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Punto Rosso

Una amministrazione locale deve occuparsi solo di tombini?

Israele, Palestina: certe tragedie hanno bisogno di una reazione tempestiva

Una amministrazione locale deve occuparsi solo di tombini?

Ad ogni richiesta di deliberare in consiglio comunale su un tema nazionale o internazionale, c’è sempre qualcuno che obietta che un Comune debba solo occuparsi di “amministrare” le cose del comune. Come se i Comuni fossero delle enclave isolate e non il primo tassello di una comunità umana ampia che supera i confini comunali e nazionali.

Infatti, molti consigli comunali, quello eporediese spesso fra questi, si pronunciano con propri documenti a favore di un popolo oppresso, contro le guerre, per l’accoglienza, per i diritti universali, per la salvaguardia dell’ambiente, ed è giusto e doveroso farlo, perché i comuni sono le istituzioni pubbliche più vicine alle cittadine e ai cittadini e di questi possono esprimere le aspirazioni e istanze.

A sostegno di questo principio, ricordo che solo l’anno scorso l’Anci ha organizzato un progetto formativo dal titolo “L’impegno degli Enti locali sui diritti umani”. 

Il programma di formazione ha focalizzato l’attenzione sul ruolo degli Enti locali nell’educare il singolo alla Cittadinanza Globale. “La necessità è quella di mantenere uno sguardo aperto alla globalità, investendo direttamente il cittadino di responsabilità e doveri nell’impegno quotidiano sul tema, in quanto ciascun individuo, ciascuna associazione, e gli enti a tutti i livelli sono responsabili, ovunque nel mondo, della missione di tutela e promozione dei diritti umani.”

Esiste anche il Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani che si presenta sul suo sito con l’invito: “Costruiamo le città dei diritti umani. Ogni città, ogni territorio, deve essere un luogo di sperimentazione, un laboratorio dell’Italia e del mondo che vogliamo costruire.” 

Dunque, l’ente pubblico, comune incluso, non deve limitarsi ad “amministrare”. 

E a Ivrea meno che mai, per la sua storia di attivismo pacifista e cooperativo, e anche come città parte della rete internazionale dei Sindaci per la Pace “Mayors for Peace”.

Per questo noi cittadine e cittadini attivi da anni per il disarmo, la pace e il diritto dei popoli alla propria libertà e autodeterminazione, ci rivolgiamo spesso all’amministrazione locale per far discutere e far pronunciare il Consiglio comunale a favore di pratiche di pace e contro guerre ed oppressioni.  Peccato che il canale non sempre funzioni in entrambe le direzioni. 

E dallo scoppio della guerra in Ucraina, che come associazioni di diversa provenienza, su base religiosa, laica, politica, singole cittadine e cittadini di Ivrea e dell’Eporediese, ci troviamo, ormai da 89 settimane, ogni sabato davanti al Municipio.

E dallo scoppio della guerra in Ucraina, che come associazioni di diversa provenienza, su base religiosa, laica, politica, singole cittadine e cittadini di Ivrea e dell’Eporediese, ci troviamo, ormai da 89 settimane, ogni sabato davanti al Municipio.

Lo facciamo per manifestare il nostro rifiuto alla guerra e la necessità di una cultura di pace, cerchiamo di fare controinformazione e approfondire l’origine dei conflitti. Denunciamo ipocrisie e convenienze degli Stati, l’Italia non è esente, e dell’Europa. E con lo scoppio del conflitto armato in Palestina il nostro peso è raddoppiato: sabato 14 ottobre il presidio è stato dedicato alla Palestina, quello successivo è stata organizzato un presidio con corteo dal municipio fino ai giardini Giusiana, ed è stata una manifestazione molto partecipata e sentita.

A fronte di questa mobilitazione cittadina non è corrisposta una immediata e uguale reazione istituzionale. Così nell’ultimo consiglio comunale non era presente un ordine del giorno sulla Palestina, mentre c’era una mozione della destra su Israele.

È un vero peccato che nessuno abbia pensato di dialogare con il Presidio per la Pace per costruire insieme un documento da far approvare nel consiglio comunale di giovedì 26. 

Un’occasione perduta per affermare ancora una volta che la Città di Ivrea è una città di Pace, contro le guerre e le oppressioni. 

Mi è stato detto “si farà nel prossimo consiglio”, ne sono certa, ma certe tragedie hanno bisogno anche di reazione tempestiva. 

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