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Ecco dov'è nato il primo manifesto del federalismo

La Carta di Chivasso spegne 80 candeline

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La Carta di Chivasso

Compirà 80 anni il 19 dicembre. E’ La Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, più nota come “Carta di Chivasso”, località in cui nel 1943 si svolse l’incontro clandestino di membri illustri della Resistenza delle vallate alpine a metà strada tra valdesi e valdostani.

Istituzioni, docenti universitari, studiosi, autorità, esponenti di prestigiose realtà associative saranno i protagonisti delle iniziative per celebrare l’anniversario della “Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine”. Pianificati in un lavoro corale dal Movimento Federalista Europeo (MFE), dal Centro Studi sul Federalismo di Torino, dalla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI), da Uncem, Centro Culturale Protestante di Torino, sezioni ANPI della Provincia di Torino e di Chivasso, Fondazione Luciano Bolis di Pavia, Unitre di Chivasso, Liceo Classico Scientifico Musicale “Isaac Newton” ed Istituto di Istruzione Superiore “Europa Unita” di Chivasso, gli eventi saranno articolati in una tre giorni di grande interesse e rilievo, tanto da ottenere il patrocinio delle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta. 

Ma che cos’è la “Carta di Chivasso”? 

Forse ai più sfugge e allora l’abbiamo chiesto ad Andrea Torasso, segretario della sezione di Chivasso del Movimento Federalista Europeo. 

Andrea Torasso segretario locale del Movimento Federalista Europeo

Negli anni più violenti della Seconda Guerra Mondiale, a Chivasso si tiene presso l’abitazione di Edoardo Pons una riunione clandestina - spiega Torasso -. Vi parteciparono in rappresentanza delle vallate valdesi Mario Alberto Rollier, Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan e Giorgio Peyronel, ed in rappresentanza delle valdostane Émile Chanoux ed Ernest Page. Alcuni, come Lino Binel, furono arrestati dai fascisti e non riuscirono ad essere presenti, altri, come Frédéric Chabod, fecero pervenire le proprie considerazioni per iscritto. Come i federalisti al confino sull’isola di Ventotene, anche i nostri si interrogavano sul futuro assetto politico dell’Europa, in quel momento in fiamme”. 

Nasce in questo modo rocambolesco, il 19 dicembre 1943, la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, un testo che ancora oggi presenta tratti di assoluta attualità - prosegue il segretario dell’MFE chivassese - Nella prima parte i federalisti rigettano e contestano alla radice il modello fascista, con le sue imposizioni centraliste ed antidemocratiche, e le sue azioni di distruzione della cultura locale con l’adozione di provvedimenti quali l’italianizzazione dei toponimi e la chiusura di istituti scolastici locali che tanto efficacemente, nel passato, avevano alfabetizzato le aree montane. Nella seconda parte, forse la più attuale, si afferma con forza quanto la libertà di parlare la propria lingua d’origine, e di professare la propria religione, siano condizioni necessarie alla “salvaguardia della personalità umana”. Principi non a caso recepiti dalla successiva Costituzione repubblicana. E’ questa la parte, ancor’oggi viva ed attuale, in cui i firmatari della Carta di Chivasso identificano nel federalismo l’unica garanzia di pacifica coesistenza di popoli diversi, con lingue e culture diverse”.

L’ultima parte è l’auspicio che le vallate alpine, organizzate in comunità autonome nel quadro di uno Stato democratico e federale, possano vedersi rappresentate, nonostante l’esiguità del numero di abitanti, nelle assemblee politiche dello Stato - aggiunge Torasso -. Per conservare margini di autonomia dal punto di vista linguistico, economico e, più in generale, culturale per meglio stimolare in questo modo lo sviluppo delle vallate alpine”. 

“Ad ottant’anni di distanza, i principi della Carta di Chivasso, non hanno esaurito la propria forza e la propria attualità - conclude -. Oggi più che mai, di fronte alla complessità delle sfide che per forza di cose ci vedono coinvolti, i federalisti non possono che condividere la visione ideale di Chanoux e Rollier, lottando per un’unione politica e federale dell’Europa, Una visione che mantiene intatto il proprio fascino in un’Europa che sembra ancora faticare a trovare la propria identità, stretta fra differenze e difficili convivenze.  In questo difficile percorso, noi federalisti siamo a riaffermare con forza i valori democratici e di pacifica convivenza fra individui e comunità, enunciati ottant’anni fa nella nostra Città”.

Il programma

Il primo appuntamento è fissato per sabato 16 dicembre, dalle ore 9,30, nella sala consiliare del Comune di Chivasso. Il programma della giornata è il seguente: alle 10:30 Tavola Rotonda con le introduzioni della Presidente della decima sezione del Tribunale dell’Unione europea, Lussemburgo, Ornella Porchia, Professoressa di Diritto dell’Unione europea - Università di Torino, e del coordinatore della New European Innovation Agenda presso la Commissione Europea, Bruxelles; DG Ricerca e Innovazione Massimo Gaudina. A seguire Michele Vellano  professore di Diritto dell’Unione europea - Università di Torino - Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) - Sez. Piemonte e Valle d’Aosta, parlerà di attualità del ruolo delle Autonomie Locali nella costruzione dell’Unione europea; Federalismo e Resistenza, il crocevia della Dichiarazione delle popolazioni alpine  con Stefano Dell’Acqua, dottore di Ricerca in “Istituzioni, idee, movimenti politici nell’Europa contemporanea” – Università degli Studi di Pavia, “Adriano Olivetti e il Federalismo, a incominciare dal suo territorio: il Canavese” con lo scrittore Giuseppe Silmo;   “La Resistenza ai tempi della Carta di Chivasso” con  Mario Renosio, Vice Presidente ANPI provincia di Asti; “Il ruolo dei rappresentanti delle popolazioni alpine nelle origini del Federalismo Europeo” con Francesco Giovanni Zollo, studente universitario chivassese, intervistato da Giovanni Trinchieri, Segretario Sezione Pinerolo Movimento Federalista Europeo (MFE). 

Al termine conclusioni e take home message con Libero Ciuffreda, Presidente Centro Regionale Piemontese Movimento Federalista Europeo (MFE) Flavio Brugnoli, Direttore Centro Studi sul Federalismo; Stefano Moscarelli, Vice Presidente Nazionale Movimento Federalista Europeo (MFE). 

Lunedì 18 dicembre, la giornata si aprirà, sempre alle ore 9,30, nella sala consiliare di Palazzo Santa Chiara, mentre in serata, alle ore 21, nel Teatrino Civico sarà presentato il libro “1943 tra idee, guerra e realtà – La Carta di Chivasso” di Alberto Leproni, Vinicio Milani, Claudio Anselmo, Francesco Giovanni Zollo e Giuseppe Morrone.

Martedì 19 dicembre, alle ore 9, l’aula magna dell’Istituto “Europa Unita” ospiterà un incontro rivolto ai giovani che leggeranno la Dichiarazione delle Popolazioni Alpine nelle diverse lingue dei Paesi di origine o di provenienza dei loro famigliari, accompagnati da brani musicali originali suonati dagli studenti del Liceo Musicale. Previsti gli interventi del colonnello dei Carabinieri Stefano Saccocci, di un rappresentante della Sezione di Torino del Movimento Studentesco per l’Organizzazione Internazionale (MSOI) e di un rappresentante della Gioventù Federalista Europea (GFE) di Aosta. Alle ore 16, nella sala conferenze di Palazzo Einaudi, “Carta di Chivasso e Federalismo Europeo” sarà il tema al centro di una lezione dell’Unitre in cui relazionerà Stefano Castagnoli, presidente nazionale del Movimento Federalista Europeo (MFE).

Ecco il testo della Carta di Chivasso:

Noi, popolazioni delle Vallate Alpine, 

CONSTATANDO

che i venti anni di malgoverno livellatore e accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di «Roma Doma», hanno avuto per le nostre Valli i seguenti dolorosi e significativi risultati:

OPPRESSIONE POLITICA, attraverso l’opera dei suoi agenti politici e amministrativi (militi, commissari, prefetti, federali, insegnanti), piccoli despoti incuranti e ignoranti di ogni tradizione locale, di cui furono solerti distruttori;

ROVINA ECONOMICA, per la dilapidazione dei loro patrimoni forestali e agricoli, per l’interdizione dell’emigrazione con la chiusura ermetica delle frontiere, per l'effettiva mancanza di organizzazione tecnica e finanziaria dell’agricoltura, mascherata dal vuoto sfoggio di assistenze centrali, per leincapacità di una moderna organizzazione turistica rispettosa dei luoghi, condizioni tutte che determinarono lo spopolamento alpino;

DISTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE, per la soppressione della lingua fondamentale del luogo, là dove esiste, la brutale e goffa trasformazione in italiano dei nomi e delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di istituti autonomi, patrimonio culturale che è anche una ricchezza ai fini della migrazione temporanea all’estero.

AFFERMANDO

che la libertà di lingua, come quella di culto, è condizione essenziale per la salvaguardia della personalità umana;

che il federalismo è il quadro più adatto a fornire le garanzie di questo diritto individuale e collettivo e rappresenta la soluzione dei problemi delle piccole nazionalità e minori gruppi etnici, e la definitiva liquidazione del fenomeno storico degli irredentismi, garantendo nel futuro assetto europeo l’avvento di una pace stabile e duratura;

che un regime repubblicano democratico a base regionale e cantonale è l’unica garanzia contro un ritorno della dittatura, la quale trovò nello Stato monarchico accentrato italiano lo strumento, già pronto, per il proprio predominio sul paese;

che in tale regime democratico-federale i ceti dei lavoratori devono vedere sicuramente salvaguardati i loro diritti con le opportune autonomie operaie aziendali in modo da impedire ogni ritorno capitalistico; fedeli allo spirito migliore del Risorgimento.

DICHIARIAMO quanto segue.

AUTONOMIE POLITICO-AMMINlSTRATIVE:

Nel quadro generale del prossimo Stato italiano, che, economicamente e amministrativamente auspichiamo sia organizzato con criteri federalistici e che politicamente vogliamo basato sui principi democratici, alle Vallate Alpine dovrà essere riconosciuto il diritto di costituirsi in Comunità politico-amministrative autonome sul tipo cantonale.

Come tali, a esse avranno comunque assicurato, quale che sia la loro entità numerica, almeno un posto nelle Assemblee legislative regionali e nazionali.

L’esercizio delle funzioni politiche e amministrative locali, comunali e cantonali, dovrà essere affidato a elementi originari del luogo o aventi ivi una residenza stabile di un determinato numero di anni che verrà fissato dalle assemblee locali.

AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE:

Per la loro posizione geografica di intermediarie fra diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni e della loro personalità etnica, e per i vantaggi derivanti dalla conoscenza di diverse lingue, nelle Valli Alpine dovrà essere pienamente rispettata e garantita una particolare autonomia culturale e linguistica consistente nel:

Diritto di usare la lingua locale, là dove esiste, accanto a quella italiana in tutti gli atti pubblici e nella stampa locale.

Diritto all’insegnamento della lingua locale nelle scuole di ogni ordine e grado con le necessarie garanzie ai concorsi perché gli insegnanti risultino idonei a tale insegnamento. L’insegnamento in genere sarà sottoposto al controllo e alla direzione di un consiglio locale.

Ripristino immediato di tutti i nomi locali.

AUTONOMIE ECONOMICHE:

Per facilitare lo sviluppo dell’economia montana e conseguentemente combattere lo spopolamento delle Vallate Alpine, sono necessari:

Un comprensivo sistema di tassazione delle industrie che si trovano nei cantoni alpini (idroelettriche, minerarie, turistiche e di trasformazione ecc.), in modo che una parte dei loro utili torni alle Vallate Alpine e ciò indipendentemente dal fatto che queste industrie siano o meno collettivizzate.

Un sistema di equa riduzione dei tributi variabile da zona a zona a seconda della ricchezza del terreno e della prevalenza di agricoltura, foresta o pastorizia.

Una razionale e sostanziale riforma agraria comprendente:l’unificazione della proprietà familiare agraria, oggi troppo frammentaria, allo scopo di ottenere un miglior rendimento delle aziende, mediante scambi e compensi di terreni e mediante una legislazione adeguata; l’assistenza tecnico-agricola esercitata da elementi residenti sul luogo e aventi, a esempio, delle mansioni di insegnamento nelle scuole locali, di cui alcune potranno avere carattere agrario; il potenziamento da parte dell’autorità locale della vita economica mediante libere cooperative di produzione e consumo.

Il potenziamento dell’industria che conduce alla formazione di un ceto operaio evoluto e capace. A questo scopo si potranno anche affidare, ove occorra, all’amministrazione regionale o cantonale, anche in caso di organizzazione collettivistica, dell’artigianato, il controllo o l’amministrazione delle aziende aventi carattere locale.

La dipendenza delle opere pubbliche locali dall’amministrazione cantonale e il controllo di quest’ultima su tutti i servizi e concessioni aventi carattere pubblico.

Questi principi, noi rappresentanti delle Valli Alpine, vogliamo vedere affermati da parte del nuovo Stato italiano, così come vogliamo che siano affermati anche nei confronti di quegli italiani che sono o potrebbero venire a trovarsi sotto dominio politico straniero, e li proclamiamo oggi con la sicura coscienza di servire così gli interessi e le aspirazioni di tutti coloro che, come noi, credono negli ideali di libertà e di giustizia.

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