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Il caso

Il vigile canavesano finisce su Striscia la Notizia

La droga smerciata sotto il naso della polizia municipale

Il vigile canavesano finisce su Striscia la Notizia

Il vigile nell'auto è Paolo Cinquanta, di Rivarossa

Giovedì sera a Striscia la notizia è andata in onda l’inchiesta di Vittorio Brumotti sullo spaccio a Torino. L’inviato del tg satirico di Antonio Ricci ha documentato nel quartiere Barriera di Milano decine di pusher che spacciano giorno e notte, anche davanti alle forze dell’ordine. Brumotti ha esposto il problema all’agente della polizia municipale in pattuglia e, per evitare che la situazione degeneri, gli ha chiesto la cortesia di restare a presidiare la zona.

Lo spaccio in Corso Palermo a Torino

"C’è spaccio da tutte le parti, - spiega Brumotti - ci volevano vendere cocaina da tutte le parti. Siamo in Corso Palermo, la situazione è drammatica, avete visto quanto spaccio? Lo fanno davanti all'auto della polizia municipale". 

L'agente interpellato è Paolo Cinquanta, ex consigliere comunale di Rivarossa e vigile a Torino: "Sono da solo. Il mio superiore mi ha detto di fare quello che devo fare. Voi potete chiedere aiuto anche alle altre forze di polizia. Posso anche ritornare dopo e vedere, come vede sono anche da solo".

A quel punto Brunotti replica: "Anche no siamo soli, ci siamo io e il cameraman. Vabbè, vorrà dire che mi travestirò da Enrico Lucci".

Quindi la troupe di Striscia si è spostata al Parco Sempione, dove ha scovato un’enorme base dello spaccio a cielo aperto. Insieme a Brumotti è intervenuta la polizia, che ha smantellato la base dove erano nascosti, oltre alla droga, grandi quantità di soldi, armi e documenti rubati.

Parla il Sindacato Ugl (Unione generale del lavoro): “Intollerabile gogna mediatica sulla Polizia Locale”

Il diritto di cronaca di un giornalista è sacro. Ma se per fare un servizio scoop bisogna umiliare un lavoratore questo è veramente insostenibile.

Questo è successo ad un agente di polizia locale a Torino che, suo malgrado, è diventato uno protagonista della trasmissione Striscia la notizia in un servizio di Brumotti in zona barriera di Milano.

La zona è tristemente famosa per il degrado, la microcriminalità per lo spaccio di droga. I residenti esasperati hanno denunciato più volte la grave situazione, si sentono assediati, hanno paura di scendere in strada anche per le più elementari esigenze come fare la spesa o buttare l’immondizia.

Sono vittime di un degrado insostenibile.

Ma vittime sono anche gli agenti di Polizia Locale che, per lavoro, presidiano il territorio malfamato. Spesso lasciati soli e vulnerabili anche nelle ripetute situazioni di emergenza.

Anche tutto questo ha diritto di cronaca. Documentare che nonostante si abbia paura non ci si sottrae al proprio lavoro, nonostante il fatto che non si è adeguatamente supportati si rimane lì, tra spacciatori e delinquenti, perché si ha la consapevolezza che spesso la polizia locale è l’unico riferimento possibile proprio per i residenti.

Anche se si superano i sessanta anni e i colleghi delle polizie di stato, con lo stesso lavoro di presidio sul territorio, già sono in pensione perché a loro, giustamente, viene riconosciuto il lavoro rischioso che fanno.

Agli Agenti di Polizia Locale tutto questo è negato e per 1500 euro al mese devono rimanere in strada anche fino a 67 anni.

Facciamo un appello a Striscia la Notizia – dichiara il segretario nazionale della UGL Autonomie Ornella Petillo – facciamo un appello al giornalista Brumotti che “continui” il suo servizio

attraverso un’altra ottica. Quella dei lavoratori della Polizia locale che sono costretti a lavori massacranti e pericolosi in una condizione di totale non riconoscimento.

Il lavoro degli agenti di Polizia Locale in Italia non è per nulla riconosciuto, la carenza di organico obbliga i lavoratori a turni massacranti e condizioni intollerabili. Torino è una delle città con maggiore carenza di organico.

La Polizia locale – ha precisato il Segretario Petillo – per le funzioni svolte non può essere confinata in una dimensione ‘ausiliaria’ ad altre forze di Polizia con cui quotidianamente intercetta le funzioni e i compiti: il primo presidio, a garanzia della sicurezza del cittadino, rimane quello di prossimità; il perimetro locale non deve essere, quindi, funzionale alla marginalizzazione della Polizia locale ma interpretato come primo fronte per il mantenimento dell’unitarietà delle funzioni statali.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza – conclude Petillo – all’agente di polizia locale di Torino che nonostante la criticità e la pericolosità della zona in cui opera ogni santo giorno non si sottrae al suo dovere. Ci aspettiamo che la stessa solidarietà arrivi dal Sindaco e dal Comandante della Polizia Locale di Torino.

Quali sono le pene per chi spaccia droga?

In Italia, le pene per lo spaccio di droga dipendono dalla sostanza coinvolta, dalle quantità detenute e da altri fattori. Le pene possono variare notevolmente in base alla gravità del reato.

Tuttavia, a titolo informativo, ecco una panoramica generale delle pene previste per lo spaccio di droga in Italia:

  1. Droga leggera (come la cannabis):

    • Per la detenzione a fini di spaccio, si prevedono pene da 6 mesi a 6 anni di reclusione, con la possibilità di sanzioni amministrative e la revoca della patente di guida.
  2. Droga pesante (come cocaina, eroina, ecstasy, etc.):

    • Le pene possono essere molto più severe e vanno da 6 a 20 anni di reclusione, a seconda della quantità detenuta e dell'entità del coinvolgimento nella vendita.
  3. Aggravanti:

    • Nel caso in cui lo spaccio avvenga in prossimità di scuole, luoghi frequentati da minorenni o con l'impiego di minorenni nell'attività di spaccio, le pene possono essere aumentate.
  4. Recidiva:

    • Se si è recidivi nel reato di spaccio di sostanze stupefacenti, le pene possono essere notevolmente aumentate.

È fondamentale notare che queste informazioni sono indicative e che le pene effettive possono variare in base al caso specifico, alla decisione del giudice e alla legge vigente al momento del processo.

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