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Per chi suona la campana
07 Aprile 2024 - 08:00
Monsignor Edoardo Cerrato, diocesi di Ivrea
Sollecitato da numerosi preti e laici rimasti sorpresi dallo scoop di Fra Martino sul ventilato accorpamento della diocesi di Ivrea con quella di Biella il vescovo, monsignor Edoardo Cerrato, si è materializzato e lo ha fatto con una intervista concessa al settimanale diocesano.
Essa rappresenta però il trionfo dello scontato, non dicendo sostanzialmente nulla.
Naturalmente, basandosi su più che plausibili ragioni storiche e demografiche, Sua Eccellenza ha smentito la voce di una eventuale unione ma, se si dovesse essere sinceri, senza troppa convinzione.
L’unico punto certo è stato quando ha ammesso che con questo Papa «fare pronostici in un campo così complesso quale l’accorpamento delle Diocesi è arduo».
Per il resto, le solite cose circa i tempi e i modi delle sue dimissioni, con un richiamo al documento pontificio «Imparare a congedarsi» in cui si invitano vescovi e preti a «prepararsi in tempo».
Qualche prete malizioso, ha sottolineato come, sotto questo aspetto, monsignor Cerrato sia stato obbedientissimo e diligentissimo in quanto sono alcuni anni che si prepara …
In ogni caso, le voci di un eventuale – quanto improbabile – accorpamento devono comunque averlo turbato.
Perché se così fosse, la complessa operazione avrebbe non solo tempi lunghi ma contemplerebbe il congelamento donec aliter provideatur di tutte la cariche, compresa la sua. Cosa che non gli auguriamo.
L’intervista è anche l’occasione per un bilancio che – va detto – non è affatto magro perché se è vero che durante il suo episcopato sono mancati proclami, conferenze, libri e interviste su temi d’attualità per il solito giro dei pensionati benestanti pseudointellettuali o l’accoglienza, a spese della Diocesi, di alcuni guru del dissenso cattolico, l’aver ordinato in dodici anni 11 sacerdoti, che diventeranno poi 13, non è poco di questi tempi, considerato che nelle diocesi piemontesi, rette da vescovi progressisti e ultrà, vocazioni non se ne vedono da anni e ci si affida al clero africano, oppure dando in appalto la diocesi ai neocatecumenali.
Magari mentre il pastore si dedica alla critica d’arte; immagine che fa venire in mente un famoso passo del «Quinto Evangelo» del cardinale Giacomo Biffi: «Il regno dei cieli è simile ad un pastore che avendo cento pecore e avendone perdute novantanove, rimprovera l’ultima pecora per la sua scarsità di iniziativa (oggi «indietrismo») e, chiuso l’ovile, se ne va all’osteria a discettare di pastorizia». O, diremmo meglio, di pastorale.
Azzardiamo comunque una profezia. Oggi molti – specie fra i laici ideologizzati – lamentano il grigiore di monsignor Cerrato, accusandolo di essere un vescovo grigio e «ordinario» .
Ma verranno i tempi – che non sono lontani - in cui anche più acerrimi suoi critici ne rimpiangeranno la chiara dottrina esposta opportune et importune e senza mai dare la sensazione di parlare di Cristo come pretesto per parlare d’altro.
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconterà di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E sarà una messa non certo una santa messa, Amen
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