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07 Marzo 2024 - 10:03
Mirella Abbà è la presidente provinciale donne Coldiretti
L’agricoltura torinese è sempre più al femminile ma la voglia di lavoro in campagna deve essere accompagnata da politiche per garantire servizi ai territori rurali.
"Se la presenza delle donne nei campi e nelle stalle è sempre stata una presenza forte il dato nuovo è che i passaggi generazionali che interessano oggi, in modo significativo, le aziende agricole si portano dietro una forte crescita delle imprenditrici agricole".
A fare il punto è Mirella Abbà, responsabile Coldiretti Donne Impresa Torino.
Mirella Abbà ha 37 anni ed è di Favria. Da aprile è la rappresentante delle donne imprenditrici agricole della provincia di Torino di Coldiretti. Conduce con suo fratello Enrico e il titolare, Flavio Abbà, un'azienda agricola che è alla quarta generazione, Cascina Impero a Favria riconosciuta sul territorio come una tra le più importanti e innovative nel campo dell’agricoltura.
Cascina Impero a Favria
Oggi le donne del Torinese a capo di un’impresa agricola sono circa il 35% del totale degli imprenditori agricoli. Anche nella vendita diretta dei prodotti agricoli, come avviene nei 20 mercati contadini di Campagna Amica della provincia di Torino, le produttrici titolari dei banchi sono circa un terzo dei produttori che praticano la vendita diretta al mercato. Ma, non solo: negli oltre 200 agriturismi del Torinese le donne titolari sono, invece, la maggioranza, così come per gli agriasili, per le fattorie didattiche e per le fattorie sociali.
È l’effetto combinato delle politiche a favore dell’imprenditoria femminile, dell’introduzione della tecnologica in agricoltura ma soprattutto della capacità delle giovani donne di mettersi in gioco alla guida delle aziende di famiglia. Ma sono anche molteplici i casi dove giovani donne che decidono di cambiare vita e dedicarsi all’agricoltura. In questo ultimo caso, sono l’agricoltura sociale e l’agriturismo a rappresentare le scelte di vita più significative.
«Le donne in agricoltura crescono per molti motivi – osserva Mirella Abbà – La tecnologia ci ha permesso di abbattere la disparità fisica nei lavori nei campi e nelle stalle. Oggi tutte noi guidiamo trattori, motofalciatrici o autocarri per trasportare animali e prodotti del raccolto. Tutte noi siamo in grado di gestire magazzini con pallet e cassoni o pagliai con rotoballe. Ma siamo anche in grado di gestire la burocrazia, i programmi gestionali, i conti e i flussi di cassa dell’azienda. Così come siamo in grado di gestire una maternità, occuparci della cura dei nostri famigliari, tenere i rapporti con gli insegnanti dei nostri figli».
MIRELLA AL LAVORO NEI CAMPI NELLA SUA AZIENDA
Ma se cerchiamo le ragioni della crescita delle donne in agricoltura non dobbiamo guardare solo all’azzeramento del gap fisico con il lavoro maschile. «Molte ragazze frequentano gli istituti agrari e molte si laureano in scienze agrarie o scienze veterinarie o forestali. Ma ci sono molte giovani che scelgono l’agricoltura dopo percorsi di studi completamente diversi. Donne che scoprono che con l’agricoltura sociale si possono aiutare persone fragili o si può lavorare a stretto contatto con i bambini. Ancora, ci sono donne che passano all’agricoltura perché hanno la passione del contatto stretto con le persone che vengono in azienda o a un mercato contadino».
Per accompagnare il fenomeno della crescita delle aziende agricole gestite da donne Coldiretti Donne Impresa Torino chiede politiche per un welfare dei territori.
«Non abbiamo bisogno di favori. Non abbiamo bisogno di elemosine. Abbiamo bisogno di vedere riconosciuto il valore del nostro lavoro e l’importanza ambientale e sociale dell’agricoltura. Vogliamo vedere rispettati i nostri diritti di cittadine come tutti. Noi donne contadine siamo le prime a subire lo spopolamento dei borghi. Siamo le prime a subire l’aridità dei servizi nei territori montani e collinari e la lontananza dei servizi sanitari. Vogliono aiutarci a crescere? Vogliono convincere altre donne a fare impresa con la terra e gli animali? Allora difendiamo dallo smantellamento i servizi sanitari e sociali nei territori rurali; fermiamo la chiusura delle scuole e dei consultori. Apriamo asili nei piccoli comuni, creiamo nuove comunità per i nostri anziani non autosufficienti. Alle donne in campagna servono i servizi di cui hanno bisogno tutti i cittadini e che i nostri sindaci chiedono con forza a una politica che guarda solo ai voti delle grandi aree urbane e che troppo spesso lascia indietro le campagne».
Sempre in prima linea per il riconoscimento dei diritti del mondo agricolo, Mirella Abbà a febbraio ha rappresentato a Bruxelles la protesta del mondo agricolo femminile con la delegazione di Coldiretti che è andata sotto il Parlamento Europeo per protestare contro le politiche verdi e commerciali dell'Unione Europea.
Con lei c'erano altre sei donne imprenditrici agricole della provincia di Torino, una trentina da tutto il Piemonte.
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