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Il traforo del Bianco ha chiuso. Aosta lancia l'allarme, Torino e Ivrea tacciono. E' un disastro economico

Oltre a sollecitare una riapertura anticipata, il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, fa sapere di voler approfondire le "ricadute negative di questa chiusura".

Il Monte Bianco chiuso per 7 settimane, ma non si sa ancora da quando. Domani riapre invece il Frejus

Traforo del Monte Bianco

Una manciata di minuti dopo le 8, l'ultimo mezzo a passare sotto la volta è un autoarticolato. Poco prima, una coppia di italiani di rientro dalla Francia viene arrestata dalla polizia di frontiera: su di un vecchio camper trasportano 17 chili di droga, tra cocaina ed eroina.

Ma da oggi e fino al massimo al 18 dicembre gli unici veicoli a entrare nel traforo del Monte Bianco saranno quelli delle imprese incaricate dei lavori di manutenzione.

La chiusura totale sarà contenuta entro le nove settimane, non più le 15 come previsto inizialmente.

Lo stop del Frejus ai mezzi pesanti dell'estate scorsa per una frana in Maurienne ha infatti cambiato i programmi. Rinviato al 2024 il più lungo cantiere-test per ristrutturare 600 metri di volta, quest'anno sotto il Monte Bianco saranno sostituiti tutti i 76 ventilatori e verrà rinnovato l'impalcato stradale nella zona centrale della galleria.

Il mondo della politica e dell'economia è in subbuglio da tempo, ma oggi più che mai. Oltre a sollecitare una riapertura anticipata, il presidente della Regione Valle d'Aosta, Renzo Testolin, fa sapere di voler approfondire le "ricadute negative di questa chiusura".

Per questo ha affidato studi socio-economici all'Università della Valle d'Aosta e analisi ambientali all'Arpa. Dal canto suo, Confindustria Valle d'Aosta lancia all'allarme per gli effetti delle possibili chiusure di tre o quattro mesi l'anno fino al 2042, nel caso si procedesse dal 2024 con il rinnovamento della volta: "Siamo seriamente preoccupati. Stiamo parlando di quasi il 9,8% di Pil, di quasi 1.500 posti di lavoro che andrebbero persi, e non più recuperabili", attacca il presidente, Francesco Turcato, secondo cui l'unica soluzione "è la realizzazione di una seconda canna".

L'opera osterebbe "1,2-1,3 miliardi e se si utilizzasse il metodo post ponte Morandi ci vorrebbero dai tre ai quattro anni per realizzarla: in cinque anni dal progetto, il tunnel sarebbe transitabile. A quel punto chiuderebbe quello vecchio lasciando il tempo alle imprese di lavorare".

Una soluzione che il governo italiano sta provando a portare avanti, ma che vede Parigi piuttosto fredda. Al traforo del Monte Bianco transitano in media 4.700 veicoli al giorno, anche se i mesi di ottobre e novembre sono tra i meno trafficati.

Si stima che il 90 per cento dei mezzi passerà per il traforo del Fréjus: nonostante i timori della vigilia, lungo l'autostrada che da Torino porta a Bardonecchia, nel tardo pomeriggio la Sitaf, società gestrice, segnala sul suo sito solo qualche rallentamento. Intanto al traforo del Gran San Bernardo, altro itinerario alternativo, lavori notturni impediscono il transito di mezzi più alti di tre metri.

"Conseguenze di medio e lungo periodo su un sistema alpino che, dopo vent'anni di indifferenza dei più, finisce per essere blocco verso l'Europa", tuona l'Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani. Nell'attesa che i decisori mettano mano al sistema dei collegamenti alpini tra Italia e Francia. 

E se la Valle d'Aosta fa la voce grossa, a Ivrea, in città Metropolitana e nella sede del Governo regionale, non si dice un beh! Eppure anche a Torino e in tutta la provincia le ricadute economiche non saranno poche né di poco conto...

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