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Ambiente
26 Agosto 2024 - 17:43
Monte Rosa
Il Monte Rosa, una delle vette più iconiche delle Alpi, sta subendo una trasformazione drammatica e inquietante: i suoi ghiacciai si stanno ritirando a un ritmo senza precedenti, vittime della crisi climatica che sta ridefinendo l'ambiente montano. Un esempio lampante di questo cambiamento è il ghiacciaio Flua, un tempo maestoso e imponente, che ora è ridotto a un cumulo di rocce e detriti, con solo qualche esiguo accumulo di neve frutto delle nevicate tardive.
Nel XIX secolo, il ghiacciaio Flua si estendeva per oltre 80 ettari sul versante sud del Monte Rosa, rappresentando una delle testimonianze più significative della potenza dei ghiacciai alpini. Oggi, quel vasto manto di ghiaccio è scomparso, lasciando dietro di sé un paesaggio desolato e roccioso. Questo è il tragico bilancio emerso dalla quinta edizione della Carovana dei ghiacciai, una campagna organizzata da Legambiente in collaborazione con Cipra Italia e il Comitato Glaciologico Italiano.
"I ghiacciai del Monte Rosa sono uno specchio delle conseguenze della crisi climatica che stiamo vivendo", ha dichiarato Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia. "Il ghiacciaio Flua si è estinto, e con esso scompare una parte fondamentale del nostro patrimonio naturale. Tuttavia, vediamo anche come un nuovo ecosistema stia iniziando a svilupparsi nella zona, un ecosistema che dovremo monitorare e proteggere con attenzione."
Questo nuovo ecosistema, che emerge dalle ceneri del ghiacciaio scomparso, è caratterizzato da un ambiente instabile, dominato da morene e da una vegetazione pioniera che sta gradualmente colonizzando le aree precedentemente coperte dal ghiaccio. Tuttavia, questo sviluppo non può compensare la perdita di un ghiacciaio, che rappresentava non solo una riserva di acqua dolce ma anche un regolatore climatico locale.
Il ritiro dei ghiacciai non è un fenomeno isolato al Monte Rosa. Altri ghiacciai limitrofi, come quelli delle Piode e il Sesia-Vigne, hanno subito un arretramento significativo dagli anni '80, con una risalita della quota minima frontale di oltre 100 metri. Questo fenomeno, sebbene meno visibile rispetto alla scomparsa totale del Flua, rappresenta un segnale allarmante di una tendenza globale che sta accelerando.
Il ghiacciaio Ciardoney, situato in Valle Soana, al confine tra Piemonte e Valle d'Aosta, è un altro esempio di questa tendenza. Nonostante le nevicate primaverili avessero coperto il ghiacciaio con uno strato di neve di 295 cm al primo giugno 2023, tutta la neve era scomparsa entro la metà di agosto. Questo rapido scioglimento è sintomatico di un cambiamento climatico che sta minacciando la sopravvivenza stessa dei ghiacciai alpini.
Secondo gli esperti, se le attuali tendenze climatiche non verranno invertite, entro il 2050 molti dei ghiacciai alpini situati a quote inferiori ai 3500 metri potrebbero scomparire completamente. Questo scenario preoccupante richiede un'azione immediata da parte delle autorità e della comunità internazionale per implementare politiche di mitigazione e adattamento che possano contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
L'estinzione del ghiacciaio Flua è un monito per tutti noi. Non è solo una perdita ambientale, ma anche un segnale tangibile di quanto sia urgente agire per proteggere il nostro pianeta. La montagna che cambia sotto i nostri occhi ci ricorda la fragilità degli ecosistemi e l'importanza di preservare ciò che resta, per evitare che altre parti del nostro patrimonio naturale vadano perdute per sempre.
Mentre il Monte Rosa continua a perdere i suoi ghiacciai, la comunità scientifica e le organizzazioni ambientaliste chiedono a gran voce un impegno concreto e duraturo per affrontare la crisi climatica. Solo attraverso un'azione collettiva possiamo sperare di salvare ciò che resta dei nostri ghiacciai e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.
IL COMUNICATO DI LEGAMBIENTE
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