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L'isola che non c'è!

Settimo Torinese spende 850 mila euro per l'erba e la sindaca chiede collaborazione

Sui social Elena Piastra risponde, finalmente, alle polemiche di queste settimane

L'isola che non c'è

L'isola che non c'è

Finalmente parla del verde. Presa dall'ira, da un senso di colpa, vai a capire da che cosa. Tirata per la giacca da centinaia di cittadini, la sindaca Elena Piastra ha detto la sua nei modi e nei luoghi che gli sono più congeniali cioè sul suo profilo Facebook, dove raccoglie i "mi piace" ma anche tanti "vaffa".

Se fosse un romanzo di fantasia, lo potremmo intitolare “Settimo Torinese: l’isola che non c’è”, perché è proprio attraverso le magiche pagine virtuali di Facebook che la sindaca racconta una città che esiste solo nei suoi sogni, mentre i cittadini si chiedono dove sia finito il  "verde" ben tenuto che un tempo caratterizzava aiuole e parchi.

In uno degli ultimi capitoli di questa saga digitale, la sindaca ha deciso di affrontare una delle tematiche più spinose. E lo ha fatto nel suo stile inconfondibile, con un post che diventerà leggenda.

In verità avrebbe voluto parlare di altro, dei campionati europei di cable wakeboard (di cable cosa?) ma il botta e risposta è inesorabilmente finito sulle erbacce alte come giraffe e le aiuole in stato di abbandono.

IL POST DI ELENA PIASTRA

Con un tono supponente come mai se n'erano visti sino ad oggi ha informato i suoi concittadini che Settimo Torinese spende la bellezza di 850 mila euro all’anno per... sei tagli d’erba. Avete letto bene: 850 mila euro per sei interventi che, a giudicare dallo stato del verde pubblico, sembran soldi sprecati...

S'intendono 850 mila euro, quasi duemila e 500 euro al giorno, amministrati da "Patrimonio Città di Settimo Torinese" l'azienda municipalizzata nata per evitare le lungaggini degli appalti pubblici e velocizzare le procedure e anche per questo paga con un bello stipendio annuale (40 mila euro) un presidente (Nino Daniel) che la dovrebbe ben governare.

Qualcuno potrebbe chiedersi se questi tagli (quelli dell'erba) siano fatti con forbicine da unghie, vista la scarsa efficacia, ma non temete, tutto è sotto controllo. Perché, come ci ricorda la sindaca, i tempi sono cambiati, e anche l’erba ormai ha perso la sua voglia di crescere ordinata e rispettosa delle vecchie abitudini.

Non paga di questa rivelazione, la sindaca ha deciso di regalarci una riflessione che è a metà strada tra la nostalgia e la profezia distopica e cacotopica.

“Una volta – ci racconta – era normale che i cittadini collaborassero, tagliando l’erba davanti a casa propria”.

Ah, i bei tempi andati, quando la gente impugnava il decespugliatore come un moderno Don Chisciotte affronta i mulini a vento! Oggi, invece, dobbiamo “ricordare” alla popolazione che, magari, potrebbe dare una mano. Il che, tradotto, suona più o meno come un “Caro cittadino, se l’erba davanti casa tua è alta, forse è colpa tua che non te ne prendi cura”.

Una svolta che riporta alla mente la celebre frase di JFK, rivisitata per l’occasione: “Non chiederti cosa il tuo comune può fare per il verde, chiediti cosa tu puoi fare per il tuo marciapiede”.

Ma la parte più interessante del post è quella in cui la sindaca si addentra nelle previsioni per il futuro.

Sarà sempre peggio”, ci avverte, dipingendo uno scenario apocalittico in cui, tra dieci anni, la città potrà permettersi solo tre tagli d’erba all’anno, magari tutti d'inverno quando l'erba non cresce.

Dobbiamo quindi prepararci a un futuro fatto di giungle urbane, dove i cittadini potrebbero doversi armare di machete per uscire di casa? O magari, chissà, il comune potrebbe organizzare dei campionati mondiali dei "tagliatori d'erba", trasformando il problema in un’opportunità turistica. Le possibilità sono infinite.

Ma non finisce qui. La sindaca ci spiega che quegli 850 mila euro annui sono solo una parte di un bilancio comunale sempre più povero, stretto tra tagli centrali e costi crescenti.

E guai a pensare di tagliare quei fondi per destinare risorse ad altre necessità, magari meno evidenti ma più cruciali, come l’educazione scolastica o i servizi per gli anziani. No, meglio lasciare l’erba così com’è e continuare a raccontare una città che non esiste e funziona solo nella realtà virtuale di Facebook.

Insomma la saga del verde pubblico a Settimo Torinese continua, tra prati incolti e post su Facebook, tra cittadini che si lamentano e una sindaca che risponde, ricordandoci che, in fondo, i problemi veri sono altri...

Intanto, però, l’erba continua a crescere, e con essa anche il senso di frustrazione di chi sperava in una città un po’ più curata, un po’ più reale, un po’ meno virtuale.

Ma forse, come ci suggerisce la sindaca, dobbiamo solo abituarci all’idea che l’isola che non c’è è proprio qui, sotto i nostri occhi...

Meme

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