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Caluso

"Dopo l'incidente di quella notte, ho la sindrome dei sopravvissuti: sogno catastrofi"

In tribunale a Ivrea Morena Gauna di Montanaro, capotreno del convoglio deragliato a Caluso sei anni fa, ha ripercorso quella terribile serata. Il marito: "Seppi dell'incidente vedendo le immagini su un gruppo whatsapp"

Arè

Il disastro ferroviario di Arè risale a 6 anni fa

"Mai più su un treno e, per andare in vacanza, non salgono più su un aereo".

E' la confessione di Morena Gauna, ex capotreno ferita nello schianto al passaggio a livello di Arè di Caluso la sera del 23 maggio 2018, quando un tir fermo sui binari fece deragliare il treno diretto a Ivrea, provocando la morte di due persone e il ferimento di 23 passeggeri.

Morena Gauna è una dei sopravvissuti.

Venerdì 7 giugno, in tribunale a Ivrea, è stato il giorno dei sopravvissuti a quella tragedia, testimoni nel processo contro Darius Zujius, autista del trasporto eccezionale, e Wolfgang Oberhofer, legale rappresentante della ditta Translog sas. Tra loro, appunto, l’ex capotreno, che vive a Montanaro, e che quella sera rimase incastrata nella carrozza capottata.

Da sinistra Oscar Notte, l'avvocato Alfonso Aliperta e Morena Gauna fuori dal tribunale di Ivrea, venerdì pomeriggio

Gauna, parte civile nel processo con l'avvocato Alfonso Aliperta, ha raccontato al collegio dei giudici: "Ero salita a Porta Nuova, poi la sosta a Chivasso. Da quel momento non ricordo più molto, solo di essermi svegliata tra le macerie. Ho una gamba più corta di un centimetro a causa del bacino spostato. Dopo l'incidente sono stata ricoverata due giorni in coma farmacologico e poi ho affrontato cure e terapie; per 90 giorni non ho potuto alzarmi dal letto".

Oggi lavora all'ufficio Risorse Umane in stazione a Chivasso e, nella sua deposizione, interrotta da pianti e lacrime, ricorda: "Ho la sindrome dei sopravvissuti. Sogno catastrofi e ogni volta sono io a salvarmi" racconta, asciugandosi gli occhi.

Tra le conseguenze psicologiche provocate dall'incidente c'è anche l'incapacità di frequentare posti affollati, come i concerti. "Al mare non indosso più il costume a due pezzi perché mi vergogno di mostrare le cicatrici", precisando come questi siano particolari poco importanti. E poi c'è la sofferenza vissuta dai tre figli: "Giorgia, la seconda, si strappa i capelli dallo stress subito".

Il video del disastro ferroviario di Caluso

Prima di lei aveva parlato come teste il marito Oscar Notte, anche lui dipendente di RFI. Era macchinista; ora lavora in biglietteria alla stazione di Chivasso. In aula riavvolge il nastro: "Quella sera ero arrivato con il treno a Bardonecchia. Morena non mi rispondeva al telefono. Alla centrale operativa mi avevano poi detto che il 'treno 10023 era sviato', ovvero deragliato. Ma non riuscivo a mettermi in contatto con lei. Nel frattempo, in un gruppo WhatsApp arrivavano immagini dell'incidente. Allora ho chiesto al mio responsabile di cambiare il turno e, in taxi, ho raggiunto mia moglie al CTO".

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