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Eredità Paludetto: tra i proprietari del Castello, una contessa morta 40 anni fa

Sempre più fitto il mistero che avvolge la successione di Davide Paludetto, mancato improvvisamente a 53 anni

Eredità Paludetto: tra i proprietari del Castello, una contessa morta 40 anni fa

E' sempre più fitto il mistero che avvolge la successione di Davide Paludetto, mancato improvvisamente a 53 anni.

Il curatore nominato dal Tribunale di Ivrea è al lavoro da più di un mese, ma la matassa continua ad essere sempre più ingarbugliata. Se all'inizio sembravano esserci nove soci e sei lontani parenti, ora spunta anche una contessa dall'Aldilà.

Dalle ricerche effettuate, infatti, sembra che una parte del Castello vecchio appartenga ancora alla contessa Mercurina Passerin d'Entreves, ultima erede di Carlo Ogliani, morta nel 1978.

"E questa è solo l'ultima novità" commenta il sindaco Roberto Andriollo che dal primo giorno si è fatto carico della situazione per quanto in suo potere. Dopo la morte di Davide Paludetto, i carabinieri avevano consegnato a lui le chiavi del Castello con la responsabilità di tutto ciò che conteneva. Subito dopo il sindaco si era recato in Tribunale per chiedere che venisse aperta la successione. A quel punto era stato nominato un curatore cui aveva consegnato le chiavi e la responsabilità di tutto ciò che sarebbe seguito da quel momento.

"Continuo a sentire il curatore che mi aggiorna sugli sviluppi. Per il nostro Comune quel Castello ha un grosso valore storico e faremo di tutto affinché il patrimonio contenuto non vada disperso. Ma la situazione, anziché diventare più chiara, si ingarbuglia sempre di più. La storia, tra soci ed eredi, è un po' confusa. A febbraio, secondo quanto mi ha detto il curatore, le idee saranno più chiare. Aspetto con fiducia".

Da quando il curatore si è insediato, sta lavorando con solerzia: "E' molto deciso - conferma il sindaco - e di passi avanti ne ha già fatti parecchi".

Tra i più importanti, la restituzione delle opere ospitate nel Castello agli artisti legittimi proprietari: "Le operazioni sono già iniziate - spiega il sindaco Andriollo -. Entro metà febbraio dovrebbe concludersi tutto".

Per gli amici artisti, la scomparsa di Davide, sei mesi dopo quella del padre Franz, era stato un colpo molto duro. E questo perché il legame che li univa ai due galleristi per molti di loro era prima di tutto di amicizia.

Franz e Davide Paludetto

Il sogno in larga parte realizzato da Franz Paludetto, era quello di creare lì al Castello una casa degli artisti, un luogo in cui potessero lavorare, creare. Un progetto nato a metà degli Anni Ottanta - quando Franz Paludetto inizia a credere nell'Arte Contemporanea - e legato a doppio filo con il Castello di Rivoli.

A Rivoli nasce il Museo, a Rivara, invece, una fucina in cui dare la possibilità agli artisti di creare. Un'opportunità che ha segnato il successo di moltissimi artisti come Aldo Mondino. "In quegli anni Mondino, di ritorno dalla Francia, non aveva nulla, neppure un luogo in cui andare. Franz lo ha accolto a braccia aperte. Per lui era come un fratello e insieme hanno portato avanti questo ambizioso progetto" spiega Paolo Grassino, amico di Franz e Davide, scultore e docente presso l'Accademia Albertina di Torino.

Il Castello e tutto ciò che contiene, rappresentano innanzitutto l'eredità spirituale di Franz Paludetto, prima, di Davide, poi: "Faremo di tutto per salvaguardare questo patrimonio perché ha rappresentato il progetto di vita di Franz ed ora è quello che si aspetterebbe da noi" affermano gli amici artisti.

Per quanto riguarda le opere contenute all'interno del Castello in questi giorni stanno tornando ai loro legittimi proprietari: "Gli artisti hanno dichiarato al curatore quali opere appartenessero loro e, dopo un controllo incrociato con i due curatori e il custode del Museo, sono iniziate le operazioni di riconsegna" spiega il sindaco. "Ci vorrà un po' per riconsegnarle tutte. Sono molte" aggiunge poi.

Si aprirà poi la questione relativa all'effettivo contenuto del Castello. Oltre alle opere degli artisti semplicemente conservate lì dentro, ci sono quelle acquisite nella collezione dei Paludetto.

"Il grosso problema - spiega Grassino - è che nessuno ha esattamente idea di ciò che i quattro piani del Castello e il parco contengano. Per questo è fondamentale che partano delle procedure a tutela del patrimonio e di noi artisti".

L'artista Aldo Mondino

"Davide - racconta Maura Banfo, artista e amica - aveva iniziato il riordino degli archivi dopo la morte di Franz. Era riuscito a sistemare tutto il materiale contenuto su un piano. Peccato che ce ne siano altri tre, tutti straripanti di opere. Inoltre, la mostra terminata proprio nel giorno in cui è morto Davide aveva fatto arrivare al Castello moltissime opere alcune delle quali erano esposte nel parco. Ci preoccupa molto non sapere quanto tempo potrà passare poiché senza un'adeguata manutenzione molti lavori sono soggetti a deterioramento".

Il pranzo per il compleanno di Davide. Era il 13 ottobre, un mese dopo è improvvisamente mancato

E poi c'è un'altra questione, quella relativa ai servizi per i quali un'ala del Castelo veniva utilizzata. Parliamo di matrimoni, convegni, eventi che si tenevano nel grande salone che i Paludetto affittavano.

"Finché non si definisce la successione, tutto resterà bloccato - allarga le braccia il sindaco -. Un problema non indifferente. Da maggio in poi, infatti, la struttura era stata già opzionata per cinque matrimoni e diversi eventi. So che gli sposi stanno già cercando altre location perché è certo che per la primavera il Castello non sarà disponibile. Ma spero di tutto cuore che si possa tornare presto ad utilizzarlo con questi scopi. Ci sono le bollette da pagare, il giardino da curare. Davide Paludetto stesso se ne prendeva cura e senza qualcuno che se ne occupi quel parco rischia di diventare un bosco in poco tempo".

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