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Emergenza abitativa

Ex operaio, cacciato dal centro Fenoglio, ora vive in un garage: "Settimo è bella da vivere solo per chi è ricco"

L'appello di Giancarlo Ferrari, disoccupato: "Il Comune mi dia una mano, voglio solo lavorare"

Settimo Torinese

Giancarlo Ferrari, disoccupato di Settimo Torinese

Mi hanno detto che avrei dovuto pagare 470 euro al mese per continuare ad avere un letto al Centro Fenoglio. Ne percepivo pochi di più con il reddito di cittadinanza e così ho preferito prendere le mie cose ed andarmene. Che assistenza è quella?”.

Giancarlo Ferrari ha 58 anni. Gli occhiali sul naso, in mano la lettera di “sfratto” ricevuta dal Comune, firmata dalla responsabile dell'ufficio Politiche Sociali.

Poche righe, scritte asetticamente nero su bianco, per comunicargli che  visto che nell’agosto 2023 ha percepito “780 euro quale reddito di cittadinanza" e che "non ha provveduto, entro il 31 dello stesso mese, al pagamento della dovuta somma di 470”, “a causa dell’infrazione di quanto stabilito si comunica la revoca del servizio di ospitalità con decorrenza 15 settembre 2023”. 

Da quel giorno, Giancarlo Ferrari, settimese da sempre, è un senza tetto.

Giancarlo Ferrari con la lettera di sfratto ricevuta dal Comune

“Dove vivo? In via della Casa Comunale. Che comunque sarebbe niente, perché ogni panchina è via della Casa Comunale, ogni parco, ogni garage...”.

Prima il parco di fronte al Centro Fenoglio, la struttura comunale per la gestione delle emergenze abitative, da cui è stato cacciato. Poi sotto la tettoia di una casa che condivideva con un amico. Quindi in un box auto, che ha occupato. “Sono abusivo in quel condominio. Ho trovato il garage aperto e sono entrato. Era febbraio, faceva troppo freddo dormire fuori. Passavo le giornate in biblioteca, da Archimede, a leggere, ma poi quando chiudeva la sera da qualche parte dovevo pur andare…”.

Giancarlo Ferrari come Alberto Marino, il disoccupato di 57 anni che vive nel box auto di un amico con il suo gatto, sotto Piazza Campidoglio a Settimo Torinese. Storie di invisibili agli occhi di chi non vuol vedere. 

Giancarlo, come Alberto, una vita “normale” l’hanno anche avuto prima che tutto andasse a “catafascio”. Prima che la vita, e non solo, gli voltasse le spalle. 

Elena Piastra sindaca di Settimo Torinese

Io sono carrellista da 25 anni. Non ho il patentino perché una volta non ce n’era bisogno se lavoravi all'interno della fabbrica. Ho lavorato a Mirafiori sotto cooperativa, ho lavorato all'autoporto Pescarito, ho lavorato per una ditta per Pininfarina. Io convivevo con mia mamma. Avevo una casa quindi potevo permettermelo. Lei tra la sua pensione e la mia busta paga comunque si andava avanti, mi potevo permettere tutto”.

E poi?

Poi abbiamo cambiato casa perché io ho fatto un incidente sul lavoro nel 2004. Mi sono arrivati 60 quintali sulla schiena e quindi sono andato in infortunio. Mi hanno pagato, mi hanno dato dei soldi, ci hanno sfrattati dove eravamo prima e siamo andati in un altro appartamento. Con i soldi che avevo preso dall'assicurazione ho sistemato un po' l'alloggio. Ma anche lì, tra la pensione di mia mamma e quello che avevo io, riuscivamo ad andare avanti. Ma da quando è mancata mia mamma nel 2015, lo sfascio totale”.

Da quando ho avuto quell’incidente non sono più riuscito a lavorare con un contratto serio. Nel 2006 ho tolto un busto semirigido che mi avevano messo perché mi ero rotto sei costole,  avevo avuto un enfisema polmonare e schiacciato tre vertebre. Ho avuto un infortunio serio e trovavo solo più piccoli lavoretti da fare: davo una mano all'amico a pitturare, a stuccare, insomma, a decorare. Poi, più nulla…”.

Nel 2023 la situazione è precipitata.

Ho scoperto che pagavo l’affitto, per la mia casa, ad una persona che diceva di essere il proprietario ma non lo era - continua a raccontare -. Mi metteva le marche da bollo sulle ricevute e tutto quando, ma in realtà la casa non era sua. L’ho saputo dopo. Il legittimo proprietario mi ha permesso di stare nell’alloggio ancora un anno, poi mi ha detto: “Cercati un posto dove andare, sennò sono obbligato a mandarti i carabinieri.” Ho chiesto aiuto alla mia assistente sociale e dopo un mese o due mi ha trovato il posto al Centro Polivalente Fenoglio”.

E cos’è successo?

E’ successo che avevo fatto domanda per prendere il reddito di cittadinanza - dice -. Mi davano 780 euro al mese. Mi spiegarono, dal Comune, che qualora avessi trovato lavoro o percepito un reddito, avrei dovuto pagare per stare lì, in quella stanza, in quell’alloggio che può ospitare fino a due persone. Dissi che andava bene, ma non sapevo quanto chiedevano. Entrai a febbraio al Centro Fenoglio e sono uscito a settembre. Pochi mesi quando ho iniziato a percepire il reddito di cittadinanza loro mi hanno mandato la lettera dicendo che dovevo pagare. Hanno fatto un controllo sul mio casellario INPS e hanno visto che percepivo un reddito.  Se non hai reddito non paghi, ma se hai entrate devi pagare. E sai quanto? 470 euro… Me ne sono andato. Ci sono alloggi in affitto a 350, 400 e uno deve pagarne 470 per condividere casa con uno sconosciuto?”.

Il letto di Giancarlo Ferrari in un garage di Settimo Torinese

Oggi Giancarlo Ferrari percepisce 500 euro al mese dall’assegno di inclusione. Vive in un garage. “Ho un letto di una volta, smontato, con un materasso di lana, due cuscini, una coperta. Il mio trolley ce l'ha un amico”, dice. Il box auto è occupato abusivamente. “E’ di qualcuno, ma non mi hanno denunciato per ora. Ho visto il garage di Alberto, sembra una villa. Il mio è più piccolo, ma è il mio spazio…”.

Gli occhi lucidi, le mani ferme. Dietro di noi piazza Campidoglio e l’ennesimo temporale di questa insolita estate. Nonostante la vita sia stata dura con lui, Giancarlo Ferrari continua a sperare in un futuro migliore.

Sono stato tante e tante volte in Comune ma nessuno mi ha ascoltato davvero, nessuno mi è venuto incontro o ha cercato di capire. Mi auguro che lo facciano adesso. Cosa voglio? Non voglio nulla, non voglio una casa, quella me la trovo da solo. Vorrei solo avere un’opportunità, un lavoro, rendermi utile. La vedi questa piazza - indica dietro di se -? Sarebbe da manutenere, c’è l’erba alta, bisogna pulirla. Ecco, io potrei farlo se il Comune lo volesse. A Settimo Torinese non c'è un dormitorio, devi andare a Chivasso o Torino. Non c'è la mensa dei poveri, devi andare a Torino. Non c'è nulla per chi è in difficoltà. Dicono che Settimo sia bella da vivere, ma credo che lo sia solo per quelli che hanno i soldi. Non per gente come noi. Come me, Alberto e tanti altri…”.

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