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Torino Aosta
07 Febbraio 2024 - 00:20
Si è riunito ieri in Prefettura a Torino il Comitato Operativo Viabilità per analizzare le criticità sul tratto autostradale Torino-Aosta, congestionato nei weekend a causa di alcuni lavori. Dopo i sopralluoghi effettuati da Ativa e dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, è stato dato il via libera all'apertura, in regime di cantiere, delle due carreggiate del ponte sul Chiusella e di tutte le rampe di interscambio di Pavone Canavese.
La misura, che verrà applicata entro il prossimo fine settimana, servirà a garantire un miglioramento della circolazione in entrambe le direzioni.
Verrà inoltre spostato il filtraggio dei mezzi pesanti oltre le 3.5 tonnellate sulla bretella Ivrea-Santhià dall'interscambio di Pavone allo svincolo di Albiano.
Il concessionario Ativa ha garantito il rafforzamento del personale degli ausiliari alla viabilità e gli agenti della Polizia Stradale saranno presenti con più pattuglie per il controllo ed il rispetto dei divieti imposti.
Negli ultimi fine settimana, i cantieri e il forte traffico da e per la Valle d'Aosta, avevano congestionato il traffico con code fino a 16 chilometri tra Quincinetto e Ivrea.
"La riunione in Prefettura a Torino richiesta dal Mit ha portato alle conclusioni già richieste nella giornata di ieri. Una decisione indispensabile per ottimizzare la circolazione in entrambe le direzioni - ha commentato il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi dopo l'incontro - Auspichiamo altresì una sagomatura meno impattante per il traffico sull'interscambio di Pavone che sarà riposizionato all'altezza del casello di Albiano per evitare il transito ai mezzi pesanti oltre le 3,5 tonnellate sulla bretella Ivrea-Santhià. Confidiamo nel rapido ritorno alla normalità su un territorio che nei prossimi giorni accoglierà migliaia di persone per il Carnevale di Ivrea".
Felici e sorridenti anche il Governatore e l’assessore regionale ai trasporti.
"Come due settimane fa il buon senso aveva consentito di evitare la chiusura di un tratto di autostrada - commentano Alberto Cirio e Marco Gabusi - così oggi la disponibilità al confronto di tutti i soggetti coinvolti ha consentito di arrivare a una soluzione che consente di limitare i disagi per automobilisti e pendolari e al contempo di garantire la sicurezza. Come Regione abbiamo lavorato per questo risultato, per difendere il diritto alla mobilità dei piemontesi che si spostano in questa zona e che fanno già i conti con l'interruzione della linea ferroviaria per Aosta a causa dei cantieri per l'elettrificazione”.
Qualche “perplessità” ad Aosta.
“Dal confronto che si è sviluppato- commenta il presidente della Regione Valle d'Aosta Renzo Testolin dopo aver partecipato in videoconferenza nel pomeriggio al Comitato operativo viabilità della prefettura di Torino insieme al capo del Dipartimento regionale protezione civile e vigili del fuoco, Valerio Segor - sono scaturite alcune soluzioni tecniche riguardanti la viabilità sul viadotto Chiusella con lo spostamento del filtraggio dei mezzi pesanti dallo svincolo di Pavone all'uscita di Albiano, agevolando così oltre all'ingresso in svincolo su due corsie anche la viabilità sulla A5 verso Torino che avrebbe a disposizione un'ulteriore corsia di marcia. Benché non totalmente risolutive, le misure individuate dovrebbero ridurre le problematiche anche per la viabilità non autostradale e costituiscono comunque un passo in avanti nel rendere più fluido il traffico in uscita dalla Valle d'Aosta durante i fine settimana e in concomitanza con i prossimi festeggiamenti del Carnevale".
"Ringraziamo la prefettura di Torino - aggiunge Testolin - Abbiamo preso atto con piacere delle dichiarazioni dei dirigenti del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che, anche a seguito delle nostre rimostranze e delle preoccupazioni espresse dagli operatori economici valdostani, hanno oggi manifestato attenzione nei confronti delle esigenze emerse dai territori".
Ieri, in mattinata, infatti, di fronte ai forti disagi, ad alzare la voce erano stati in tanti a cominciare dalla Chambre Valdôtaine e dalle associazioni di categoria, assieme alle società di gestione dei Trafori del Monte Bianco e del Gran San Bernardo
"Quelli che erano gli scenari più pessimistici - avevano stigmatizzato in corso - si stanno trasformando in realtà, con importanti ricadute negative sia dal punto di vista economico e produttivo, sia di immagine per il comparto imprenditoriale valdostano. In assenza di risposte Ministeriali o da parte di Ativa che possano lasciare intravedere una luce in fondo al tunnel in cui ci troviamo da una parte è nostra ferma intenzione portare avanti una importante opera di sensibilizzazione istituzionale attraverso tutte le nostre rappresentanze nazionali, e dall'altra riteniamo ormai indispensabile che la Valle d'Aosta, attraverso le sue istituzioni, sia maggiormente coinvolta direttamente nella gestione di una situazione emergenziale che non si può più pensare essere circoscritta al solo Piemonte, ma che ha ricadute dirette ed immediate sulla nostra regione e sulla nostra economia. E’ necessario giungere rapidamente ad una composizione tecnico-amministrativa della controversia, che consenta di normalizzare il transito autostradale e scongiurare il rischio di collasso della viabilità internazionale, che è un valore aggiunto a cui non solo la Valle d'Aosta, ma anche l'intero sistema economico nazionale, non possono rinunciare".
E la polemica tecnico amministrativa a cui fanno riferimento è evidentemente quella sul bando che riguarda la concessione di questa autostrada (Torino-Quincinetto), della Torino-Piacenza gestita da Satap, della tangenziale di Torino e della bretella Ivrea-Santhià gestite da Ativa.
Capita tutto queste proprio durante una gestione provvisoria della rete autostradale che andrà al Consorzio Stabile-Sis del gruppo Fininc della famiglia Dogliani dopo che nell’ottobre scorso il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dal gruppo Astm (Gavio) socio di maggioranza di Ativa.
Da qui, stando ai maligni, la decisione di dare il via a una lunga serie di lavori, per allungare i "tempi del passaggio" e anche un po' la cifra che i Dogliani dovranno mettere sul piatto per prendere possesso delle autostrade.
Il progetto di messa in sicurezza del tratto sul ponte Chiusella contro il pericolo di alluvione risale al 2012.
Iniziati nell’agosto del 2018 i lavori sono finiti addirittura nel novembre del 2021 perchè manca il certificato di agibilità rilasciato dal Ministero delle infrastrutture (MIT).
Da lì in avanti si era deciso di aprire solo in direzione di Ivrea obbligando chi viaggiava in direzione Torino a risalire un tratto di A5 in direzione Aosta, quindi uscire a Ivrea per poi rientrarvi successivamente.
Da qui la decisione di fare da sè (chi fa da sè fa per tre) le prove di carico sul ponte Chiusella e il collaudo statico delle opere funzionali all’apertura del traffico. Ativa lo fa e annuncia la riapertura per il 14 dicembre del 2023. Lo fa e scatta il primo braccio di ferro con il Ministero. Viene fuori che il Ministero quei lavori non li avrebbe mai "condivisi".
Il Ministero scrive "altolà" e Ativa minaccia di chiudere tutto. Interviene il Prefetto, il Ministero scende a più miti consigli e Ativa lascia tutto così com'è, salvo restringere ulteriormente le carreggiate con obblighi di uscita forzata a Ivrea a chi proviene da Torino e vuole andare a Milano, stesso film per chi arriva da Milano e vuole andare ad Aosta. Tutti a Ivrea a ingolfare strade, stradine e presunte scorciatoie.
Ciliegina sulla torta i lavori al viadotto denominato “Camolesa”, al km. 15+788 del Raccordo A4/A5 Ivrea-Santhià con la demolizione dell’impalcato della carreggiata in direzione Santhià e l'istituzione del doppio senso di marcia sulla carreggiata in direzione Ivrea, con divieto di transito ai mezzi con massa a pieno carico superiore alle 3,5 tonnellate, in entrambe le direzioni.
Morale? Tir che cominciano a vagare in lungo ed in largo per le strade di tutto l'eporediese distruggendo fioriere e panchine.
Lo scontro tra i “padroni piemontesi delle autostrade” era in corso da tempo, dal 2019, per l’esattezza, dal giorno dell’aggiudicazione della gara a cui avevano partecipato il gruppo dei fratelli Gavio (ASTM) che attualmente le gestisce attraverso Ativa, e il Consorzio Stabile Sis guidato dalla famiglia Dogliani di Cuneo.
Si è andati alle calende greche ed è davvero un peccato, considerando che i vecchi gestori “hanno continuato a gestire” con il minimo sforzo (a parte il rifacimento del viadotto), pur incassando il pedaggio con il massimo dei risultati.
Tutti, nessuno escluso, a cominciare da Ativa, la cui concessione della tangenziale di Torino, della Torino Quincinetto e della bretella di Santhià è scaduta addirittura (udite, udite) nel settembre del 2016, sette anni fa.
Con il senno del poi, non si fosse perso tutto questo tempo, a pochi mesi dalla scadenza, si sarebbe potuto assecondarla prorogando la concessione in cambio di un project financing con veri investimenti su tutta la rete autostradale.
Ironia della malasorte capita tutto questo dopo che nel luglio di tre anni fa (correva 2020) il Gruppo Astm (convinto di potersi prendere tutto il Piemonte) ha acquistato dalla Città di Torino e dalla Città Metropolitana il 19,347% del capitale di Sitaf, portando la sua quota al 67,22%.
Sitaf, per la cronaca, è titolare della concessione (scadenza nel 2050), per la gestione del traforo del Frejus, lungo circa 13 km, e dell’Autostrada A32 Torino-Bardonecchia della lunghezza di 73 km.
La scalata di Gavio in Sitaf era chiara fin dall’ottobre del 2019 quando sborsò ad un azionista di peso di Ativa, cioè Mattioda di Cuorgnè la bellezza di 53,6 milioni per acquistare il 10,19% salendo al 47,08%, come socio l’Anas al 51,09.
Concentrandoci sulla Torino-Quincinetto, tra gli obblighi del nuovo concessionario, oltre ad un piano finanziario della durata di 12 anni c’è anche il pagamento di circa 305 milioni di euro agli attuali concessionari (171 milioni per Ativa e 134 per Satap) che a questo punto, dopo l’acquisto di un ulteriore 30% di Ativa da parte di Gavio diventerebbero quasi tutti soldi per il Gruppo Gavio.
ll nuovo concessionario dell’A5, oltre al nodo idraulico di Ivrea, dovrà occuparsi dell’adeguamento sismico e del risanamento acustico di tutti i cavalcavia e dei sovrappassi.
Alle cifre indicate si aggiungono, infine, circa 685 milioni per la manutenzione ordinaria, più l’obbligo di mantenimento di tutto il personale, un nuovo sistema tariffario e tutt’intorno a Torino anche un nuovo sistema di pagamento attraverso il Free-flow Multilane con eliminazione dei caselli della Falchera, di Bruere, Settimo Torinese Tangenziale, Beinasco, Trofarello e Vadò. Allo stato attuale, checchè se ne dica, non si prevede l’eliminazione dei caselli sulla To5 per trasformare un pezzo di autostrada in circonvallazione di Ivrea.
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