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L'intervista

Il sindaco 35enne che scommette sulla scuola: "I bambini non votano, ma un domani sapranno bene l'inglese"

Giuseppe Damini è alla sua prima esperienza di primo cittadino in un comune di 700 anime, Pertusio, ma ha già le idee chiare

Il sindaco di Pertusio Giuseppe Damini

Il sindaco di Pertusio Giuseppe Damini

35 anni, alla sua prima esperienza da primo cittadino. Giuseppe Damini ci accoglie nel suo studio in comune a Pertusio, paese canavesano di 700 anime malcontate dove è nato e cresciuto, dopo una giornata di lavoro a Torino. Nel capoluogo svolge il mestiere di avvocato, ma dal suo paese non ha mai voluto allontanarsi: qui coltiva l'obiettivo di migliorare l'istruzione di base e di favorire lo sviluppo del territorio.

Per questo, quando gli chiediamo qual è la parte più gratificante del suo ruolo di sindaco, ci risponde senza mezzi termini: "Le scuole. Sto cercando di potenziarle il più possibile". Ovviamente non gli abbiamo chiesto solo questo. Ecco cosa ci ha risposto.

Cosa l'ha portata nel 2021 a candidarsi?
Il mio predecessore e attuale vice Antonio Cresto era arrivato allo scadere del terzo mandato: voleva cercare qualcuno a cui passare il testimone per non perdere il progetto politico che c'era stato per quindici anni. Tant'è che ci siamo candidati con lo stesso nome e lo stesso simbolo, anche per dare un senso di continuità. Un anno prima delle elezioni lui mi aveva già parlato dell'idea di coinvolgermi. Mia madre era consigliere comunale nella passata legislatura e quindi spesso venivo ad ascoltare i consigli per capire cosa succedesse. Con Antonio si parlava già molto all'epoca, e storicamente la mia famiglia e la sua si conoscono. Poi lui è stato veramente, nell'idea del paese, il sindaco, per molto tempo. Da parte sua c'era anche un senso di responsabilità che lo induceva a voler organizzare una sorta di transizione per coinvolgere nuove persone. All'inizio ero titubante perché non avevo mai avuto esperienze in consiglio. Antonio però mi ha detto che mi avrebbe supportato, e sono molto contento della scelta fatta. L'altro mio assessore peraltro è Luciano Negro Frer, già vicesindaco di Antonio. Loro sono due persone di esperienza con una presenza in comune che è davvero h24. Antonio continua a gestire la sua impresa mentre Luciano è in pensione.

Lei invece è avvocato.
Sì, e metto le mie competenze al servizio del Comune. Poi ho imparato come si fa un bilancio pubblico, come si stanziano le risorse, e così via. Certo, mi dispiace sicuramente di non riuscire a soddisfare le persone, ma bisogna capire che gli interessi individuali devono essere misurati e contemperati con l'interesse collettivo. A proposito di lavoro, occupandomi io di diritto privato io invece faccio gli interessi del mio assistito. Quindi è diverso, qui spesso non si riesce ad accontentare tutti, anche perché spesso capita che quando bisogna ottenere delle risorse ci sono procedure lunghe e farraginose.

Il Municipio di Pertusio

Nei piccoli comuni le risorse sono poche.
Abbiamo dei dipendenti meravigliosi e con grande spirito di abnegazione, ce ne fossero così in ogni ambiente pubblico!, ma sono esseri umani come tutti con le loro esigenze di orari. Purtroppo per i Comuni piccoli c'è un grosso problema di personale. Le cose da fare sono tante e quando hai tre dipendenti di cui due part time diventa difficile.

Che rapporto ha con Pertusio?
Nato e cresciuto qui. Ho fatto le scuole qui, ho frequentato la parrocchia. Tornando ad oggi, per questioni lavorative non sono forse il sindaco che si incontra tutti i giorni dal panettiere, non voglio nascondermi dietro a un dito. Però ho cercato di essere reperibile e presente sempre. Ho cercato di valorizzare le associazioni del paese cercando di farle lavorare. Ecco, sono un sindaco che lavora molto di più chiuso in ufficio ma che cerca di dare valore al paese. Forse prendo un caffè in meno coi cittadini. Diciamo [sorride] che non sarò mai un buon politico, perché non mi piace passare come quello che chiacchiera tanto e poi fa poco. Vorrei essere ricordato come uno che chiacchierava di meno ma che poi le cose le ha fatte. Il mio programma è abbastanza impegnativo, e spero di completarlo. 

Beh, in un momento in cui la politica parla molto e fa poco alla fine non è che questo sia un difetto...
Fa parte della mia natura: a volte anche la mia compagna me lo dice [ride]: ma perché stai zitto? Ma preferisco i fatti...

Prima mi ha detto che è diventato sindaco senza aver avuto altre esperienze in consiglio comunale. Aveva però altre esperienze politiche in genere?
No, non ho nessuna tessera. Non avevo mai avuto delle esperienze, se non veramente delle piccole cose tipo il rappresentante di istituto al liceo... detto ciò, alla politica dovremmo interessarci tutti. C'è poi chi è disinteressato, non partecipa attivamente (ma poi non ha tanto titolo per lamentarsi...) e poi c'è chi osserva, fa valutazioni e alimenta il proprio spirito critico. Con questo stesso spirito ho raccolto persone con orientamenti politici distinti...

L'ex sindaco Antonio Cresto, oggi vice di Damini

Come spesso accade nei paesi.
Esatto: siamo una civica. Poi ovviamente dobbiamo interfacciarci con enti superiori, come ad esempio la Regione, in cui la maggioranza è di centrodestra. Ora c'è anche una maggioranza parlamentare di centrodestra e io penso di non avere nessun preconcetto a dialogare anche con loro. 

Prima ha detto che non si può sempre soddisfare tutti. Come è evoluto da quando è sindaco il suo rapporto con le critiche?
Direi che il rapporto è rimasto lo stesso, ma per il fatto che anche la minoranza, ad esempio, è stata una minoranza assolutamente costruttiva, che ha instaurato un dialogo. Da parte nostra noi abbiamo cercato di mantenere toni dialettici senza scadere nelle denigrazioni personali, anche se magari qualche malalingua poteva circolare. In generale, se le critiche sono costruttive va bene, io cerco di spiegare e di parlare con tutti, e spesso riesco anche ad ottenere dall'altra parte un cambio di atteggiamento.

Per esempio?
C'è stata ultimamente una telefonata abbastanza inviperita di una persona perché il governo ha varato queste social card "Dedicata a te", come contributo a delle famiglie che rientravano in determinati criteri. Ai sindaci è stato domandato solo di controllare alcuni dati anagrafici dei nuclei familiari. Non avevamo la possibilità di dirigere i fondi. La telefonata inviperita è arrivata perché qualcuno aveva detto a questa persona di rivolgersi al sindaco pensando che potesse darle la carta. Ma io non avevo nessuna discrezionalità. Purtroppo poi in questi casi diventa anche una guerra degli ultimi, e non è mai bello. Ci viene detto "A loro sempre, a noi no...". Altro caso è quando possiamo utilizzare delle risorse noi: in quel caso si cerca di far prevalere l'interesse collettivo rispetto a quello individuale, e molto spesso si tratta di qualcosa che va spiegato al cittadino. Detto ciò, io ho una lista di cose da fare che avevo già appuntato in campagna elettorale, e ogni tanto sono contento perché riesco a spuntare le cose fatte.

E se le chiedessi qual è la cosa più noiosa del fare il sindaco?
Beh, a differenza di altri settori lavorativi qui capita che quando le cose sembrano a posto viene sempre fuori quel particolare che ribalta il tavolo! E così si deve ripartire daccapo. Non è che sia noioso, è semplicemente frustrante. Uno vorrebbe veramente dare una certa spinta e invece non si riesce. Di prettamente noioso, invece, beh, posso dire che non ci sia nulla. Non c'è proprio il tempo di annoioarsi.

Allora le chiedo la cosa più gratificante.
Io in campagna elettorale ho detto una cosa: voglio dedicarmi alle scuole. E così ho cercato di potenziarle per quanto possibile, destinando risorse straordinarie per rendere l'esperienza di queste scuole non dico bella ma più qualificata se possibile. E penso di aver avuto un ritorno da questo punto di vista. Tengo molto al rapporto con i bambini e con i ragazzi del paese. Non sono elettori [sorride] ma non è questo il problema: un domani magari non si ricorderanno che il Comune ha finanziato il pre e post scuola ma sapranno meglio l'inglese e avranno opportunità lavorative migliori.

In questo territorio c'è una concentrazione di sindaci suoi coetanei, tutti sulla trentina. Che rapporto ha con loro?
Sicuramente è molto più semplice il rapporto con i coetanei, a partire dai canali di comunicazione. Io mi sono ritrovato in Unione Montana con sindaci molto giovani, anche più di me. Va detto che forse in questo territorio è mancata una generazione, che non ha avuto spazio per interessarsi all'attività politica. Ad oggi succede che sindaci che hanno ricoperto la carica per molti anni passino il testimone a ragazzi molto giovani, saltando di fatto una generazione. Detto ciò, penso che fare rete tra sindaci sia importantissimo: in tutti i Comuni piccoli il sindaco fa anche un po' il dipendente comunale, e quindi è ancora più prezioso scambiarsi esperienze. È finita l'epoca del campanilismo.

Le faccio una domanda che, mi rendo conto, sa un po' di provocazione se fatta a un sindaco: come la vede la fusione dei Comuni?
Astrattamente penso che la fusione potrebbe anche essere una soluzione per le questioni legate al personale. Dal punto di vista invece del presidio del territorio, allora non so quanto la fusione possa essere una strada... Certo, il Piemonte ha la caratteristiche di avere tantissimi piccoli Comuni, e le indicazioni che arrivano da Roma sembrano di segno diverso. Ma se le Unioni Montane fossero più attrezzate e valutate meglio dal legislatore si riuscirebbe a fare di più la differenza. Ogni singola comunità manterrebbe il suo sindaco ma poi consorziando e mettendo in unione una serie di funzioni si riuscirebbe a mantenerle più efficienti. Un po' come faceva la vecchia comunità montana. Noi abbiamo l'Unione Montana Val Gallenca che funziona bene sotto alcuni aspetti e che per altri ha difficoltà, determinate più che altro dall'impossibilità di avere del personale e di pagare un segretario comunale. 

L'anno scorso come giornale l'abbiamo seguita nell'avventura dell'affidamento del bar al nuovo gestore. Una vera sfida, anche perché i servizi qui sono preziosi perché sono pochi. Cosa può fare secondo lei un sindaco per velocizzare lo sviluppo delle aree interne?
Già prima della campagna elettorale guardavo a Frassinetto, che ha un bravissimo sindaco con grandi capacità. Lui ha trasformato un paesino abbandonato in un paese turistico. Magari non l'ha ripopolato come residenti ma l'ha potenziato sotto l'aspetto dei servizi. Dopo il covid noi abbiamo vissuto l'ondata delle persone che preferivano il paese alla città. La scelta del paese si fa perché magari si preferisce fare un po' di strada in più per lavoro e avere però tanti prati e una scuola più piccola e più di qualità. Poi parla uno che è nato e cresciuto in paese, e che conosce la vita dei paesi. Tanti mi chiedono come faccia io tutti i giorni ad andare avanti e indietro da Torino, ed effettivamente il nostro territorio trarrebbe beneficio dal potenziamento delle infrastrutture viarie (strade e ferrovie) anche perché qui c'è un substrato imprenditoriale competitivo, purtroppo spesso pregiudicato dalle mancanze infrastrutturali. Detto ciò, noi eravamo la cosiddetta "piccola Ruhr" per lo stampaggio a caldo, e lo stampaggio continua ancora a lavorare. È importante anche seguire i bandi e tenersi qualche progetto nel cassetto. Alla fine la ricetta è quella: cercare di sfruttare le opportunità che vengono date per potenziare la ricettività del territorio. Perché poi chi viene a scoprire il canavese si trova molto bene: abbiamo diverse opportunità sul nostro territorio per gli appassionati di mountain bike, ad esempio, o per le esperienze enogastronomiche. Di sicuro noi amministratori dobbiamo cercare di fare fronte comune.

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