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Punto Rosso
30 Aprile 2024 - 08:00
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Vero è che la Costituzione all’articolo 117 delega allo Stato e alle Regioni la tutela del lavoro, ma è altrettanto vero che i Comuni, anche su delega regionale e in collaborazione con le Province/Città metropolitane, possono avere delle ottime politiche per il lavoro.
I Comuni sono il pezzo dello Stato più vicino ai cittadini, il primo al quale chi è in difficoltà, anche per il lavoro, deve potersi rivolgere. È così in tanti Comuni italiani, di dimensioni diverse, dai più piccoli alle grandi città.
La spesa pro-capite dei Comuni per il lavoro per ogni cittadino varia molto, prendendo ad esempio solo alcuni comuni della Città Metropolitana di Torino abbiamo 9,71 a Collegno, 7,4 a Rivoli, 6,46 a Beinasco, 6,13 a Ciriè, 5 a Rivalta, 4,88 a Torino e solo 2,19 euro a Ivrea (fonte openpolis, dati al 31/12/2018).
Se si cerca sul sito del Comune fra i servizi elencati, non si trova la parola “lavoro”. Solo sfogliando l’organigramma della struttura organizzativa comunale sotto l’area “Sviluppo Economico e Risorse Finanziarie” si trova finalmente una sezione dove compare il lavoro: “Ufficio finanziamenti e progetti per lo sviluppo economico, politiche per il lavoro”.
Dove discorsivamente si parla di “programmi di orientamento, occupabilità e occupazione, validi per lo sviluppo territoriale che si concretizzano attraverso strumenti, azioni e opportunità coerenti con i fabbisogni del mercato del lavoro locale per creare condizioni più favorevoli per il reinserimento nel ciclo produttivo e lavorativo, l’inclusione sociale, la qualificazione di lavoratori già occupati, il contrasto ai fenomeni di precarietà, la competitività delle imprese.”
Tanta roba, ma senza alcun riferimento ad uno sportello, insomma qualcosa di operativo. E soprattutto, il sospetto è che si tratti di contenuto della precedente amministrazione.
Se si cerca in rete, invece, si trovano ancora le pagine del sito del Comune “Ufficio politiche del lavoro”, “Osservatorio mercato lavoro”, ma sono pagine bianche oppure pagine 404 ... (pagina non trovata).
E non si tratta di disattenzione di chi cura il sito comunale, no. Semplicemente da anni il Comune di Ivrea non è più impegnato nelle cosiddette “politiche attive per il lavoro”. Per un periodo nella pagina Ufficio Politiche per il lavoro c’è stato l’avviso “Il servizio è temporaneamente sospeso”, ora il vuoto.
Diciamocelo, Ivrea negli ultimi 8-9 anni non ha affrontato seriamente le politiche per il lavoro.
Vero è che i Comuni hanno pochi strumenti, ma è altrettanto vero che vi sono ottimi esempi di comuni attivi su questo fronte in Italia, come lo è stato anche Ivrea fino diciamo la prima giunta Della Pepa e parte del secondo mandato.
Un esempio fra tutti, ma non unico, il fattivo sostegno dato alle lavoratrici e ai lavoratori vittime della bancarotta di Agile-Eutelia, ad Ivrea 200 persone truffate rimaste senza lavoro. Lavoratori che hanno avuto nell’Ufficio Lavoro del Comune di Ivrea un importante interlocutore, sia per i servizi propri sia come collegamento con la Provincia.
L’allora Ufficio Lavoro, con l’assessore Capirone e l’impeccabile Domenica Vittonatti, hanno fornito consulenza, favorito percorsi di politiche attive per la ricollocazione e anche per il sostegno al reddito attivando i canali per quel microcredito che ha aiutato tanti lavoratori.
Ricordiamo l’Osservatorio del mercato del lavoro, lo Sportello delle opportunità, lo Sportello Mettersi in Proprio, l’Incubatore nuove imprese, il fondo di garanzia per il microcredito. Ma in più, l’ufficio Lavoro metteva in connessione, attivava, tutti i soggetti che potevano aiutare i lavoratori: dal patronato alla provincia, alla Regione.
Servizi già chiusi nell’ultima parte dell’amministrazione Della Pepa, non riattivati nei cinque anni di giunta di centro-destra, e apparentemente ancora assenti con la nuova giunta Chiantore.
È solo questione di tempo?
Forse sì, anche se a 11 mesi dall’insediamento qualcosa si sarebbe già potuto vedere, anche considerando che nel programma della coalizione al capitolo “Lavoro, occupazione, attività produttive” l’introduzione dice “Sul tema del lavoro, ma questo vale in generale per le politiche pubbliche, riteniamo fondamentale aprire da subito tavoli permanenti tematici con gli attori/stakeholder presenti nel tessuto sociale e produttivo, perché l’ascolto reciproco e la valorizzazione di ciò che esiste sono per noi fondamentali. Un lavoro di squadra con l’obiettivo comune pubblico/privato di far rinascere il nostro territorio”. E fra i punti operativi si legge “Garantire la presenza di uno sportello che operi in stretta sinergia con il Centro per l’Impiego e con le agenzie per il lavoro, per sostenere coloro che sono alla ricerca di un’occupazione, soprattutto di quei cittadini più a rischio di esclusione sociale e che hanno maggiori difficoltà a orientarsi sul mercato.”
A che punto siamo?
Certo i progetti del Pnrr, i lavori della ferrovia, le buche, la viabilità, San Savino, il Carnevale, le politiche abitative e sociali, sono le priorità del Comune, ma dopo un anno bisognerebbe andare oltre le priorità, fare rete con i soggetti interessati e farsi promotori e parte attiva anche nelle politiche “laterali” (come quelle del lavoro), ma necessarie per rendere compiuto un progetto di amministrazione comunale prima linea dello Stato verso la popolazione.
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