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Il rifugio sotto 2 metri di neve: "le motoslitte erano seppellite. Su si arriva solamente con gli sci" (FOTO)

Abbiamo fatto due chiacchiere con i gestori del Rifugio completamente "imbiancato"

Il rifugio sotto 2 metri di neve: "le motoslitte erano seppellite. Su si arriva solamente con gli sci" (FOTO)

Sono alcune tra le foto più d’effetto relative alla copiosa nevicata della scorsa settimana: il Rifugio Città di Ciriè a Balme, nelle Valli di Lanzo, è stato “sommerso” sotto più di 2 metri di neve. 

“News dal Rifugio di Ciriè - hanno pubblicato via social i gestori - oggi (martedì 5 marzo, ndr) siamo riusciti a raggiungere il rifugio con gli sci. Abbiamo misurato al suolo 1.9 metri di neve. Stiamo valutando il giorno di riapertura in relazione alle condizioni della neve lungo l’itinerario e sulla base di questioni logistiche, ovvero alla possibilità di muovere le motoslitte. Le nostre webcam e il telefono saranno fuori uso per lungo tempo. Stiamo trasferendo la linea sui cellulari”.

A commentare la situazione, anche il meteorologo per Rai Piemonte Andrea Vuolo: “a 24 ore dalla nevicata dello scorso week-end, i gestori del Rifugio, a 1850 metri di altezza, hanno comunicato di aver misurato ben 190 centimetri di neve al suolo - spiega Vuolo - è dunque assolutamente plausibile, come previsto, che alla conclusione dell’evento nevoso dell’1-3 marzo si siano superati i due metri di neve al suolo”.

Il Rifugio Città di Ciriè a Balme (1850 metri)

Ed è a seguito di questo evento meteorologico che abbiamo deciso di metterci in contatto proprio con Marco Salomone, gestore del Rifugio di Balme assieme al suo socio Giancarlo Maritano, per capire “come si sta sotto due metri di neve”. 

La precipitazione si è esaurita nella mattinata di lunedì scorso, verosimilmente sono caduti anche più di due metri di neve” ci spiega Salomone. 

Quando ci sono in previsione queste nevicate eccezionali noi di base non saliamo al rifugio ma scendiamo a valle, io sto a Ceres - continua - non ha senso rimanere su perché si rischia di restare isolati e salire, per altro, è molto pericoloso. Sabato scorso abbiamo dato pranzo agli ultimi clienti e poi siamo scesi giù”.

Una volta finita la nevicata, Salomone e Maritano sono ritornati a Balme, a 1850 metri, e lo scenario che hanno trovato è stato da favola: il rifugio completamente imbiancato e la neve che superava l’altezza uomo. 

I titolari del Rifugio, Marco Salomone e Giancarlo Maritano, intendi a spalare neve

Adesso stiamo lavorando per rendere di nuovo operativa la struttura - continua Salomone - stiamo spalando neve di continuo per liberare le porte e gli accessi del rifugio e disseppellire le motoslitte che praticamente non si vedevano più. Stiamo anche cercando di fare una traccia per terra per raggiungere il rifugio con gli sci”. 

Il percorso creato sulla neve, oltretutto, è fondamentale per far arrivare le provviste alla struttura con le motoslitte. “Noi non usiamo l’elicottero per portare cibo, bevande, coperte e tutto quello che serve ai clienti al Rifugio, quindi creare un sentiero per far passare le motoslitte o il gatto delle nevi è importantissimo” dice Salomone. 

La domanda, poi, sorge spontanea: ma quando c’è tutta queste neve come si arriva ai rifugi?

Io abito in una frazione di Ceres e le strade qui vengono pulite abbastanza in fretta: ho un 4x4 e andando piano e con le catene almeno a Balme si riesce ad arrivare - afferma il gestore - da lì in su, invece, in questi giorni siamo andati con gli sci. Devo dire però che anche in occasione della nevicata degli scorsi giorni le carreggiate, sia del Comune che provinciali, sono state pulite quasi subito”.

Immancabile, poi, un commento da parte di un uomo che “la montagna la vive” tutti i giorni a riguardo del cambiamento climatico. 

Noi gestiamo questa struttura da 8 anni. L’edificio risale agli anni ‘50, siamo aperti praticamente sempre e in questi anni ne abbiamo viste di ogni, tutti gli inverni con le loro caratteristiche - ci spiega Salomone - so che qualche settimana fa la Coldiretti aveva lanciato un allarme, affermando che era a rischio la coltura del grano per quest’estate perché anche in quota mancava neve. Diciamo che le precipitazioni della scorsa settimana hanno in parte compensato, anche se si dovrebbero andare a vedere i dati statistici, perché con tutta la siccità che c’è stata di acqua ne serve parecchia. È comunque positivo il fatto che abbia nevicato anche a bassa quota, così almeno per un po’ la ricarica degli acquiferi è garantita. Ad altezze più elevate invece, sicuramente la neve dello scorso fine settimana è stata un toccasana per il bilancio idrico della montagna anche in un’ottica futura”.  

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