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Sei anni per lo scatto perfetto: ecco com'è nata la foto di Valerio Minato

L'intervista al fotografo che ha immortalato l'essenza di Torino

Arte e cultura

Valerio Minato accanto alla sua opera fotografica "Cathedral, Mountain, Moon", in un montaggio digitale della redazione.

La fotografia "Cathedral, Mountain, Moon" del fotografo piemontese Valerio Minato è letteralmente diventata virale, un autentico fenomeno culturale! Catturando l'essenza di Torino con un gesto poetico di luce e paesaggio, questa immagine è diventata un simbolo di orgoglio per torinesi e piemontesi, un emblema condiviso con entusiasmo nei corridoi digitali dei social media. Vi è poi chi - come me, lo confesso - l’ha messa come desktop nel proprio computer o come sfondo dello smartphone. 

Questa fotografia, in pratica, sotto i riflettori della luna del 15 dicembre scorso, alle 18.52, è riuscita ad elevare la città sabauda, con la sua Basilica di Superga e il Monviso, ad una dimensione atemporale per farla diventare partecipe dell’universo ed essere ammirata da tutti gli sguardi del mondo.

"Cathedral, Mountain, Moon", l'opera del fotografo piemontese Valerio MinatoImmagine scaricata direttamente dal sito https://apod.nasa.gov/apod/ap231225.html

La foto è stata scattata nelle quiete colline che dolcemente ondeggiano tra Castagneto Po e San Raffaele Cimena, dove Minato, armato solo della sua macchina fotografica, ha catturato un istante che sembra trascendere la stessa essenza del tempo. "Cathedral, Mountain, Moon" non è solo un titolo, è un portale verso un mondo dove la bellezza naturale si fonde con il tocco astrale, creando un ponte visivo che unisce il terreno al celestiale. La foto sembra addirittura un inno alla grandezza silenziosa della natura che, con la città di Torino in lontananza, diventa testimonial di una pace universale.

Valerio Minato durante uno dei suoi tantisopralluoghi alla ricerca dello scatto perfetto.

L’opera è talmente bella da sembrare irreale: un trionfo visivo che sfiora i confini tra sogno e realtà. Alcuni, forse scettici o malpensanti, hanno addirittura ipotizzato che sia troppo perfetta e che si tratti di un inganno… Ma la verità è, almeno in questo caso, molto più affascinante di qualsiasi finzione! Dietro a questo memorabile scatto di pochi istanti d’esposizione, vi è una storia umana di infinita pazienza e perseveranza, di un pellegrinaggio creativo alla ricerca del momento perfetto in cui la luce e il paesaggio avrebbero giocato la loro parte in un'armonia prestabilita.

Valerio Minato non si è imbattuto per caso nella perfezione del momento. Valerio ha studiato, ha osservato, ha atteso con la dedizione di chi sa che il capolavoro della natura e l’arte della fotografia richiedono rispetto e impegno. Come lo sappiamo? Abbiamo ascoltato la narrazione dell’opera direttamente dalla voce dell'autore.

L’intervista

Valerio, che cosa ti ha ispirato a catturare l'allineamento celeste sopra Torino?

"L’ispirazione mi è venuta nel 2017 quando ho iniziato a gironzolare per le colline sopra a Chivasso di Castagneto Po e San Raffaele Cimena. Da lì, un terreno ormai familiare eppur pieno di misteri, ho compreso che vi sarebbe stata la possibilità di scattare una foto che includesse, allineati, la Basilica di Superga, il Monviso e la luna, una triade celestiale in perfetto allineamento. E’ stato un lavoro di ricerca, attraverso vari sopralluoghi, del punto esatto in cui i tre soggetti si allineavano uno sull’altro. Grazie alla mia esperienza, mi sono reso conto che alcune fasi lunari avrebbero regalato l’angolazione ideale per catturare quello che sentivo essere il tramonto perfetto. Da lì ho iniziato ad affinare i miei tentativi fino alla sua realizzazione. Il momento dello scatto l’ho determinato in base alle tabelle dove vi sono gli angoli azimutali della luna collegati ai calendari".

Quanto è stato significativo avere la tua foto riconosciuta dalla NASA come "Astronomy Picture of the Day"?

"Il riconoscimento Apod è stato un vero onore, un evento meraviglioso ed incredibile, che ha dato ancor più lustro al mio scatto, che comunque si stava affermando con vigore. Possiamo dire che è stato il punto di svolta. Da quel momento ne hanno iniziato a parlare anche i media. Oltre alla visibilità, devo confessare che è stata una grande gratificazione personale. Questa esperienza ha superato le mie aspettative. Figurati che era la prima volta che mi candidavo e mi han subito premiato! Sono veramente molto soddisfatto".

Sei riuscito ad evitare l'uso di manipolazioni digitali nella tua fotografia. Perché questo aspetto è importante per te e come influisce sull'autenticità dell'astrofotografia? Inoltre, cosa rispondi alle persone che ti accusano di aver prodotto un ‘falso’?

"La fotografia è un’arte che detiene una purezza artistica intrinseca, con regole e tecniche che sono l’anima della sua espressione. Per coloro che desiderano esplorare la sfera dell'arte digitale, che include il montaggio e la manipolazione delle immagini, la libertà creativa è illimitata. Tuttavia, ritengo che sia fondamentale mantenere trasparenza sulla natura delle opere create, distinguendo chiaramente tra 'arte digitale' e fotografia tradizionale al momento della loro pubblicazione! Tornando ai miei scatti, basta studiare che cos’è realizzabile e concentrarsi su quello, scartando tutto il resto. Per coloro che avanzano dubbi sulla veridicità della mia fotografia, rispondo con la serenità di chi sa che la propria arte nasce da un impegno autentico e da un profondo rispetto per il mezzo fotografico. È possibile che vi sia una mancanza di comprensione delle sfumature tecniche o forse un pizzico di invidia dietro queste critiche. Ma preferisco concentrarmi sull'essenza del mio lavoro, lasciando che sia la qualità delle mie immagini a parlare per sé".

Il tuo lavoro è stato descritto come un'epopea personale, una narrazione di persistenza e di puro estro creativo. Come bilanci la visione artistica con la natura imprevedibile degli eventi celesti?

"La cosa fantastica di questo tipo di fotografia è quella di essere in balia di alcuni eventi, di non avere mai la certezza di riuscire a realizzarlo. Cimentarsi in una sfida contro le improbabilità rende il lavoro molto più complesso, ma avvincente. Magari devi attendere tanto tempo, ma quanto finalmente tutto fila liscio allora l’esperienza si trasforma in un trionfo, un vero momento di gratificazione. È la conferma che hai catturato un attimo non solo di bellezza, ma di eternità".

Che cosa consigli agli aspiranti fotografi che vogliono catturare il mondo naturale con la stessa fedeltà che hai mostrato tu?

"La fotografia è un atto di dedizione totale, un equilibrio tra il tempo disponibile e l'impegno assoluto. Dietro ogni scatto memorabile c'è un’intensa preparazione, una pianificazione meticolosa e ore di studio appassionato. Immagini come questa non sono frutto del caso; sono l'esito di una lunga e tenace attesa artistica. La chiave è la resilienza. Raramente la perfezione si rivela al primo tentativo. Ogni scatto è un passo in più verso il capolavoro, ogni tentativo fallito un preludio all'inevitabile successo per chi non si arrende mai".

Quali sono i tuoi prossimi passi nel mondo della fotografia?

"Ho già in mente un progetto che porterò avanti con indomabile determinazioneÈ ancora un segreto, una visione che sto plasmando e che, al momento, non voglio ancora svelare".

Se volessi descrivere la tua opera ad una persona ipovedente, cosa le racconteresti?

"Tenterei di descriverle la maestosità di quell’istante; di quando un minuscolo frammento di cielo diventa la scena di un miracolo cosmico: un perfetto allineamento, un connubio celeste. È lì che la Basilica di Superga, la cima del Monviso e il sottile arco di una luna crescente si stringono in un abbraccio visivo. Questo trittico, racchiuso in un angolo di cielo apparentemente troppo piccolo per contenere tanta meraviglia, offre uno spettacolo di rara e delicata bellezza".

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