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La Rivarolese cambia rotta: nessun bambino verrà escluso, tutti potranno giocare

In accordo con il comune di Rivarolo, la società sportiva ha scelto di far giocare le proprie squadre a rotazione in due diversi campi per consentire a tutti di poter svolgere le attività

La Rivarolese cambia rotta: ora tutti potranno giocare

Per un momento sembrava infranto il sogno di circa venti bambini, tutti sotto i 10 anni, di giocare a calcio. La Rivarolese, davanti al boom delle iscrizioni, aveva deciso di fare selezione prendendo solo i più bravi ed escludendo quelli ritenuti "scarsi".

Una presa di posizione che aveva sollevato un polverone senza precedenti, tanto da scomodare i vertici di questo sport.

Finalmente, la storia si è conclusa, e a settembre la stagione potrà partire per tutti. L'incontro tra i vertici della società e il neo eletto sindaco, Martino Zucco Chinà, ha sortito i risultati sperati. 

I granata utilizzeranno il campo di San Giorgio come seconda sede per gli allenamenti, in attesa che il Comune possa mettere a disposizione ulteriori spazi richiesti dalla società per far fronte all'alto numero di iscritti. "Abbiamo scelto il campo di San Giorgio in attesa che il Comune ci metta a disposizione gli spazi richiesti", ha dichiarato il presidente della società, Josè Surace

Ma ripercorriamo tutti i fatti.

Tutto inizia con la prima esclusione dei bambini da parte della Rivarolese che, dicendo ai genitori che i figli 'non sono abbastanza forti' per poter giocare, gli aveva privati della possibilità di prendere parte alle attività della scuola calcio. Quindici famiglie, hanno deciso di scrivere al sindaco Martino Zucco Chinà, speranzosi di poter garantire ai figli le attività. La lettera evidenzia come tale decisione sia stata motivo di preclusione al diritto allo sport e un disservizio per l'intera cittadinanza che paga ingenti tributi comunali. 

Il presidente della Rivarolese, Josè Luis Surace, aveva giustificato la scelta dello staff tecnico affermando: “Il direttivo ha richiesto una selezione più rigorosa per elevare il livello delle squadre e competere con le altre formazioni regionali. Naturalmente, tutti i bambini nati tra il 2016 e il 2019 vengono iscritti. Per le annate successive, abbiamo adottato questa strategia, completando le squadre anche con ragazzi provenienti da fuori Rivarolo, poiché la nostra società è un punto di riferimento per l'intera area.”

Per affrontare questa difficoltà, la società aveva proposto ai genitori di creare una società satellite a San Giorgio Canavese, gestita dai tecnici della Rivarolese, con un servizio di trasporto per i ragazzi tramite un bus dedicato. Tuttavia, l’iniziativa non ha riscosso grande partecipazione, con molti genitori che non si sono presentati alle riunioni informative.

Nel tentativo di trovare una soluzione, il sindaco di Rivarolo, Martino Zucco Chinà, ha incontrato i vertici della società. "Abbiamo raggiunto un accordo su posizioni comuni - ha dichiarato il sindaco -. Le risorse per soddisfare tutte le esigenze sono limitate, ma ho chiesto che si dia priorità all'interesse dei bambini. Ho invitato la società a riconsiderare la situazione, in vista degli sviluppi futuri che come amministrazione intendiamo portare avanti per migliorare gli impianti sportivi cittadini, non solo quelli calcistici".

In risposta all'impegno dell'amministrazione, la Rivarolese aveva manifestato la disponibilità a tesserare tutti i bambini, proponendo ai genitori una soluzione più flessibile che prevede inizialmente l'utilizzo a rotazione dei campi di Ozegna e San Giorgio, distribuendo così equamente le difficoltà logistiche. Il sindaco Zucco Chinà in quell'occasione aveva minimizzato le preoccupazioni legate alla distanza dei campi, sottolineando: "Parliamo di distanze minime: Ozegna è a soli tre chilometri da Rivarolo e San Giorgio a otto. Se fossimo in una grande città, questa non sarebbe neppure una questione di cui discutere".

Non erano tardati ad arrivare i commenti dai grandi del calcio, ed eccone ad arrivare il (forse) più inaspettato: la vicenda della Rivarolese e dei giovani calciatori delle classi 2014 e 2015 discriminati, aveva raggiunto addirittura Zurigo, finendo sulla scrivania di Gianni Infantino, presidente della FIFA, vertice del Calcio mondiale.

Con un post su Instagram, Infantino aveva espresso il suo disappunto: "In Italia, un club ha escluso alcuni bambini perché non considerati abbastanza bravi. Se fossero stati applicati questi criteri, io non sarei mai diventato Presidente della FIFA, perché non avrei potuto coltivare la mia passione. La passione dei bambini va incoraggiata, non soffocata. Tutti i bambini che vogliono giocare a calcio devono avere la possibilità di farlo."

Il messaggio di Infantino era arrivato subito dopo un intervento di Gabriele Gravina, presidente della FIGC, che aveva contattato Josè Luis Surace, presidente della Rivarolese, chiedendo garanzie che a quei bambini "Non fosse tolta la gioia di giocare".

Il Settore Giovanile e Scolastico ha sottolineato che l'attività di base non dovrebbe essere selettiva, ma piuttosto ludica e promozionale.

A Rivarolo, però, il problema è legato all'elevato numero di iscrizioni, che ha portato la società a dover rifiutare alcune famiglie, oltre alla carenza di spazi adeguati per gli allenamenti.

Non erano tardati ad arrivare anche commenti più politici, come quello dell'ex assessora allo sport Helen Ghirmu

"Non ricordo un caso simile così netto," aveva dichiarato Ghirmu. "Certo, in passato ci sono state discussioni su quanto tempo ciascun bambino dovrebbe giocare, ma un’esclusione così radicale è davvero preoccupante."

Ghirmu sottolineava l'importanza di offrire a tutti i bambini l'opportunità di praticare sport, a prescindere dalle loro abilità tecniche. "Lo spirito dello sport dovrebbe essere ben diverso. Tutti devono avere accesso alla pratica sportiva." Ha anche parlato del ruolo della politica nello sport, evidenziando l'importanza di investire in strutture adeguate per garantire la sicurezza e il benessere dei giovani atleti. "Gli investimenti non sono per la società, ma per i ragazzi. L’obiettivo è fornire loro spazi sicuri e ben attrezzati per giocare. Se la società e la città ne beneficiano, è positivo, ma il fine principale è garantire che i ragazzi possano giocare in strutture appropriate."

Era arrivato anche un comunicato del gruppo consiliare Energia per Rivarolo, che andava a criticare la scelta del sindaco di non aver dedicato un assessorato allo sport, criticandone la, secondo loro, poca attenzione alla materia. "Forse, se esistesse un assessore allo Sport, farebbe capire alla Società in questione che è suo diritto perseguire i propri obiettivi sportivi, ma che è anche suo dovere, usufruendo di strutture messe a sua disposizione dal Comune, includere (e non escludere) i bambini e i ragazzi che desiderano fare sport" commentava il gruppo consiliare, andando indirettamente all'attacco del Sindaco e delle sue scelte personali. 

Ma, finalmente, a pochi giorni dall'inizio della nuova stagione calcistica, la storia è arrivata al capolinea: il presidente della Rivarolese ha comunicato che la scelta della società è quella di utilizzare il campo di San Giorgio, come secondo polo d'allenamento, utilizzando turni per le varie formazioni, in attesa che il Comune assegni i campi di calcio a 5. 

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