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Ivrea

Bocconi avvelenati nel prato. L'assessora e i vigili urbani indagano. Caccia al killer

Tra via Lago San Michele e via dei chiodi

Bocconi avvelenati nel prato. L'assessora e i vigili urbani indagano

Un cartello con su scritto: "Bocconi avvelenati nel prato!". E poi insulti all'indirizzo dell'autore del gesto.

E' comparso nei pressi del prato situato tra via lago San Michele e via dei chiodi.

E si poteva far finta di niente. Ricatalogare il gesto tra le classiche "beghe" fra vicini di casa. Insomma: fottersene!

Lei no! L'assessora Gabriella Colosso, con delega agli animali, appena lo ha saputo non ci ha pensato un attimo. S'è messa alla testa di due vigili urbani  e s'è recata sul posto per controllare di persona. E' successo giovedì scorso subito dopo una riunione di giunta.

"Dove vai?". "Vado a caccia!" ha più o meno sentenziato. 

Giunta sul posto, come prima azione, Colosso ha fatto rimuovere tutti i cartelli, non prima di aver chiesto informazioni sull'accaduto ad alcuni residenti, seduti su una panchina.

"Quello dei bocconi avvelenati è un fenomeno che dobbiamo estirpare - ha più o meno sottolineato nei giorni successivi l'assessore - Ma non si devono usare toni di questo genere...".

Obiettivo dichiarato della "missione", cominciata più o meno alle 17 e conclusasi tre ore dopo: trovare i proprietari o il proprietario dei cani e farsi raccontare per filo e per segno come sono andati i fatti.

Come? Suonando e chiedendo informazioni a tutti i citofoni.

"Buonasera, signora, mi scusi se la disturbo. Sono l'assessora Colosso... Posso chiederle una cosa..."...

E dove non si è trovato nessuno in casa, i vigili han lasciato un messaggio con preghiera, a chi avesse qualche informazione, di rivolgersi direttamente a loro. Peraltro - bene aggiungerlo - in questi giorni i vigili ha intensificato i controlli in tutta la zona con perlustrazioni molto scrupolose.

"Cosa avrei detto a chi ha scritto quel volantino? -  ci dice - Di non usare quel linguaggio. E ancora... Che esiste una procedura molto chiara quando capitano cose come queste. Si va dal veterinario che fa una denuncia all'Asl e, da qui in avanti, partono i controlli della polizia locale...Denunciare con questi cartelli non è civile. Insomma esistono gli uffici competenti, proviamo a usarli...".

E da qualche settimana, aggiungiamo noi, c'è pure un assessore che se ne occupa...

Sui social

A mettere in guardia i possessori di cani sui social, con un post su Facebook, ci ha pensato Letizia Paonessa. Il post è stato ripreso da decine di cittadini.

Il problema

Il fenomeno degli avvelenamenti è un problema di sanità e incolumità pubblica in quanto, oltre a rappresentare un rischio per gli animali domestici e selvatici,  comprese le specie in via d’estinzione, costituisce un grave pericolo per l’ambiente e per l’uomo, in particolare per le categorie più a rischio quali i bambini.
Spesso la disseminazione incontrollata di esche e sostanze tossiche è utilizzata, soprattutto in alcune aree del Paese e in alcuni periodi dell’anno, come strumento doloso per uccidere animali vaganti.

Contrasto all'uso di esche e bocconi

Il Ministero della salute, fin dall’emanazione della prima ordinanza nel 2008, ha indicato un percorso per contrastare il fenomeno, definendo anche la tempistica di ciascuna azione.
L’ordinanza, prorogata e modificata negli anni, oltre a prevedere l’esplicito divieto di preparare e abbandonare esche e bocconi avvelenati o contenenti sostanze tossiche, individua, infatti, obblighi e compiti per tutti gli attori coinvolti (proprietario dell’animale deceduto, medici veterinari libero professionisti, Sindaco, Servizi veterinari delle ASL territorialmente competenti, Istituti zooprofilattici sperimentali) affinché vengano messe in atto tutte le misure previste. Purtroppo però negli anni si è riscontrata una difformità di applicazione e in alcuni casi la totale disapplicazione della norma (es. gli interventi non sempre sono immediati e le tempistiche non sempre rispettate, ecc.).

Nel 2019 è stata emanata una nuova ordinanza, prorogata negli anni successivi, che prevede nuove procedure informatizzate di comunicazione.
In tal modo si garantisce un rapido inserimento dei dati, resi immediatamente disponibili per il monitoraggio del fenomeno e la possibilità di verificare la corretta applicazione delle procedure operative conseguenti alla conferma dei casi di avvelenamento.

Avvelenare animali o disseminare bocconi avvelenati implica 4 reati:

L’articolo 727 del Codice Penale sul maltrattamento degli animali prevede : una ammenda da 1000 a 5000 euro per chi uccide animali con veleno condannandoli ad atroci sofferenze.
L’articolo 30 lettera H, e 21 lettera U della L. 157/ ’92 sulla caccia prevede:il divieto di uso di bocconi avvelenati punendo l’uso con ammenda di 1500 euro.
L’articolo 638 prevede la reclusione fino a 1 anno per uccisione o danneggiamento di animali altrui.
L’articolo 440 del Codice Penale sanziona chi avvelena sostanze destinate all’alimentazione con la reclusione da 3 a 10 anni.



Consulta:

  • Ordinanza 12 luglio 2019 - Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati
    (G.U. Serie Generale, n. 196 del 22 agosto 2019)
  • Ordinanza 27 luglio 2021. - Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati.
    (G.U. Serie Generale, n. 201 del 23 agosto 2021)
  • Ordinanza 8 agosto 2022  - Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati. (22A04997)
    (G.U. Serie Generale , n. 207 del 05 settembre 2022)
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