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Ozegna
26 Gennaio 2024 - 10:45
Enrico Beruschi riceverà la cittadinanza onoraria
Sarà un Giorno della Memoria speciale, quello che verrà celebrato ad Ozegna il prossimo 2 febbraio presso il Palazzetto dello Sport “Natalina M.” con una cerimonia che avrà inizio alle 9,30 del mattino.
Il sindaco Sergio Bartoli per dare ancora più evidenza all'importante giornata ha deciso di conferire due cittadinanze onorarie e una benemerita.
Il più alto riconoscimento che un Comune possa conferire verrà dato all'attore Enrico Beruschi e all'attrice Margherita Fumero per il loro impegno nel docufilm "70072: La bambina che non sapeva odiare", ispirato alla storia di sopravvivenza nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau di Lidia Maksymowicz, attiva testimone dell’Olocausto. A lei il Comune conferirà la cittadinanza benemerita.
Il sindaco di Ozegna Sergio Bartoli
Il sindaco Sergio Bartoli motiva così la sua decisione: "Ho ritenuto doveroso proporre al Consiglio Comunale l'attribuzione della Cittadinanza Benemerita alla signora Lidia Maksymowicz, la cui storia di sopravvivenza ad Auschwitz-Birkenau e di attiva testimone dell’Olocausto ha profondamente toccato non solo la nostra comunità, ma anche persone in tutto il mondo. La sua presenza e il suo impegno sono un contributo inestimabile alla memoria collettiva e all’educazione delle nuove generazioni".
Per quanto riguarda la cittadinanza onoraria ai due celebri attori aggiunge: "Sono entrambi riconosciuti per aver rivoluzionato il panorama televisivo italiano a partire dagli anni '80 e per il loro ruolo nel diffondere cultura, arte e tradizioni. Il loro lavoro nel docufilm “70072 La Bambina che non sapeva odiare”, prodotto dall’Associazione “La Memoria Viva” e promosso dal Sen. Eugenio Bozzello, è stato fondamentale nell'onorare e ricordare la storia di Lidia Maksymowicz".
Poi Bartoli aggiunge: "Questo evento rappresenta non solo una commemorazione, ma anche un'opportunità per onorare coloro che hanno dato un contributo significativo alla nostra comunità e alla storia umana. Invitiamo tutti a partecipare e a condividere questo momento di riflessione e riconoscimento".
Gli attori Enrico Beruschi e Margherita Fumero
IL DOCUFILM
"70072: La bambina che non sapeva odiare" racconta la storia vera di Lidia Maksymowicz,polacca di origini bielorusse sopravvissuta ai lager nazisti. Deportata ad Auschwitz-Birkenau e sottoposta ai raccapriccianti esperimenti del dottor Mengele nel lager perde ogni traccia della madre, che crede morta e che ritroverà invece molti anni più tardi.
Lidia era stata deportata con la mamma, perché sospettata di collaborazionismo con i partigiani. Identificate entrambe nel campo come prigioniere polacche, con la "P" cucita sull'uniforme a righe, la mamma è stata trasferita nella baracca delle lavoratrici, Lidia, invece, in una "casa piena zeppa di bambini di diverse età nazionalità". Era la baracca in cui operava il medico Josef Mengele che faceva esperimenti con gli essere umani, soprattutto bambini. L'incontro con la mamma naturale si realizzò dopo 17 anni anche se Lidia decise di restare con la famiglia adottiva.
Lidia Maksymowicz nel 2021 è stata ospita dell'associazione La Memoria Viva di Castellamonte, e ha girato tutto il Canavese raccontando ai ragazzi la sua storia
"Io di mamme ne ho avute due - racconta nella sua testimonianza Lidia - quella che mi ha dato alla luce, e che mi è stata rubata nel campo di concentramento a 3 anni, e la mamma polacca che mi ha adottato una volta libera e a cui devo la mia salvezza".
Lidia Maksymowicz è una delle ultime superstiti dell'olocausto in Europa e oggi residente a Cracovia, in Polonia. Nella primavera del 2021 è stata ospite dell'associazione La Memoria Viva di Castellamonte per raccontare ai giovani di tutto il Canavese la sua testimonianza raccolta poi nel docufilm a lei dedicato "70072: La bambina che non sapeva odiare".
Durante il suo viaggio in Italia Lidia Maksymowicz il 26 maggio del 2021 è stata anche in visita dal Santo Padre. Al momento del baciamano, durante l'udienza generale, Lidia aveva scoperto il braccio mostrando il tatuaggio da ex prigioniera di Birkenau. Papa Francesco dopo averla guardata per qualche istante si era chinato dandole un bacio proprio su quel numero che dopo 76 anni le ricorda quotidianamente l'orrore vissuto.
"Il gesto del Santo Padre - aveva raccontato la donna in un'intervista con Vatican News - mi ha rafforzato e riconciliato con il mondo". "Con Papa Francesco ci siamo capiti con gli occhi, non dovevamo dirci nulla, non c'era bisogno di parole".
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