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Ivrea

Chiantore, Dal Santo e Colosso entrano in carcere

Hanno conosciuto la nuova direttrice

Chiantore, Dal Santo e Colosso entrano in carcere

"D'inverno lì dentro fa freddo e d'estate si muore dal caldo. Le finestre con le grate non sono a doppi vetri, sono in plexiglass con stracci tutt'intorno per fermare gli spifferi. La videosorveglianza non c'era ma la stanno mettendo. Da anni si chiede la risistemazione del campo dal calcio, ma alle parole non sono mai seguiti dei fatti concreti. S'aggiunge il sovraffollamento che è duro da sopportare, come solo può essere il contatto ravvicinato, l'assenza di aria...".

Più o meno così, nel dicembre dello scorso anno, il garante dei detenuti Raffaele Orso Giacone durante l'annuale "fredda" relazione al consiglio comunale. Ed era tutto lì dentro. I sentimenti, il vissuto, le persone incontrate e i loro problemi. Raccontarli è cosa ben diversa dall'ascoltarli.

Il racconto viaggia un po' con la pancia e un po' con la testa. Il racconto è divagazione, è dare un senso alle parole usando il timbro della voce. Gli alti, i bassi, i silenzi. Le parole seguono i movimenti del volto e delle mani e per chi le ascolta anche una smorfia, gli occhi lucidi, i sudori avranno un significato. 

Dalla sua nomina a quel giorno Raffaele Orso Giacone era entrato in carcere almeno una cinquantina di volte, incontrando e stringendo la mano a più di 300 detenuti. 

"Sono andato ovunque, senza scorta -  aveva sottolineato - Non ho mai avuto problemi o paura. Tutto sommato credo di essere stato accettato...".

Giacone si è occupato delle carte d'identità e dei documenti scaduti cercando di facilitare l'accesso all'anagrafe. Un paio di volte si è interessato a cercare un domicilio a chi usciva dal carcere e non ne aveva uno. Tutti i giorni ha ascoltato le lamentele di chi avrebbe bisogno di cure mediche ma nessuno, fino a quel momento lì, se n'era curato a sufficienza.

"Non tanto per la cattiva volontà degli operatori - aveva precisato - E' Molto difficile avere appuntamenti o farmaci adeguati. Capita spesso che quando in tanti hanno l'influenza manca la tachipirina...".

Il medico della cooperativa, presente 24 ore su 24, non ha la possibilità di prescrivere visite mediche o esami.

Le fa il medico dell'Asl To4 che viene di tanto in tanto e quando finalmente quel foglietto ce l'hai non è ancora finita. Occorre poi organizzare gli spostamenti. Ci vuole una scorta per l'accompagnamento del detenuto nelle strutture accreditate e non sempre è a disposizione. 

Altro problema sono i denti.

"I detenuti si portano dietro delle pessime storie dentistiche - aveva spiegato - Sono stranieri, ex tossici, soprattutto poveri. I denti non se li curano. In carcere arriva un dentista, pagato dall’Asl per toglierli ma non per curarli. I volontari sono riusciti a mettere a disposizione un dentista e un odontotecnico e quest'anno sono state regalate una decina di protesi. Per li prossimo anno ci sono 17 domande ma mancano i soldi..." 

Parole tante parole che però, ad un certo punto, in quella sala del consiglio, sembrava stessero girando a vuoto, come tante fastidiosissime zanzare. Eppure erano "parole dure", parole che entravano nella testa e qualcuna anche nel cuore.

Diciamo che il "carcere" e i detenuti di Ivrea non erano nelle corde di quell'Amministrazione comunale sbilanciata a centrodestra, filo leghista o filo qualche cosa di altro che ancora oggi bene non si è capito...

Con il ritorno del centrosinistra  è cambiato tutto e la scorsa settimana c'è già stata una visita. Accompagnati dal garante, il sindaco e le assessore Gabriella Colosso e Patrizia Dal Santo hanno conosciuto  e parlato con la nuova direttrice Antonella Giordano.

Colosso e Dal Santo dicono di avere in mente tante cose. Per intanto vogliono tornare a far vivere il GOL (Gruppo operativo Locale) lasciato lì a bagnomaria per troppo tempo. Una cabina di regia con le associazioni, con i comuni limitrofi e con tutti coloro che vorranno impegnarsi su questo fronte.

Dicono anche di voler tornare a considerare il carcere "un quartiere di Ivrea". Sembra una frase fatta se non la si riempie di significato. Per questo lavoreranno a dei veri e propri progetti di pubblica utilità, coscienti tutti che, con un'adeguata formazione ed un reinserimento nella società, la recidiva può scendere dal 70% (questa è la media in italia) al 2%.

Che poi sono sempre stati gli obiettivi di Giacone: portare più città all'interno del carcere. 

"All’uscita il reinserimento è difficile - aveva alzato le mani Giacone quella sera (sembra sia passata un'eternità) in consiglio quasi in segno di arresa - Casa, lavoro e assistenza sociale: sono questi i veri problemi di chi torna in libertà...".

Il cambio di passo era nell'aria. Tante le iniziative portate avanti in questi mesi dalle Officine del terzo settore e dall'Associazione Tino Beiletti. E parliamo della serata con Ilaria Cucchi ma anche con Agnese Moro e l'ex brigatista Adriana Faranda sulla "giustizia riparativa" (300/350 persone all'Auditorium Mozart). 
 

Tra i problemi da affrontare seriamente, da un punto di vista sociologico, anche le inchieste e su questo fronte il garante si è allineato e ha portato avanti tutto il lavoro cominciato dai predecessori, costituendosi parte lesa con l'avvocato Rossetti.

"Come garante io sto con chi patisce, ma in questi mesi non sono stato testimone di violenze - aveva messo le mani avanti - Sono presente una volta la settimana e se uno fa del male a un altro lo fa quando nessuno lo vede...".

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