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26 Marzo 2024 - 19:40
Licenziata perché ha il cancro.
La storia di Anna Vitiello, un'insegnante di Scienze Motorie di 54 anni, sta emergendo come simbolo di una battaglia contro l'ingiustizia e la mancanza di umanità nel sistema burocratico italiano. Anna, che attualmente si trova in un hospice a causa di un tumore in fase avanzata, è stata licenziata mentre era ancora in malattia. Da cinque mesi è senza stipendio, alle prese con debiti che si accumulano insieme alle preoccupazioni.
Lo scorso 18 ottobre, dopo 13 anni di servizio nel mondo della scuola, Anna è stata licenziata perché la commissione medica dell'Asl l'aveva giudica inabile al lavoro.
Gli strumenti a tutela ci sono, ma non sono stati attivati con prontezza. Da quel giorno l'insegnante è senza stipendio in attesa di un Tfr e di una pensione che ancora non le sono arrivati.
Cinque mesi per una persona che sta combattendo la battaglia più importante sono un abisso. E poi ci sono l'affitto da pagare, le bollette, tre figlie. Insomma, un mare di problemi che si sommano alla sofferenza di chi sta lottando contro un male feroce. E questo, tutto per colpa dell'inefficienza di una macchina burocratica che va ad un passo decisamente troppo lento rispetto allo scorrere della vita.
Dall'Inps Anna Vitiello attende il denaro della pensione di inabilità, 1600 euro al mese da ottobre a oggi; dall'istituto scolastico la liquidazione, circa 5500 euro. Ci sarebbe anche il Tfr, che però, le hanno detto, arriverà il prossimo ottobre.
La vicenda di Anna Vitiello, portata alla luce dal sindacato Cub scuola ricerca e università di Torino, ha scosso l'opinione pubblica e sollevato interrogativi sulla liceità del licenziamento e la mancanza di tutele per i lavoratori in condizioni di grave malattia. Il segretario del sindacato, Cosimo Scarinzi, ha descritto la situazione come "inaccettabile", frutto dell'"inefficienza e disumanità di una burocrazia cieca e sorda".
Anna ha scoperto di essere malata nel 2017, ma ha continuato a insegnare fino a quando, a dicembre 2022, il cancro non le ha più permesso di svolgere le sue funzioni. Ha quindi richiesto la pensione di inabilità al lavoro, venendo dichiarata inabile il 5 ottobre. Tuttavia, due mesi prima della sua dichiarazione di inabilità, il suo contratto presso un istituto scolastico era scaduto e, dopo un breve periodo, la scuola di appartenenza ha proceduto al suo licenziamento.
Questa decisione ha lasciato Anna senza fonti di reddito: non solo il suo stipendio, ma anche la tredicesima e la buonuscita non le sono state ancora pagate. "A oggi non mi hanno pagato la tredicesima e la buonuscita. Da ottobre sono senza stipendio e senza pensione perché ci sono dei ritardi anche con l'Inps," ha dichiarato l'insegnante, sottolineando la disperazione di trovarsi senza risorse finanziarie in un momento di estrema vulnerabilità.
La situazione di Anna Vitiello solleva importanti questioni legali riguardanti i diritti dei lavoratori in caso di malattia grave. In Italia, il licenziamento di un lavoratore durante un periodo di malattia è legalmente complesso e solitamente proibito, soprattutto se la malattia ha portato a una dichiarazione di inabilità al lavoro.
Le leggi italiane offrono protezioni specifiche ai lavoratori che si trovano in condizioni di salute che impediscono permanentemente l'esecuzione del loro lavoro. La pensione di inabilità, ad esempio, è prevista per coloro che sono riconosciuti inabili al lavoro e non possono essere ricollocati in altre mansioni all'interno della loro azienda o ente.
Tuttavia, i ritardi burocratici nell'elaborazione delle pratiche di pensione di inabilità e la mancanza di sostegno immediato per i lavoratori in situazioni critiche come quella di Anna evidenziano una grave lacuna nel sistema.
Mentre l'Inps ha comunicato di essere in fase di definizione della pratica di TFR di Anna, questo non mitiga l'impatto devastante che il licenziamento e la mancanza di supporto finanziario hanno sulla vita delle persone in condizioni di salute precarie.
Il caso di Anna Vitiello richiama l'attenzione sulla necessità di rivedere e rafforzare le leggi e le procedure per garantire che nessun lavoratore debba affrontare la doppia lotta contro una malattia grave e un sistema burocratico che sembra voltargli le spalle nei momenti di maggiore bisogno.
La solidarietà e l'azione collettiva, insieme a un impegno per la riforma, sono essenziali per cambiare questa realtà e assicurare che storie come quella di Anna diventino un triste ricordo.
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