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In Canavese come a Bologna: limite dei 30 km/h in centro città

La proposta dei tecnici durante la discussione del Piano Urbano del Traffico di Cirié: ma la cosa non piace a tutti

E se in Canavese si facesse come a Bologna?

E se in Canavese si facesse come a Bologna?

Che sia chiaro: qui i politici non c'entrano (ancora) nulla. La proposta di rendere alcune parti del centro cittadino di Cirié "zona 30" arriva dai tecnici durante l'esposizione del Piano urbano del traffico di Cirié, avvenuta lo scorso lunedì in commissione consiliare. Per un anno, alcuni esperti in materia hanno studiato i flussi di traffico nel centro cittadino e sono giunti a una conclusione: tanti (troppi) vanno tanto (troppo) forte in macchina.

E così, i tecnici che si sono occupati del problema hanno esposto l'idea di realizzare attorno a via Vittorio un'altra zona dove le auto non possono superare i trenta chilometri orari. Hanno portato all'attenzione della commissione altre esperienze simili (tipo quella di Cuneo) che hanno avuto un buon successo. 

Diciamo "un'altra zona" perché a Cirié, a dire il vero, una zona 30 c'è già. È quella che ruota attorno a via Parco, dove la Città si fa intricata e le auto attraversano strade e incroci a bassissima visibilità, peraltro spesso frequentati da pedoni. Eppure l'idea non piace a tutti.

Il consigliere di minoranza Davide D'Agostino

Il consigliere di minoranza di Fratelli d'Italia Davide D'Agostino sta sul piede di guerra: "Mah - ci dice a telefono - il mio timore è che qui più che 30 chilometri orari ci siano 30 persone, soprattutto se non dovesse essere coinvolto il tessuto produttivo cittadino".

Insomma, il timore di D'Agostino è che rallentare il traffico nel centro storico (posto che l'indicazione dei tecnici venga recepita e trasformata in decisione politica dalla Giunta) non faccia bene alla Città: "Sulla carta magari pare un'operazione magnifica, e poi come abbiamo visto nelle grandi città magari la gente si stufa e smette di frequentare".

Le polemica sulla zona 30 hanno recentemente investito la città di Bologna, il cui sindaco dem Matteo Lepore ha deciso di "blindare" il centro storico rendendolo proprio una grande zona 30. Sul sindaco si sono scatenate le polemiche del centrodestra. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini aveva addirittura criticato la cosa proprio qui, alle porte del Canavese. Per la precisione all'aeroporto di Caselle in occasione della presentazione della "nuova" Torino-Ceres.

"Se la zona 30 dovesse concretizzarsi potremmo ritrovarci di fronte a un centro cittadino ulteriormente desertificato - riflette D'Agostino -. Molto dipende anche dai cittadini: c'è chi si adegua ma c'è anche chi è più intransigente". Insomma, per il consigliere di minoranza sarebbe d'obbligo, se l'idea diventasse realtà, regolarsi e parlare coi cittadini, per capirne le esigenze.

"Era solo una 'fase uno'" rassicura il vicesindaco Aldo Buratto, titolare della delega alla viabilità. Buratto spiega che non c'è alcuna decisione che al momento la Giunta Devietti avrebbe preso in merito alla trasformazione del centro in zona 30. Insomma, per ora resta un suggerimento dei tecnici. In futuro chi lo sa.

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