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Il progetto

Nella fabbrica dove sono morti 168 operai giocheranno i bambini

Dopo la messa in sicurezza ambientale l'ex Ipca di Cirié potrebbe diventare un parco per famiglie

Uno dei render presentati dagli architetti

Uno dei render presentati dagli architetti

Con la seduta dello scorso lunedì 30 ottobre la Seconda Commissione Consiliare ha fatto il punto sul progetto di bonifica del “suolo dei siti orfani” finanziato tramite il PNRR Next Generaton EU, relativo alla messa in sicurezza permanente dell’area ex-Interchim.

Una seduta importante con cui l’Amministrazione ha voluto aggiornare i commissari, e quindi i Consiglieri comunali incaricati, sulle caratteristiche salienti dell’intervento.

In ballo c’è un finanziamento di 3.890.000 euro legato al PNRR e indirizzato specificatamente alla messa in sicurezza ambientale del sito, come è stato spiegato in sede di Commissione (la terza seduta convocata sul tema). Sarà quindi finalmente possibile mettere in sicurezza tutta l’area e renderla accessibile in diverse parti sin da subito, secondo le finalità dettate con chiarezza proprio dal bando: messa in sicurezza e fruibilità.

Uno dei render presentati dai progettisti (di seguito gli altri)

Dopo lo studio compiuto dai progettisti e tecnici esterni incaricati che hanno tracciato un’analisi dei rischi ambientali legati a ogni singola area, in Commissione è stato spiegato come quasi tutta l’area a cielo aperto, dopo le necessarie operazioni di messa in sicurezza, si trasformerà in pratica in un vero e proprio parco urbano tematico, con piantumazione di alberi e piante, realizzazione di spazi ciclabili e pedonabili e installazioni atte sia a diventare isole di socialità sia, in un secondo momento e con il futuro influsso di nuovi finanziamenti, attrezzature per lo sport e il gioco all’aria aperta.

Realizzazioni che partono proprio dalla conservazione di alcuni fabbricati esistenti e dallo spazio di risulta, legato alla rimozione di strutture pericolose e costituenti rischio, sui cui perimetri verranno eretti gradoni e sedute che ne “ospiteranno” il nuovo futuro, fatto di incontri, eventi, spettacoli, ma soprattutto conserveranno “l’impronta” della storia di ciò che è stato questo sito.

La decisione dei progettisti va a risolvere una delle critiche più importanti che le opposizioni avevano mosso al progetto: inizialmente, infatti, si pensava che dell’Ipca non sarebbe rimasto nulla se non l’ecostazione e una distesa verde: gli edifici sarebbero stati buttati tutti (o quasi) giù e si sarebbe costruito solo uno spazio utile per i vandali.

Ebbene, le cose non andranno così. La conservazione di alcuni muri degli edifici, infatti, permetterà di rendere lo spazio più adatto a fare da candidato per ulteriori finanziamenti futuri.

Finanziamenti che, va ricordato, saranno fondamentali: senza altri soldi, infatti, il nuovo parco per famiglie pensato dai progettisti resterà solo un sogno. Di fatto, infatti, i finanziamenti del Pnrr non fanno altro che coprire la messa in sicurezza del sito. Il resto sarà da vedere. 

Ad ogni modo, tra gli obiettivi principali del nuovo progetto c’è la trasformazione di alcune specifiche zone in un “museo della memoria”, anche utilizzando attrezzature e macchinari utilizzati per la produzione e riadattandoli a opere d’arte come “memento” del passato e ricordo di quanti, operai e famiglie, in e per quel sito produttivo hanno lavorato, vissuto, sofferto.

Un progetto che, secondo i tempi tecnici previsti dai finanziamenti legati al PNRR, dovrà essere oggetto di apposita procedura per l’affidamento entro la fine del 2023.

È importante sottolineare che nella stessa zona, nello spazio a destra dell’attuale entrata, oltre il corpo centrale dei vecchi fabbricati produttivi che al momento perimetrati e resi inaccessibili, il Consorzio CISA, in forza di un Bando specifico, sempre PNRR, vinto dal consorzio stesso ente, realizzerà invece una nuova ecostazione, le cui caratteristiche salienti sono state illustrate durante la stessa seduta di commissione.

L’idea segue un fil rouge ben preciso, che ha a che fare con l’intenzione di dare una nuova destinazione d’uso ad una parte dell’area, legando il mondo del “rifiuto”, inteso in senso lato, a quello del riutilizzo (i materiali conferiti in ecostazione potranno infatti essere riciclati o comunque destinati a nuova vita) secondo una filosofia più virtuosa, sostenibile e contemporanea.

I prossimi step prevedono l’attivazione della necessaria Conferenza di Servizi con tutti gli enti coinvolti al fine di pervenire alle necessarie autorizzazioni e quindi  all’approvazione e affidamento dell’opera.

“La ripartizione tra CISA e zona verde resta un mistero”

In questi mesi, anche il circolo del PD ha lavorato alacremente per offrire  alla cittadinanza una proposta seria e costruttiva per il futuro  dell’ex-IPCA. “La nostra proposta univa recupero della fruibilità  dell’area a salvaguardia della memoria del lavoro e dei lavoratori della  grande e tragica fabbrica dei ‘culur’” ha spiegato Marta Vittone, capogruppo dem in consiglio comunale, in una nota.

A fronte di ciò, “il progetto  presentato in prima battuta dall’Amministrazione in Commissione  urbanistica destinava una parte dell’area interessata per la nuova  ecostazione (bene) e convertiva la parte rimanente in un desolato spazio  verde vuoto (malissimo). Nella precedente Commissione urbanistica, in cui è stato presentato un progetto preliminare, abbiamo chiesto  insistentemente e motivatamente quale potesse essere la prospettiva che  guidasse questa cancellazione (letterale) dello spazio della fabbrica  dal territorio di Cirié per convertirlo in un prato in mezzo alla  campagna, e ci siamo confrontati nel merito con i tecnici, consegnando  la nostra proposta. Il nuovo progetto, presentato nell’ultima Commissione, dimostra come questi ultimi abbiano compreso l’inammissibilità di ridurre un simile luogo carico di storia cittadina a spazio indifferenziato”.

A differenza, spiega Vittone, dell’Assessore Pugliesi, “che non si è mai degnato di comunicarci la visione della giunta in merito, nell’ultima Commissione i tecnici incaricati hanno invece presentato un  nuovo progetto che tiene conto dei nostri rilievi, salvaguardando almeno la forma della fabbrica attraverso i muri perimetrali (e auspicabilmente  i macchinari) e salvando interamente l’edificio della falegnameria. La nuova area sarà allora verde, ma allo stesso tempo organizzata attraverso le forme architettoniche che ne sono all’origine. Sarà necessario un ulteriore lavoro di recupero fondi, ma lo si potrà fare a partire da una prospettiva sensata che unisce memoria del passato e progetto del futuro". 

C’è però qualcosa che ancora non torna (e che ha fatto discutere parecchio): “La ripartizione dell’area complessiva ex-IPCA tra  ecostazione e zona verde aperta alla cittadinanza resta misteriosa. Di buona parte dello spazio concesso a CISA non viene specificata la funzione in fase di progetto dell’ecostazione. La nostra domanda in proposito, posta insistentemente a più riprese  durante i vari momenti della commissione  è inspiegabilmente rimasta inevasa: nella curiosa idea di politica dell’assessore Pugliesi questa scelta non deve essere  giustificata, né CISA si è preoccupata di fornire indicazioni in proposito. D’altra parte, l’ecostazione pone un’ulteriore grave  questione che concerne la viabilità, poiché gli accessi passano da strade a ridotta portata: la strada dovrebbe essere a ‘senso unico di marcia’, ma il problema è tutt’ora irrisolto”.

“Più luci che ombre...”

E sulla riqualificazione di quella che era conosciuta come fabbrica della morte interviene anche Franco Silvestro, del Movimento 5 Stelle: “Certo, ci sono più luci che ombre nel nuovo progetto, ma qualche ombra rimane. Va detto che architettonicamente sembra una cosa più pregevole, non è solo un pratone come era prima”. 

Per sé Silvestro rivendica il fatto “che in più di un’occasione ho detto all’amministrazione che quando bisogna fare queste cose è meglio affidarsi ad un team qualificato di architetti, e non è una banalità”. Buono il fatto che “rimane su la falegnameria, che è un’edificio che nella prima versione doveva essere tirato su, anche se non verrà bonificata dal punto di vista strutturale”. In sostanza resterà lì, pericolante e inaccessibile.

Un piccolo neo in un progetto così ambizioso. Inoltre, per Silvestro “nel progetto originario era previsto un bar e una palazzina ad uso uffici per Cisa, ora questi posti non sono più previsti. Inoltre sono rimasto sorpreso che gli architetti abbiano fatto un bellissimo progetto prevedendo solo però 25 parcheggi. Se dovessero arrivare quaranta o cinquanta persone io vedrei lo spazio completamente saturato, con le persone che inizierebbero a parcheggiarsi lungo la strada. È vero che è brutto e cattivo il parcheggio ma bisogna usare anche un po’ di buon senso... Stesso discorso vale per l’ingresso dell’ecostazione, dove verrà creata una pista interna per far fermare le macchine. Già all’ecostazione che abbiamo ora ci sono molte code: non è escluso che possano formarsi anche nella nuova”.

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