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Il caso

Dopo il Giro d'Italia son tutti arrabbiati: "non faceva così brutto, dovevano correre lo stesso"

Non ce n'è uno contento, tra spettatori, cittadini e sindaci della zona

La "partenza" dei ciclisti da Borgofranco

La "partenza" dei ciclisti da Borgofranco

Insomma per la partenza della tredicesima del Giro d’Italia c’è stato quasi tutto: il concerto, la premiazione dei bambini, i negozi addobbati e la serata in rosa. Sì diciamo “quasi” perché è mancata la cosa più importante: la gara vera e propria. 

I ciclisti sono arrivati a Borgofranco sotto la pioggia e poco prima dell’avvio della gara è stata data la comunicazione che nessuno voleva sentire: la partenza è annullata per via del maltempo, la corsa comincerà effettivamente in Svizzera, a Le Châble, per concludersi a Crans Montana. Dovevano essere percorsi 208 km e in sostanza ne hanno fatti 80, di cui nessuno in Canavese. 

I corridori, in pratica, hanno fatto una mini-sfilata per le vie di Borgofranco, e poi si sono diretti ai pullman, dove biciclette e  atleti sono stati caricati sui bus per dirigersi in Svizzera, luogo dove la gara è effettivamente cominciata. 

Alcuni spettatori sotto la pioggia

Pare, tuttavia, che le condizioni climatiche di fatto non fossero così avverse e che la decisione di accorciare la tappa sia stata presa dal sindacato, su richiesta di alcuni ciclisti che non se la sentivano di correre dato il meteo

Tre, due, uno.. e vai di polemica. A lanciare il primo e più pesante sasso è stato uno che di ciclismo se ne intende: Davide Cassani, ex ciclista, commentatore televisivo e commissario tecnico della nazionale italiana maschile élite di ciclismo su strada. Oggi abbiamo fatto tutti una brutta figura. I corridori hanno deciso di saltare la prima parte della tappa per il maltempo. Vero, alla partenza pioveva ma non faceva freddo così come non c’erano basse temperature ai 2100 metri di Croix de Coeur. Il sindacato dei corridori ha deciso questo ma credo che la scelta sia stata sbagliata - scrive tramite il suo profilo social - Esiste un sindacato italiano presieduto da Cristian Salvato e ce n’è uno internazionale che da quest’anno fa capo ad Adam Hansen. Io penso che, sia Salvato che Hansen, dovrebbero non essere dei portavoce ma indicare la linea. Alla partenza c’erano 12 gradi, in cima alla salita ben 10 e in Svizzera neanche pioveva. In queste condizioni si doveva correre perché il meteo lo permetteva. Se accorciamo corse con un tempo come quello di oggi bisognerebbe annullare il 30% delle gare. Di questo passo ci saranno sempre meno tifosi perché oggi, giustamente, si sono sentiti traditi. Giusto segnalare che al traguardo erano tanti i corridori arrabbiati e credo che il motivo fosse legato alla loro contrarietà nell’ accorciare la tappa. Ho sempre ammirato i ciclisti per quello che riescono a fare e per questo li ho sempre definiti Eroi. Oggi di eroico non c’è stato nulla”. 

Davide Cassani

Dure, le parole anche di molti spettatori: “purtroppo è stato un Giro d’Italia preso a “schiaffi”. La sfortuna del maltempo conta solo per una minima parte, tutto il resto è frutto di decisioni malsane, manie di protagonismo e mancanza di autocritica. Il ciclismo è sempre stato lo sport dove la prestazione fisica, unita ad una sana dose di follia, hanno creato l’autenticità di gesti atletici che sono diventati epici” dice Federico e Franco rincara: “vorrei vedere cosa avrebbero fatto questi signori se fossero stati dipendenti. In fabbrica si lavora lo stesso, anche se fa freddo”; con Gigi che aggiunge: “facciamola breve: se il ciclismo si ferma di fronte a giornate del genere è uno sport finito, e lo dico con dolore”. E tra i tanti pareri, c’è anche chi arriva a dire: “le tappe di una volta non esistono più, il ciclismo non è uno sport da fighette”.

Federico, Franco, Gigi, Vincenzo e Giuseppe: potremo continuare all’infinito. Diversi nomi ma una sola voce, quella di persone accomunato da un unico sentimento, la delusione.

La reazione dei sindaci della zona: "una delusione, atteggiamento irrispettoso"

Ciliegina sulla torta di una partenza da dimenticare, la comunicazione con gli altri comuni della zona in cui avrebbe dovuto passare il Giro. 

I corridori, di fatto, dopo la sfilata si sono recati a Quincinetto, con tanto di bus pieni, 5 macchine per squadra e ammiraglie che hanno intasato il paese prima di imboccare l’autostrada. Il percorso ufficiale, tuttavia, avrebbe previsto il passaggio da Carema e Settimo Vittone, per poi tirare dritti verso Val d’Aosta e Svizzera. I due comuni limitrofi si erano preparati, avevano chiuso le strade e fatto andare i bambini delle scuole ad aspettare i ciclisti. Risultato? Gli atleti non sono passati e la comunicazione dell’annullamento è giunta ai centri operativi solo molto tempo dopo la decisione di sospendere la partenza da Borgofranco

Flavio Vairos, sindaco di Carema

Il commento di Flavio Vairos, sindaco di Carema, è arrivato subito: “non è mia intenzione fare una polemica gratuita - spiega - ma Carema era parte del palcoscenico di passaggio: siamo in una zona piena di attività produttive e bloccare il paese per 3 ore, senza ricevere comunicazioni o sapere cosa fare, è un danno. Non siamo stati avvisati del fatto che avessero cambiato idea: è anche una questione di rispetto per chi ha lavorato alla preparazione dell’arrivo dei ciclisti”

Sabrina Noro, sindaca di Settimo Vittone

A rincarare la dose anche Sabrina Noro, prima cittadina di Settimo Vittone: “sicuramente chiederemo spiegazioni, soprattutto alla luce di alcune dichiarazioni attribuite ad Adam Hansen,  secondo le quali la decisione di accorciare la tappa sembra essere stata presa nella sera del 18 maggio. Le spiegazioni sono dovute, nel rispetto di tutti i volontari che hanno presidiato la viabilità inutilmente dalle ore 8.30 senza alcuna informazione, e di tutte le attività che hanno subìto disagio per la chiusura dell’unica  viabilità presente nei nostri comuni. È lecito pensare che eventi avversi possano condizionare una gara ciclistica, ma considerate le persone che necessariamente occorre mobilitare, è inaccettabile che non siano arrivate comunicazioni ufficiali sulla decisione di annullare la partenza”. 

Più morbido, invece, il sindaco di Quincinetto Angelo Canale Clapetto, che commenta: “in paese da noi, quando sono arrivati per prendere l’autostrada, hanno intasato tutto. Questa tappa comunque è passata allo storia per essere la più corta: da Borgofranco a Quincinetto, e poi via in Svizzera”

Le azioni dei sindaci, adesso, non si fermeranno qui: dalle amministrazioni di Carema e Settimo Vittone, nei prossimi giorni, partirà una lettera indirizzata alla prefettura di Torino (la stessa cosa hanno fatto i comuni della Valle d’Aosta con il loro Prefetto di riferimento) per domandare chiarimenti, sperando che buchi del genere nell’organizzazione di un evento a carattere nazionale non si ripetano.

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