lavoro.

La Cina, con il suo enorme mercato automobilistico e la crescente capacità industriale, potrebbe giocare un ruolo chiave in questo processo. Le aziende cinesi hanno dimostrato di saper combinare efficacemente tecnologia avanzata e produzione su larga scala, e potrebbero fornire le risorse necessarie per rilanciare Autobianchi e Innocenti, rendendoli competitivi a livello globale.

Se il governo italiano riuscirà a portare a termine il progetto di rivitalizzazione dei marchi Autobianchi e Innocenti, potremmo assistere a una nuova era di innovazione e successo per due nomi che hanno segnato la storia dell'automobile in Italia.

Un ritorno che, nel contesto delle nuove norme sul Made in Italy, rappresenterebbe non solo un tributo al passato, ma anche una scommessa sul futuro dell'industria automobilistica nazionale.

auto cinesi

I cinesi

L'industria automobilistica cinese è diventata una forza globale, con marchi come BYD, Great Wall Motors, Chery, Dongfeng e JAC che stanno guidando l'innovazione e la produzione su larga scala. Questi produttori, originariamente concentrati sul mercato interno, hanno ora una presenza sempre più significativa sui mercati internazionali.

BYD, acronimo di "Build Your Dreams", è stata fondata nel 1995 e ha rapidamente guadagnato una reputazione come leader nel settore dei veicoli elettrici (EV) e ibridi. Con una produzione annuale che supera il milione di veicoli, BYD è diventata sinonimo di innovazione e sostenibilità. I suoi modelli di punta, come il SUV elettrico Tang, la berlina di lusso Han e l'MPV completamente elettrico e6, sono apprezzati per la loro tecnologia avanzata e design elegante. BYD è particolarmente noto per il suo impegno nella riduzione delle emissioni, offrendo soluzioni di mobilità elettrica sia per uso privato che commerciale.

Great Wall Motors, fondata nel 1984, si è affermata come uno dei principali produttori di SUV e pick-up in Cina. Con una produzione annua di circa un milione di veicoli, l'azienda è rinomata per la robustezza e l'affidabilità dei suoi veicoli. Il SUV Haval H6 è uno dei più venduti in Cina, mentre il pick-up Great Wall Poer è apprezzato per la sua versatilità. Great Wall Motors ha anche lanciato la linea di auto elettriche ORA, con modelli come la Good Cat che combinano design retrò e tecnologia moderna.

Chery, fondata nel 1997, è un altro gigante dell'automobile cinese, con una produzione annuale di circa 750.000 veicoli. L'azienda produce una vasta gamma di veicoli, dai SUV alle berline, con modelli popolari come il Tiggo 8 e l'Arrizo 5. Chery ha anche investito nel settore delle auto elettriche, con il lancio della Chery QQ Ice Cream, una mini auto elettrica economica. Sotto il sub-brand Exeed, Chery offre SUV di lusso come il TXL, mirati a una clientela più esigente.

Dongfeng Motor Corporation, fondata nel 1969, è uno dei più antichi e grandi produttori automobilistici cinesi, con una produzione annuale che supera i due milioni di veicoli. Dongfeng produce una vasta gamma di veicoli, dai passeggeri ai commerciali e pesanti, ed è noto per le sue collaborazioni con altri grandi marchi automobilistici internazionali. Modelli come l'Aeolus AX7, il Fengon 580 e il SUV elettrico Seres SF5 dimostrano l'ampia gamma e la qualità dei veicoli prodotti da Dongfeng. La società ha anche sviluppato veicoli sotto il marchio Venucia, in collaborazione con Nissan, come il crossover T90.

Infine, JAC Motors (Jianghuai Automobile Company), fondata nel 1964, produce circa 500.000 veicoli all'anno. JAC è conosciuta per i suoi SUV compatti come il S3 e i pick-up robusti come il T8. L'azienda è anche un attore importante nel mercato dei veicoli elettrici, con modelli come l'iEV7S, un SUV completamente elettrico che ha attirato l'attenzione per la sua efficienza e design moderno. Inoltre, JAC offre veicoli di medie dimensioni come il Refine S4, che combinano comfort e praticità.

Questi marchi cinesi non solo dominano il mercato interno, ma stanno anche espandendo la loro presenza a livello globale. Investendo in ricerca e sviluppo, specialmente nel campo dei veicoli elettrici e delle nuove tecnologie, stanno cambiando il panorama dell'industria automobilistica. La loro capacità di combinare produzione su larga scala con innovazione tecnologica li rende competitivi a livello internazionale. In questo contesto, l'interesse di questi marchi per i brand storici italiani come Autobianchi e Innocenti potrebbe segnare un ulteriore passo avanti nella loro strategia di espansione globale.

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