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22 Aprile 2024 - 12:59
A sinistra l'immagine creata con l'IA. A destra il crollo di parte del ponte
Un altro bene culturale a rischio nel territorio alto-canavesano… Una delle tante opere architettoniche del passato che meriterebbero di essere trattate con cura, di essere tenute sotto controllo per verificarne lo stato di conservazione, di essere sottoposte a restauro ai primi segni di decadimento e che finiscono invece troppo spesso vittime della trascuratezza e del degrado.
Si tratta stavolta del ponte romano che, attraversando il Torrente Piova, collega il territorio comunale di Colleretto Castelnuovo con quello di Castellamonte ovvero con la frazione di Sant’Anna Boschi. E’ chiuso al transito da oltre tre anni a causa di un cedimento strutturale e, a distanza di tutto questo tempo, non si è ancora fatto nulla per metterlo in sicurezza.
Il problema si era verificato sulla sponda di Colleretto ed era stato pertanto quel sindaco ad emettere l’ordinanza con effetto immediato il 10 febbraio 2021: “Visto il cedimento di parte della spalletta che rende pericoloso il transito di tutte le categorie di utenti e vista la necessità di mettere in sicurezza il manufatto ed impedire successivi deterioramenti dello stesso, permettendo all’impresa che verrà incaricata dei lavori di operare i dovuti interventi” ne ordinava la chiusura “fino alla completa messa in sicurezza e all’ultimazione dei lavori di ripristino”. Ovviamente l’ordinanza era stata subito trasmessa al Comune di Castellamonte affinché assumesse un provvedimento analogo sul lato di propria competenza.
Il ponte sul torrente Piova
In un Paese come l’Italia, dove accade che collegamenti stradali fondamentali restino interrotti per anni a causa di ritardi burocratici, figuriamoci chi si preoccupa di un ponte pedonale! L’importanza che rivestiva un tempo come via di comunicazione ovviamente è venuta meno ma occorrerebbe mettere sulla bilancia il valore storico-artistico di manufatti come questo e le grandi opportunità che potrebbero offrire nel campo del <turismo dolce> e delle escursioni poco impegnative. Si fanno tanti discorsi su questi temi ma fra le enunciazioni teoriche e le azioni concrete la distanza resta grande e la sensibilità del mondo politico funziona ad intermittenza.
Chi dovrebbe muoversi? Il Comune di Colleretto attende che si pronunci la Soprintendenza e non risulta che questa lo abbia fatto. Cos’aspetta? Se n’è dimenticata oppure, con la cronica mancanza di personale da cui è afflitta, aspetta di essere sollecitata per riprendere in mano la pratica?
Nel frattempo la situazione non può che peggiorare. Il ponte non crollerà domani o dopodomani ma, se si continuerà a lasciarlo in balìa del degrado, il suo destino è segnato. Per ora a cedere è stata una delle transenne che avrebbero dovuto impedire l’accesso (quella sul lato di Colleretto) e chi vuole attraversarlo lo fa senza problemi, tanto più che si tratta di una zona fuorimano e certo non sorvegliabile.
Quel che più inquieta ed irrita in questa storia, come in mille altre analoghe, è che non si può nemmeno parlare di mancati interventi perché meno di dieci anni fa, per il medesimo problema, ne era stato effettuato uno riguardante la sponda di Sant’Anna Boschi.
A finanziarlo con 30.000 euro era stato il GAL Valli del Canavese; a gestirlo i due comuni interessati. La decisione di intervenire era arrivata dopo i ripetuti allarmi lanciati dall’associazione culturale “Terra Mia” e dal suo presidente Emilio Champagne. Nella primavera 2015 le amministrazioni comunali dell’epoca avevano salutato con grande enfasi la conclusione dei lavori, che avevano riguardato il rifacimento delle spallette danneggiate e la sostituzione dell’acciottolato mentre la SMAT aveva provveduto a sostituire le tubazioni dell’acquedotto, che passano di lì. Tre anni più tardi il medesimo problema si era presentato dalla parte opposta.
Spiega Champagne, che ha seguito l’evolversi della situazione: “I successivi cedimenti hanno riguardato la spalletta sul territorio di Colleretto la quale non era stata interessata dai lavori. Resta il fatto che le crepe formatesi alla fine del 2018 hanno potuto evolversi indisturbate fino al parziale crollo del gennaio 2021 e successivi allargamenti dovuti a pioggia e gelo ancora una volta minacciano la stabilità del ponte. Come ricorda il Sindaco di Colleretto Castelnuovo, la soluzione del problema non è semplice in quanto, oltre che a trovare le risorse, la burocrazia prevede i pareri di più Enti primo dei quali la Soprintendenza. Intanto, un bene artistico e culturale del territorio rischia di sparire”.
Fin qui il suo commento. Chi però vede oggi quel ponte per la prima volta ha un soprassalto nell’accorgersi che, sia pure non visibili dall’esterno, sopra il bel manufatto di pietra ad arco fanno brutta mostra di sé dei parapetti in cemento! Come nei peggiori interventi degli Anni Cinquanta e Sessanta. Risalgono a quell’epoca? C’è da sperare che sia così… Sono invece sicuramente recenti le pietre posate sulla parte sommitale dei parapetti: grandi piastrelle da pavimentazione, di forma squadrata e tagliate a macchina. E’ stata la Soprintendenza ad autorizzare una cosa del genere? Era previsto nel progetto o si è trattato di un’iniziativa delle imprese incaricate? Qualunque sia la risposta, si tratta di un pugno sullo stomaco.
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