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Religione

Il vangelo secondo don Paolo, il parroco ribelle. Dalla predica alla protesta contro il massacro a Gaza

La santa messa di domenica celebrata nella piccola frazione di Mezzi Po, suona come un pugno nello stomaco

Don Paolo Mignani

Don Paolo Mignani, sullo sfondo un bambino con la bandiera della Palestina

Lui è Don Paolo Mignani,  il parroco operaio di Mezzi Po, una piccola frazione di Settimo Torinese. Lo avevamo conosciuto anni fa quando era sceso in strada a protestare contro le discariche e in favore dell'ambiente e degli agricoltori. Da qualche tempo a questa parte ha cambiato i suoi obiettivi e si è concentrato sulla battaglia degli ambientalisti contro la Tav, che peraltro segue molto da vicino recandosi spesso e volentieri al cantiere di San Didero.

E poi contro l'Amministrazione comunale di Settimo Torinese per il moltiplicarsi dei supermercati, ma anche e soprattutto sulle "guerre". 

Da tempo oramai, ha sostituito le classiche "omelie" sui vangeli con altro e in quell'altro c'è di tutto.

Per esempio domenica scorsa ha raccontato di aver ricevuto un messaggio in diretta dalla Palestina dall'amico prete, padre Nandino Capovilla.

"Mi ha dato informazioni come testimone oculare di quanto sta avvenendo a Gaza, riportando anche uno scambio avuto col Vescovo emerito di Gerusalemme - racconta Don Paolo - Alla Messa di questa mattina ho divulgato questo messaggio perchè la gente deve conoscere le cose che realmente stanno avvenendo in Terra Santa. Anche quelle che  i nostri giornali non dicono. Sento il dovere di dare voce a questo grido di dolore che ci giunge dalla terra di Gesù e che spaccano il cuore...".

Don Nandino Capovilla, per chi non ne ha mai sentito parlare, assomiglia tantissimo a Don Paolo e rappresenta un punto di riferimento per il cattolicesimo progressista. Nipote del cardinale, Loris Capovilla, arcivescovo di Chieti, già segretario di Papa Giovanni XXIII non è quello che si dice un sacerdote tradizionale, soprattutto per l’attenzione che ha alle questioni di politica internazionale, prima tra tutte quella palestinese, con i suoi frequenti viaggi in Palestina. Una sua idea? Andare a cogliere le arance a Gaza.

Molto impegnato anche nel combattere i fenomeni di emarginazione, specie quelli connessi ai movimenti geopolitici. Dai senza dimora, per i quali aveva chiesto di mettere a disposizione i telefonini dismessi, agli immigrati e alle giovani donne vittime di tratta, per ospitare le quali è riuscito anche ad acquistare un appartamento con l’aiuto e la generosità dei suoi parrocchiani e dei suoi amici.  Un uomo, insomma, sempre in viaggio e ai confini, dalla Palestina a Lampedusa.

Tornando alla messa di domenica scorsa in quel di Mezzi Po. Don Paolo Mignani ha esplicitamente parlato di "massacro" altro che  “scontri” e “combattimenti”, aggiungendoci il salmo quaresimale (“Signore sono pieno di paura, schiacciato dallo spavento”) e citando un numero mostruoso di morti: “30.000".

Lacrime di un bambino della Striscia di Gaza

Per non dire dei feriti, senza cure né ospedali: 60.000. E degli sfollati: più di un milione... 

"E' tutto il mio popolo sfollato e ancora una volta profugo sulla sua terra, Signore. Ha raccontato il vescovo emerito a Don Nandino Capovilla... - ha aggiunto Don Paolo - Intanto l'Onu non sa più come rivolgersi ai governi che, come quello Italiano, appoggiano il massacro: “Un milione e mezzo di palestinesi ha la morte in faccia, senza cibo, acqua e cure. La risposta umanitaria è a brandelli: i nostri operatori sono colpiti, tenuti sotto tiro, attaccati e uccisi. Un massacro mai visto. La storia non sarà clemente. Questa guerra deve finire!"

E sempre don Paolo dando voce a Michel Sabbah Patriarca emerito di Gerusalemme: "Ha detto a Don Nandino di essere riuscito a parlare con un parrocchiano a Gaza.  E sono sue queste parole: Padre, siamo già morti. Un’altra guerra hanno scatenato contro di noi: malattie contagiose, fame che ci fa impazzire, mancanza di tutto, dall’acqua all’elettricità. La vita si spegne giorno per giorno di più e il mondo si volta dall’altra parte perché siamo palestinesi. Padre prega per noi...”.

Ordinato prete nel 1978 a Torino dal cardinale Anastasio Ballestrero, Don Paolo - lo diciamo per chi non lo conosce o non ha mai letto nulla sul suo conto - nello stesso anno viene assunto all’AMRR (Azienda Municipale Raccolta Rifiuti), dove lavora come spazzino fino al 2001. Dal 1975 fa parte della GiOC (Gioventù Operaia Cristiana).

Tra le notizie diventate virali sul web che lo riguardano una fa riferimento ad una lettera inviata ai vescovi italiani nel dicembre scorso. Il finale riprendeva una famosa frase romanesca di Papa Wojtyla: “Dàmose da fa’ e volémose bene.”

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