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Collina

Parte la raccolta firme del PD per sbloccare le liste d'attesa per le visite mediche

Tempi d'attesa biblici per prenotare una visita nel pubblico...

Liste d'attesa (immagine d'archivio)

Primo posto disponibile per una visita dermatologica: agosto 2024 alle Molinette, oppure a Lanzo a marzo del prossimo anno. Visita oculistica: giugno 2024 a Torino o a Giaveno a gennaio. Una risonanza magnetica alla colonna vertebrale? Ottobre 2024 a Rivoli, e il meglio arriva se si deve prenotare una colonscopia: a Chieri, vicino no? Sì ma a febbraio 2025. 

Questi, i tempi d’attesa per la prenotazione di un esame o una visita medica; ben inteso, se si va nel pubblico. 

Sono state proprio queste le tematiche affrontate lunedì sera, il 26 giugno, nella biblioteca civica di San Raffaele Cimena, luogo dove è stato organizzato un incontro firmato PD, con l’obiettivo di far partire una raccolta firme a livello regionale per dire “basta” alle liste d’attesa bloccate e con tempi biblici. Mediatore della serata, è stato Stefano Brancaglion, vice-segretario del circolo PD di Gassino. 

L'incontro di lunedì sera a San Raffaele Cimena

“I fondi del PNRR sono “a debito”, entro il 2026 li dovremo restituire tutti e quindi sarebbe il caso di spenderli bene. Sono somme che non dovrebbero essere tutte destinate ad opere di edilizia, ma a far sì che la sanità faccia tesoro di quello che è successo con la pandemia - spiega Alberto Avetta, consigliere regionale del PD - dallo Stato non arrivano finanziamenti e in Italia al momento ci sono circa 400 case di comunità a rischio, e questo è un problema. Questi enti, assieme ai centri socio-assistenziali, sono ciò che fa da filtro tra sanità territoriale  e ospedaliera. Nel momento in cui la sanità territoriale viene meno perché non ci sono i fondi, quella ospedaliera si intasa e questo è uno dei motivi per cui ad oggi troviamo liste d’attesa lunghissime”. 

Se poi uno non sta bene, non può permettersi il privato o di aspettare 6 mesi per fare una visita, che cosa fa? Semplice, va al pronto soccorso (dove probabilmente mancano medici e personale) che così facendo si satura ancor di più. 

La sanità pubblica è allo sbando più completo, e questo purtroppo è un dato di fatto. Riuscirà questa compagna del PD a invertire il trend? 

Valentina Paris, responsabile delle politiche per la Salute e i Diritti del PD Piemonte

“Abbiamo scelto di portare avanti questa raccolta firme perché ci siamo accorti che le prime scelte del governo Meloni si sono indirizzate su un taglio dei fondi alla sanità pubblica. Dopo due anni di pandemia è una cosa inaccettabile, c’è una gestione scellerata dei fondi del PNRR - attacca Valentina Paris, responsabile delle politiche per la Salute e i Diritti del PD Piemonte - la situazione delle liste d’attesa è una precisa responsabilità di questa giunta che ha scelto di emulare il modello lombardo,  peccato che sia un sistema che funziona solo se puoi pagarti qualsiasi visita, scaricando il grosso della sanità sul privato

Le criticità che si riscontrano a livello nazionale, ovviamente, trovano un immediato riscontro sul territorio. A restituire una fotografia di quello che succede in collina è Angelo Corrù, presidente del CISA. Andiamo con ordine, che cos’è il CISA? Il Centro Intercomunale Socio-Assistenziale che abbraccia i comuni di San Mauro, Castiglione, Gassino, Sciolze, Cinzano, San Raffaele Cimena e Rivalba, occupandosi di assistenza agli anziani, persone diversamente abili, vittime di violenza, geriatria e molto altro ancora. 

Angelo Coro, presidente del CISA

“Noi dobbiamo ringraziare i volontari, perché se non ci fossero loro potremmo quasi chiudere baracca e burattini e andare a casa - dice Corrù - dal 2018 i fondi che ci vengono erogati sono sempre gli stessi, peccato che l’inflazione degli ultimi anni pesi e anche l’aumento del costo del carburante. Non è un caso che abbiamo già dovuto rinunciare a un mezzo di trasporto per i ragazzi disabili”. 

E certo, perché se c’è inflazione e aumenta il costo del carburante, ma i fondi che vengon erogati sono sempre gli stessi, che scelta rimane? Semplice, tagliare i servizi. È una cosa che a malincuore prima o poi dovremmo fare. Però anche lì, da dove cominci? Dagli anziani? Dalle persone con disabilità perché non possiamo più comprare le carrozzine? Da quelle sole? Io spero davvero che la Regione riveda il metodo dei trasferimenti e torni ad essere un ente propulsore per la sanità, perché se no la situazione diventa davvero complicata” aggiunge il presidente del CISA. 

Non è un caso che tutto ciò che è stato detto durante la serata, poi, trovi un corrispettivo nelle realtà “più piccole”, da cui tutto comincia: i comuni. 

Ettore Mantelli, sindaco di San Raffaele Cimena

“Fino a due anni fa qui avevamo due medici di base, che poi sono andati in pensione - afferma il sindaco locale Ettore Mantelli - io ho notato l’enorme difficoltà che abbiamo fatto per trovare qualcuno che li sostituisse. Ultima vicenda fra tutte, quella della vicina Gassino, dove è rimasto solo più un pediatra. Per abbassare i costi non si fanno concorsi e non si assume, puntando tutto sulle infrastrutture. Bisogna fare attenzione però: andando avanti così si rischia di costruire una serie di “scatole vuote”, senza nessuno da metterci dentro”. A confermare la situazione, anche il primo cittadino di Gassino Paolo Cugini

Una serata, quella di lunedì, sicuramente interessante, che non solo ha messo in evidenza le criticità del sistema sanitario italiano, ma ha anche cercato di proporre una soluzione, con la raccolta firme targata PD. Riuscirà l’iniziativa dei “dem” a invertire questa tendenza e far capire a Cirio e compagni che il modello lombardo e la sanità  privata stanno privando i piemontesi di un diritto garantito dalla Costituzione? Al momento, è presto per dirlo ma intanto, chi volesse apporre la propria firma per questa battaglia, può farlo andando sul sito www.stoplisteattesa.it o inquadrando il QR code presente sulle locandine promozionali.

Sempre meno medici. Come si è arrivati a questo punto? Lo spiega Libero Tubino, primario di otorinolaringoiatria

Era seduto in platea tra gli spettatori e lo hanno fatto alzare per porgli qualche domanda. Chi meglio di lui poteva rispondere? Stiamo parlando di Libero Tubino, primario di otorinolaringoiatria all’ospedale di Chivasso

Libero Tubino, primario di otorinolaringoiatria all'ospedale di Chivasso 

È vero che nel pubblico non funziona proprio nulla? “In realtà la sanità italiana è la seconda al mondo, dopo quella francese - dice Tubino - il pronto soccorso è il punto critico di ogni ospedale. Se non ci sono i medici di base a fare da filtro, il meccanismo si inceppa. Il problema è il flusso. In ospedale arriva di tutto. Negli ultimi anni le denunce nei confronti dei medici sono aumentate del 300%. Quindi quando arriva qualcuno al pronto soccorso con un semplice mal di testa (dato che per una visita nel pubblico dovrebbe aspettare mesi), per non avere problemi, i dottori gli fanno fare la risonanza, l’ecodoppler, la TAC e alla fine magari queste persone non hanno nulla. Ma tutto questo processo è costato migliaia di euro. Se ci si mette anche il fatto che i medici non sono ben pagati si capisce perché la professione declina. Un po’ gli stipendi bassi, un po’ che sono mal tutelati a livello giuridico e un po’ la spesa per gli ospedali che aumenta sempre di più. Unendo tutti questi fattori si capisce perché siamo arrivati a questi punto. Se lo Stato non fa nulla, però, andando avanti così la sanità pubblica affonda”. 

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