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Ivrea
03 Ottobre 2023 - 22:04
Norma Cossetto
Nessuna contro manifestazione. Solo silenzio, tanto silenzio....
"Non vogliamo dare a questa iniziativa organizzata in ricordo di Norma Cossetto dal Comitato 10 febbraio di Igor Bosonin di Casal Pound troppa importanza... Il sindaco Matteo Chiantore non farà marcia indietro: questo ci è chiaro. Speriamo non ci ricaschi il prossimo anno. In ogni caso vi posso dire che cosa farò io ... Quel giorno mi alzerò, mi vestirò, prenderò un caffè e andrò a salutare Santina Riberi portandole un fiore...".
Così, senza tanti giri di parole, il presidente dell'Anpi di Ivrea Mario Beiletti.
Santina Riberi, nome di battaglia Carla, è una delle 12 donne ricordate nel giardino dedicato alle donne della resistenza al Parco Dora Baltea. Donne che hanno perso la vita in Canavese combattendo per la Liberazione dal nazifascismo.
Non ancora diciottenne, decise di aderire, insieme al fratello Gianni, alla lotta partigiana e venne torturata e uccisa dai fascisti proprio Ivrea.
Nata a Viverone il 5 novembre del 1926 da Giovanbattista e Giuseppina Garbolino, residente a Saint Vincent in Valle d’Aosta, lavorava alla fabbrica tessile Varzi, per questo rimaneva a Ivrea durante la settimana, ospite presso l’Istituto delle Probande dove vivevano altre lavoratrici della stessa fabbrica.
Fu staffetta della VIII Divisione Garibaldi dal 1 aprile all’11 settembre del 1944, quando i fascisti le tolsero la vita.
Fu arrestata ad Ivrea dai fascisti del battaglione Barbarigo il 9 settembre 1944, fu torturata per due giorni, infine fucilata nel cortile della caserma Freguglia. Successivamente venne gettata nella cava di pietra nella discesa di Culotto.
Quaranta giorni prima, il 30 luglio, anche il fratello Gianni era stato fucilato, assieme ad altri tre compagni, nei pressi del cimitero di Ivrea. Santina aveva un figlio di un anno e mezzo.
Sognava la libertà, la vita senza la guerra, senza la dittatura, anche per lui. Ma venne uccisa dalla ferocia fascista.
"Credo che il contributo di mia nonna, come delle tante partigiane del Canavese, sia stato prezioso nella lotta contro il nazifascismo - scriveva qualche tempo fa il nipote Mario - La loro vita è stata certamente segnata dalla terribile esperienza della guerra e alcune, per quei valori, hanno pagato il prezzo più alto. Le partigiane attive in quella zona d’Italia furono quasi quattrocento. Ben venticinque vennero incarcerate, cinque torturate, una deportata, nove ferite in combattimento, dodici uccise. Mi capita spesso di immaginare cosa avrà passato mia nonna in quegli anni di resistenza. Vorrei tanto poterle chiedere come ha vissuto quei momenti. Quando penso alla sua vita ed al suo coraggio, mi viene in mente il passaggio finale di una poesia di Italo Calvino che si intitola “Oltre il ponte”, e che fa così: “e vorrei che quei nostri pensieri quelle nostre speranze di allora rivivessero in quel che tu speri o ragazza color dell’aurora”. Questa nonna, rimasta per sempre una giovane eroina che ha dato la vita per la libertà insieme a tanti altri partigiani, per me e la mia famiglia è un grande esempio perché so che grazie a persone come lei che oggi siamo un Paese democratico...".
Ecco una lettera inviata a sindaco e assessori di Ivrea e a noi per conoscenza
Vi scriviamo in merito al patrocinio che avete concesso al comitato 10 febbraio per la manifestazione intitolata “Una rosa per Norma,” perchè siamo allibiti che un'amministrazione che si dichiara antifascista patrocini iniziative che si richiamano al più sfrontato nazionalismo e alla più subdola propaganda anticomunista e antipartigiana.
Come abbiamo già scritto, la vicenda di Norma Cossetto è perlomeno controversa, studi rigorosi e mai confutati hanno verificato che non ci sono prove che sia stata uccisa da partigiani “slavi” come scrivete anche nella delibera di patrocinio; parafrasando il cronista che per primo si occupò del caso del bandito Salvatore Giuliano si potrebbe dire che l’unica cosa certa è che è morta.
Siamo ben consci che la legge 92/2004 che ha istituito il cosiddetto «Giorno del ricordo» ha sdoganato la riscrittura della storia a totale beneficio della narrazione che delle cosiddette vicende del confine orientale ne ha fatto la destra nazionalista e post-fascista, con il benestare e la partecipazione attiva di parte delle forze politiche che, seppur eterogenea, si richiama all'antifascismo.
La segreteria nazionale dell'ANPI stessa in passato ha chiesto più volte e con forza la sospensione di questa legge, soprattutto per quanto riguarda l'attribuzione delle onorificenze a cosiddetti “infoibati”, in quanto era stato verificato che le oltre 300 onorificenze attribuite erano “in netto contrasto con valori, princìpi e norme della Costituzione“. Tuttavia, dal 2015 una unica onorificenza è stata revocata – quella al repubblichino parmense Paride Mori – mentre dei 384 nominativi di “infoibati” decorati si è attestato che più dell’80% erano appartenenti a formazioni militari e collaborazioniste, 6 erano criminali di guerra conclamati, per almeno 61 persone la scomparsa non era attribuibile alle formazioni della Resistenza e/o jugoslave, per molti non esistono dati certi su circostanze e luogo della scomparsa ed appena 33 sono stati effettivamente rinvenuti in qualche “foiba”.
Per dirla con lo storico Angelo d’Orsi, grazie anche a questa legge “gli eredi, biologici o politici, dei fascisti occupanti la Jugoslavia negli anni ’40, autori di stragi inaudite, di devastazioni e vessazioni ai danni della popolazione locale, non sembrano più in cerca di una semplice (e impossibile) autoassoluzione per il loro ruolo di carnefici, ma ormai si propongono, con crescente protervia, nei duplici panni di vittime, e, addirittura, di «eroi».
Se pensiamo poi che il Parlamento sta modificando la legge 92 stanziando quasi 2 milioni e mezzo di euro per i prossimi tre anni “per rafforzare la conoscenza della tragedia delle foibe nel rispetto della comune memoria nazionale” coprendo d'oro le associazioni nazionaliste giuliane per le loro iniziative revisioniste e il ministro dell'Istruzione non rinnova l'accordo con l'Anpi per l'insegnamento nelle scuole dei valori della Resistenza e della Costituzione con la presenza dei pochi partigiani rimasti e degli storici, la vostra decisione di concedere – e mantenere nonostante le proteste degli antifascisti – il patrocinio è un affronto alla Ivrea antifascista e partigiana che ha sacrificato i suoi figli per la lotta di liberazione dal nazifascismo.
Vi inviamo il lavoro che la storica triestina Claudia Cernigoi ha compiuto sulla vicenda di Norma Cossetto e che rappresenta allo stato l'unica analisi storica seria – e soprattutto mai confutata – sull'argomento, confidando che vogliate leggerlo (sono solo una trentina di paginette) e in un moto di resipiscenza trarne ispirazione per il ritiro del patrocinio.
QUI IL LIBRO DI CLAUDA CERNIGOI
Un saluto resistente
Anpi Valle Elvo e Serra “Pietro Secchia”
Aderiscono e sottoscrivono questo appello
Partito della Rifondazione Comunista – Biella
Unione Popolare – Biella
Partito Marxista Leninista Italiano – Biella
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