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I Radicali visitano il carcere, denunciano carenze di personale, ma sottolineano un cambiamento di rotta

Il commento di Igor Boni

I Radicali visitano il carcere denunciano carenze di personale ma sottolineano un cambiamento di rotta

Radicali italiani e Associazione Adelaide Aglietta

Ieri e oggi, una delegazioni di una decina di persone hanno fatto il loro ingresso nelle carceri di Biella e Ivrea, su autorizzazione del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Queste visite sono state organizzate dall'Associazione radicale Adelaide Aglietta e da Radicali Italiani.

Accompagnati dal Presidente di Radicali Italiani, Igor Boni, dai coordinatori dell'Associazione Aglietta, Andrea Turi, Lorenzo Cabulliese e Giorgio Maracich, altre 15 persone hanno attraversato i cancelli per visitare le strutture carcerarie per la prima volta.

"La carenza inaccettabile di educatori e di personale inclusi quelli amministrativi -  ha commentato Igor Boni in conferenza stampa -  e la mancanza di stabilità nella gestione delle strutture rischiano di annullare i progressi che abbiamo riscontrato. Dopo gli eventi molto gravi, oggetto di indagini giudiziarie, in queste due strutture si nota un cambiamento di rotta. Il Magistrato di sorveglianza, a detta di tutti, risponde in ritardo alle numerose domande dei detenuti, spesso con risposte negative. Tuttavia, un tempestivo smaltimento delle richieste potrebbe favorire il decongestionamento delle carceri, che versano in uno stato di precario equilibrio. È probabile che anche il magistrato di sorveglianza abbia carenza di personale. Ma la domanda è semplice e la rivolgo a questo Governo che sembra vedere nella carcerazione la risposta a ogni problema. Piuttosto che fare propaganda a spese di coloro che vedono i propri diritti negati, detenuti e agenti, sarebbe ora di investire risorse per riempire i posti vacanti e assumere tutti gli educatori previsti. Basta con le mere dichiarazioni."

Boni ha sottolineato che non è necessario essere esperti per comprendere che le carceri italiane sono diventate "discariche di persone marginalizzate, una realtà che la società finge di non vedere".

"Ecco perché  - ha concluso - portiamo e continueremo a portare cittadini all'interno delle carceri. Perché vedere è l'unico modo per capire e parlare del sistema penitenziario in modo ragionato. Secondo Boni, le carceri italiane non hanno nulla a che fare con la funzione rieducativa della pena...".

E su quest'ultima osservazione, bene aggiungere che in città negli ultimi mesi, con le associazioni di volontariato e insieme al Garante dei detenuti, si è cominciato a fare un lavoro serio. Si aggiungerà nelle prossime settimane l'impegno dell'assessora Gabriella Colosso attraverso lo strumento del GOL (Gruppo Operativo locale) messo in naftalina per 5 anni dalla passata amministrazione.

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