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L'esponente di Fratelli d'Italia: "I giovani? Non vogliono fare sacrifici"

È guerra generazionale...

L'esponente di Fratelli d'Italia: "I giovani? Non vogliono fare sacrifici"

Il post dell'assessore Di Bella

Ed eccolo qui il paternalismo degli anziani che vuole spiegare ai giovani come vivere, cosa fare, come farlo. Tutto ciò, naturalmente, senza sapere una beata mazza dei giovani, dei loro stipendi (da fame) e della condizione dei giovani in generale.

Una nuova frontiera di questa strampalata ideologia ce l'ha fornita, venerdì mattina, l'assessore di Fratelli d'Italia, Giuseppe Di Bella, del Comune di Venaria. Su Facebook si è lasciato andare così: "Nessuno è più disposto a fare sacrifici, tutto comodo e a costo zero. Partivo alle 5 per essere a scuola, all’Archimede di Catania alle 8".

Il riferimento è alle numerose proteste che, in questi giorni, hanno messo in campo gli universitari contro il caro affitti.

L'assessore Giuseppe Di Bella

Eccolo qui, dunque, il pensiero illuminato del "vecchio" che ci racconta che ai suoi tempi si facevano i sacrifici veri, ai suoi tempi ci si svegliava presto, ai suoi tempi questo, ai suoi tempi quest'altro e che poi, alla fine, i giovani di oggi sono sostanzialmente dei fancazzisti. 

La solita retorica paternalista che racconta anche come lavorare gratis, alla fine, sia sostanzialmente giusto: "Un modo per farsi le ossa"... no?

Quando Di Bella era adolescente, poi, magari i giovani venivano anche un po' umiliati, no? Perché come ha detto il Ministro dell'Istruzione, Valditara, alla fine un po' di umiliazione fa bene, giusto?

Ci serve disciplina, no?

Che poi, Di Bella non è uno scienziato ma uno che fa l'assessore a Venaria e non riesce neanche a far riparare le buche delle strade, beh, ci sarebbe da ridere... Ma continuiamo nell'analisi di questo fenomeno: gli anziani che spiegano ai giovani come vivere. Tutto ciò in un paese che se ne fotte dei giovani e che, con tutti i partiti (compreso quello sostenuto da Di Bella, Fratelli d'Italia), mette come prima priorità non i giovani ma sempre e comunque gli anziani e gli aumenti delle pensioni (a spese dei giovani).

Ci troviamo davanti ai soliti luoghi comuni: gli "anziani" vivono in un mondo dove i giovani non esistono. La solita storia, il solito dibattito sulle proteste. È come avere un amico che si inserisce in ogni conversazione dicendo: "Ah, ma sai che anche io ho vissuto la stessa cosa?".
Ma è ovvio: non riescono a vedere la realtà se non partendo dalla loro prospettiva egocentrica. I "grandi" si sono scatenati, dunque, con una serie infinita di cliché: "Vogliono una casa in centro, perché non vanno a vivere in periferia?" "Ma come faceva mio nonno a sopravvivere con le scarpe di cartone?".

Questo atteggiamento è completamente fuori bersaglio. In un paese che invecchia sempre di più, però, è normale che i giovani perdano popolarità. E poi c'è chi dice che fare il pendolare non è male...

Certo, è possibile, non bisogna per forza vivere a Milano per studiare lì. Ma chi parla di vivere in periferia non ha idea di cosa significhi fare il pendolare in Lombardia, ad esempio. La qualità dei treni di Trenord è penosa. Chi su Twitter sprona gli studenti che protestano sotto le tende a smetterla di lamentarsi e a prendere un treno, semplicemente non ha mai preso un Trenord. Il problema è che spesso a Milano non ci si arriva proprio. Da anni, migliaia di studenti e lavoratori segnalano problemi e disservizi. I treni sono sporchi, in ritardo, si viaggia in piedi, si è costretti a sedersi sulle scale. E parliamo della regione più urbanizzata del paese, con la rete ferroviaria più fitta d'Italia. Dietro a tutto questo dibattito sugli affitti si nasconde un problema ancora più grande: gli affitti sono aumentati, ma gli stipendi no. È diventato assurdamente complicato sopravvivere in questo paese.

La prima pagina di Libero di giovedì


 

A spiegare meglio la questione, su Twitter, ci ha provato, ieri, il giornalista Stefano Menichini.

"Vedo tanta ironia - scrive - sul tema delle case per gli studenti. Secondo me, è mal posta. Qui in ballo non c’è solo un tema di diritto allo studio e sostegno agli studenti che ne hanno bisogno (che già sarebbe molto). È anche una questione di uso delle città, di cosa vogliamo farne. Abbiamo i centri storici, e ormai anche i quartieri semicentrali, pieni di B&B i cui prezzi alterano il mercato. Abbiamo una popolazione sempre più anziana. Abbiamo collegamenti fra centro e periferia spesso poco efficienti e comunque congestionati. E abbiamo anche un problema antico di ritardo per i giovani italiani nell’uscire dall’ambito famigliare e costruirsi vite autonome. Spesso, molto spesso, per necessità e non per libera scelta: se sono “sdraiati”, noi di sicuro li aiutiamo molto a rimanere sdraiati. Per questi motivi io penso che rispondere ai giovani “arrangiatevi” sia sbagliato e ingiusto verso la maggioranza di loro, ma sia anche miope verso gli interessi generali. Perché serve a noi, oltre che a loro, che i giovani possano pienamente vivere la città… … e possano darle energia e vivacità, trasformarla con la propria presenza e con i propri stili di vita invece di rimanere ai margini, essere obbligati a difficili trasferimenti (che gravano sulla mobilità) e vedere sminuita la loro voglia di stare nel centro delle cose”. 



Da chi governa le nostre città, dunque, ci si aspetterebbe una soluzione, un ragionamento e non un "rutto" come quello dell'assessore Di Bella. Anche perché, capiamoci, se i giovani d'oggi non viaggiano più con la valigia di cartone e stanno meglio dei nostri nonni è un problema? Di Bella vorrebbe ridare a tutti la valigia di cartone? Ce lo dica...

 

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