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Malasanità

Ecco perché ricevere una diagnosi di tumore in Italia è quasi una condanna a morte

Ci vuole quasi un anno per accedere a nuovi farmaci: gli oncologi lanciano l'allarme e chiedono di sveltire l'iter

Io non sono il mio tumore: pronto il disegno di legge sull' "oblio oncologico"

L'accesso ai farmaci innovativi che nel nostro Paese richiede in media 14 mesi

I passi avanti fatti negli ultimi decenni nella lotta contro i tumori sono lampanti, tanto che in 50 anni la sopravvivenza per il tumore al seno è passata dal 30 al 90%, ma sul tappeto restano ancora tanti problemi irrisolti, a partire dall'accesso ai farmaci innovativi che nel nostro Paese richiede in media 14 mesi.

Un tempo troppo lungo, quando si parla di cure salvavita.

A fare un bilancio sono gli oncologi dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) che, riuniti a Roma per il XVI congresso nazionale, rilanciano anche l'importanza cruciale della prevenzione e dei corretti stili di vita.

A fare un bilancio sono gli oncologi dell'Associazione italiana di oncologia medica

Ben 6mila casi di tumore al seno l'anno, avvertono, sono ad esempio causati dall'abuso di alcol.

I tempi per le cure sono, dunque, un nodo cruciale.

In tre anni (2018-2021), in Europa sono state commercializzate 46 molecole anticancro ed il nostro Paese ha garantito la disponibilità a 38, collocandosi al terzo posto dopo Germania (45) e Svizzera (41), e davanti a Francia (33), Grecia (32), Svezia (30), Olanda (29) e Spagna (26).

I pazienti oncologici italiani, però, devono aspettare ancora 419 giorni per accedere a tali farmaci dopo l'approvazione dell'Agenzia europea dei medicinali (102 in Germania, 145 in Danimarca).

La 'colpa' è in gran parte dei Prontuari Terapeutici Regionali che allungano i tempi di disponibilità delle terapie.

Da qui la richiesta dell'Aiom di abolirli e di consentire l'immediata disponibilità dei farmaci dopo la pubblicazione in Gazzetta, anche nelle more delle gare regionali.

I Prontuari Terapeutici (Ospedalieri) Regionali, cioè liste di farmaci prescrivibili all'interno dei presidi ospedalieri, sono infatti ancora presenti in 10 regioni e si riscontrano forti disparità territoriali: "Molte regioni - sottolinea Francesco Perrone, presidente eletto Aiom - hanno attribuito carattere vincolante al proprio Prontuario, in altre non sono vincolanti per l'acquisto dei farmaci oncologici. Altre ancora, invece, non ne dispongono e hanno immediata disponibilità delle terapie. Si tratta di disparità inaccettabili. Ci auguriamo che la riforma dell'Agenzia italiana del farmaco sia portata a termine quanto prima per aiutare a risolvere questi problemi".

Ma l'attenzione continua ad essere puntata anche sulla prevenzione, che gli oncologi mirano a promuovere anche con una campagna ad hoc nelle farmacie.

L'alcol, ad esempio, è un pericoloso alleato del tumore al seno: l'etanolo - che stimola l'azione degli estrogeni, gli ormoni responsabili della crescita di circa il 70% dei tumori del seno - è infatti più tossico per le donne, ma poche conoscono il rischio. Più in generale, spiega il presidente Aiom Saverio Cinieri, "gli stili di vita sani sono fondamentali anche dopo la diagnosi. Possono infatti ridurre del 37% il rischio di recidiva e del 58% il rischio di mortalità".

Altra nota dolente è l'adesione agli screening mammografici, che segna ancora profonde differenze tra nord e sud.

Molto, afferma Cinieri, "dipende anche dalle lettere di invito agli screening, che spesso non giungono a destinazione e una soluzione, come già accade in Puglia, è invece utilizzare gli sms per inoltrare l'invito".

L'obiettivo è cioè raggiungere il maggior numero di donne possibile, anche le più giovani: "I casi di cancro al seno stanno aumento nelle donne più giovani e molto velocemente. Tante le possibili cause, a partire appunt dai cattivi stili di vita, per questo - avverte Cinieri - è prioritario che anche le giovani si controllino".

AL VIA IN PIEMONTE LA NUOVA CAMPAGNA DI SCREENING ONCOLOGICI

Al via la nuova campagna di comunicazione del programma piemontese di screening dei tumori Prevenzione Serena, promossa dalla Regione Piemonte in collaborazione con la Rete oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta e con il Centro di riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte.

"Prevenzione Serena ha recuperato pienamente gli obiettivi pre-pandemia – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, annullando le liste di attesa grazie agli sforzi messi in campo dalle professioniste e dai professionisti dello screening. Ora l’obiettivo è promuovere il nuovo programma organizzato di screening, che non solo è gratuito in tutte le sue tappe (dai test ai richiami per gli accertamenti, dall’eventuale diagnosi ai percorsi di cura e follow-up), ma vanta anche un alto livello di assicurazione della qualità e di appropriatezza dei percorsi".

Quanto alle novità, l’assessore Icardi dichiara: "Sono stati aggiornati  i protocolli di ‘screening organizzati’ per i tumori di mammella, collo dell’utero e colon retto. Le novità più rilevanti riguardano gli esami di primo livello, con l’introduzione dei test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (in sostituzione della  rettosigmoidoscopia) e del test per l’HPV (papilloma virus test) per le donne dai 30 ai 64 anni, mentre per il protocollo di screening del cancro del colonretto viene anticipata la fascia di età bersaglio che passa da 58 anni a 50 anni".

Lo slogan della campagna “Scegli anche tu la qualità. Prevenzione Serena, il mio screening di fiducia” è stato concepito per enfatizzare un valore che è al centro del programma di screening.

"Prevenzione Serena - sottolinea l’autorità centrale per il coordinamento della rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, nella persona del suo coordinatore, Massimo Aglietta - è all’avanguardia nell’offrire soluzioni sempre più mirate ed efficaci per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore della mammella, del collo dell’utero e del colon retto. Il lancio di questa campagna è finalizzato a incrementare l’adesione della popolazione per intercettare la malattia nelle fasi precoci e ridurre la mortalità".

Prevenzione Serena da sempre dedica alla comunicazione una particolare attenzione, per promuovere una scelta consapevole nelle persone invitate allo screening. La qualità del percorso è garantita da un sistema informativo di monitoraggio, la verifica sistematica del raggiungimento degli standard e il miglioramento continuo, l’alta specializzazione, la multi-professionalità e la formazione continua.

In dettaglio, qui di seguito i punti essenziali dei tre screening.

PROTOCOLLO DI SCREENING DEL CARCINOMA MAMMARIO

Esame di primo livello: mammografia

Esame di secondo livello: ecografia mammaria (ed eventuale prelievo per biopsia)

La popolazione bersaglio è costituita da tutte le donne residenti o domiciliate di età compresa tra i 50 e i 69 anni. Sono, inoltre, inseribili nel programma di screening, a richiesta, le donne di età compresa tra i 45 ed i 49 anni, a norma di quanto disposto all’articolo 85 della Legge Finanziaria del 2001.

A partire dai 50 anni l’intervallo tra due inviti successivi è di due anni.

Nei prossimi anni avverrà in modo graduale l’estensione dell’invito attivo per le donne di 45-49 anni e di 70-74 anni. Le donne 45-49enni saranno invitate ad effettuare la mammografia di screening ad intervallo annuale fino al compimento del 50° anno di età. Le donne di età superiore a 69 anni e fino al compimento dei 75 anni continueranno ad essere invitate a sottoporsi alla mammografia di screening con cadenza biennale. L’invito in tali fasce di età potrà essere modulato in base alle necessità organizzative dei vari programmi in modo tale da mantenere la priorità di invito e copertura per le donne di età compresa tra 50 e 69 anni.

PROTOCOLLO DI SCREENING DEL CANCRO DELLA CERVICE UTERINA

Esame di primo livello: ricerca del Papilloma virus (HPV) e paptest (a seconda della fascia di età bersaglio)

Esame di secondo livello: colposcopia (ed eventuale prelievo per biopsia)

La popolazione bersaglio è costituita da tutte le donne residenti o domiciliate di età compresa tra i 25 ed i 64 anni. Non sono previsti particolari criteri di selezione.

Lo screening basato sulla citologia cervicovaginale (Pap-test) come test primario è offerto alle donne di età dai 25 ai 29 anni, con intervallo triennale tra i round di screening.

Lo screening basato sul test per l’HPV come test primario si applica alle donne di età dai 30 ai 64 anni, con intervalli quinquennali tra round di screening.

In ottemperanza alle indicazioni del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 del Ministero della Salute, per le donne di età 25-29 anni vaccinate contro HPV (secondo la definizione ONS - data della seconda dose entro il compimento del 15° anno di età) è previsto il posticipo del primo invito al programma di screening all’età di 30 anni, con test HPV. Per le donne non vaccinate (secondo la definizione ONS) viene utilizzata la citologia come test primario ad intervalli triennali.

Per la gestione delle donne giovani non vaccinate c’è un’indicazione da parte dell’ONS di mettere in atto una revisione del protocollo di screening attraverso la valutazione dell’utilizzo del test HPV anche in questo gruppo di donne.  Progetti con protocolli ad hoc, in cui il Piemonte è coinvolto, sono attualmente in corso.

L’intervallo tra un test negativo ed il successivo è di tre anni per il Pap-test e 5 anni per il test HPV.

I test di primo livello sono la ricerca del papilloma virus come test primario e la citologia cervicovaginale indicata anche come Pap-test in base all’età e allo stato vaccinale (secondo definizione ONS).

In caso di impossibilità tecnica ad eseguire il test di screening di I livello, o di grave sospetto di lesione invasiva, la donna può essere inviata direttamente dall’unità di prelievo all’esecuzione di una colposcopia.

Per le donne tra i 30 ed i 64 anni, il test HPV è l’unico test primario. La citologia verrà utilizzata come sistema di triage delle donne HPV positive, ma è escluso il suo utilizzo sistematico come test primario assieme al test HPV. 

IL PROTOCOLLO DI SCREENING DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO

Esame di primo livello: ricerca del sangue occulto nelle feci

Esame di secondo livello: colonscopia (ed eventuale prelievo per biopsia)

La popolazione bersaglio è costituita dalle persone di età compresa tra 50 e 74 anni.

Costituisce motivo di esclusione una storia personale di cancro colorettale (CCR), o adenomi (se il paziente è ancora inserito in protocollo di sorveglianza), o malattia infiammatoria cronica intestinale (IBD).

Non si ritiene di indicare protocolli di screening diversi da quelli previsti per la popolazione generale per quei soggetti con un solo parente di primo grado con CCR, o con parenti di grado superiore al I con CCR.

Una familiarità positiva (definita come presenza di due parenti consanguinei di I grado con neoplasia intestinale, o un parente consanguineo con diagnosi di CCR prima dei 55 anni di età) non costituisce un motivo di esclusione. Questi soggetti verranno successivamente indirizzati presso un ambulatorio per lo studio della familiarità dei tumori colorettali per la verifica dell’anamnesi familiare e per la valutazione del rischio di CCR.

Gli assistiti che in passato hanno eseguito la sigmoidoscopia, aderendo all’invito secondo il precedente protocollo regionale, saranno in questa prima fase esclusi da successivi inviti ad eseguire il FIT, poiché sulla base delle conoscenze attuali, l’effetto protettivo della sigmoidoscopia si mantiene per oltre 18 anni, con una riduzione del 35% dell’incidenza e del 40% della mortalità per CCR dopo un singolo esame.

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