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Rivarolo

Tragedia nel sottopasso: ecco perché Rostagno è innocente

La Corte d'Appello di Torino ha pubblicato le motivazioni dell'assoluzione degli imputati

L'ex sindaco Alberto Rostagno

L'ex sindaco Alberto Rostagno

Una tragica fatalità «causata da eventi eccezionali e imprevedibili» e un comportamento «irrazionale e gravemente colposo della vittima» che poteva comunque «essere salvata» se i soccorsi fossero stati adeguatamente coordinati. Questa, in sintesi, è la conclusione della sentenza di assoluzione per tutti gli imputati nel caso noto come “il morto del sottopasso”.

La Corte d’Appello di Torino ha assolto tutti gli imputati, sostenendo che «hanno fatto il possibile, ognuno nei rispettivi ruoli, e l'evento atmosferico, di quelle proporzioni, non era prevedibile, tanto più che non c'era nemmeno l'allerta meteo dell'Arpa».

La sentenza di primo grado, emessa ad Ivrea, è stata completamente ribaltata. Il caso di Guido Zabena, operaio di Favria, morto annegato nella sua auto rimasta bloccata nel sottopasso per Feletto la sera del 2 luglio 2018, si è così chiuso. Con l’accusa di omicidio colposo, erano finiti a processo Alberto Rostagno, allora sindaco di Rivarolo, e gli assessori Francesco Diemoz e Lara Schialvino, il comandante della polizia locale Sergio Cavallo e il capo ufficio tecnico Enrico Colombo. In primo grado furono condannati a dodici mesi di reclusione. La Corte d’Appello ha assolto Rostagno e Diemoz perché il fatto non costituisce reato; Schialvino, Cavallo e Colombo per non aver commesso il fatto.

Guido Zabena morì annegato nella sua auto nel sottopasso di Rivarolo

In secondo grado, i giudici hanno demolito i tre motivi su cui si basava la condanna. In primo luogo, la manutenzione del sottopasso «era stata correttamente eseguita» e non c'era motivo per il quale gli imputati dovessero accorgersi di eventuali deficit strutturali del tunnel. «Appare incomprensibile e inspiegabile che ai cinque venga mosso questo rilievo - scrivono i giudici dell'Appello - quando la posizione di coloro che ne erano all'origine (progettisti, esecutori, collaudatori e direttore dei lavori), pur scrutinata nel corso delle indagini, è stata archiviata».

Il secondo punto riguarda la mancanza di un piano di protezione civile, definita «irrilevante» rispetto a quanto accaduto. Infine, l'assenza di altri mezzi (come una sbarra) per impedire l'accesso alle auto in caso di allagamento: sbarra e semaforo sono stati installati successivamente alla tragedia. I giudici riconoscono che «un eventuale ostacolo supplementare sulla strada avrebbe probabilmente evitato la tragedia». Tuttavia, mancando la certezza processuale della prevedibilità dell'evento, anche sindaco e vice sono stati assolti. Nessuno avrebbe potuto immaginare che il sottopasso si allagasse così rapidamente, evento mai accaduto prima.

I giudici hanno comunque sottolineato l’imperizia e l’imprudenza dell’operaio che imboccò il sottopasso senza prevederne la pericolosità. Hanno inoltre rimarcato «il ritardo nell'arrivo dei vigili del fuoco», poiché alla chiamata al 112 da parte di alcuni passanti, la centrale operativa inviò sul luogo dell'intervento non la squadra di Rivarolo, che era nei paraggi (benché impegnata in un altro intervento di minor importanza), ma quella di Ivrea, che impiegò molto più tempo a raggiungere il tunnel. Nessuna responsabilità diretta è stata attribuita ai pompieri, ma la squadra di Rivarolo avrebbe potuto intervenire in pochi minuti e Zabena si sarebbe salvato.

Sul posto arrivarono i Vigili del Fuoco di Ivrea

«Sussiste quindi un ragionevole dubbio sulla prevedibilità dell'evento - concludono i giudici - che è stato il frutto, oltreché di un evento atmosferico di dimensioni eccezionali per il quale era mancata ogni segnalazione di pericolo, di una condotta irrazionale e colposa della vittima e di un intervento di soccorso affidato a una squadra di professionisti che si trovava a qualche distanza dal luogo dell'allagamento».

I legali degli imputati si sono detti «soddisfatti» dell’esito del processo, riconoscendo che «la Corte d’Appello ha ricostruito la tragica vicenda con attenzione al contesto generale. Evento atmosferico eccezionale e imprevisto, avventatezza del povero Zabena nell’imboccare il sottopasso, e una coordinazione dei soccorsi che, se avesse coinvolto subito i vigili operativi a Rivarolo, avrebbe salvato la vita a Zabena».

In calce, l’avvocato Sergio Bersano, che ha difeso il comandante dei vigili Cavallo, ha rimarcato come «la Corte abbia riscontrato il comportamento ineccepibile nell’intera vicenda e la generosità nel portare soccorso ovunque possibile in quella maledetta notte».

Il vicesindaco Francesco Diemoz

L'ex assessora Laura Schialvino

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